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Giochi di Morte (The Blood of Heroes)

Vedendo serie televisive come Ken il Guerriero e film come Mad Max oltre la sfera del tuono, mi sorgeva spontanea una domanda “in uno scenario post-atomico, ai sopravvissuti non restava altro che combattere per sopravvivere? Non avevano anche la possibilità di svagarsi?”, e pensando, pensando e ripensando, mi è venuto in mente un vecchio film che poteva rispondere a questa mia domanda, il film in questione si intitola The Blood of Heroes uscito in Italia nelle sale cinematografiche col titolo di Giochi di Morte. Uscito nel 1990 diretto da David Webb Peoples, che ha curato anche la sceneggiatura su un suo soggetto, tra gli interpreti vi sono Rutger Hauer, famoso per aver interpretato il sintetico in Blade Runner e altre pellicole come Detective Stone e Lady Hawk, Joan Chen, e Vincent D’Onofrio, famoso per aver interpretato vari film come Full Metal Jacket, i Magnifici 7, Jurassic World e serie televisive come Criminal Intent. Il film è ambientato in un futuro molto lontano, in un mondo completamente devastato e ridotto a un immenso deserto, ma invece di esserci bande di predoni ed eroi solitari come protagonisti, il tutto ruota intorno a un Gioco della cui origine si è persa ogni traccia, ma che sembra essere l’unico momento di svago tra i vari villaggi e città sotterranee più organizzate e più ricche.

Due squadre composte da 5 giocatori si affrontano su un campo di gioco circolare, alle due estremità vi sono due paletti: per vincere bisogna infilare sul paletto il teschio di un cane. Il giocatore che cerca di recuperare il teschio e di infilarlo nel paletto si chiama Quick e viene protetto dagli altri giocatori, armati di spranghe o di catene, il tempo di gioco viene scandito lanciando delle pietre contro una lastra di metallo, vengono lanciate 100 pietre per ogni frazione di gioco per un totale di 2 frazioni, la prima squadra che infila il teschio sul paletto vince la gara, ogni mezzo e lecito, in certi casi i giocatori possono anche perdere l’uso delle articolazioni e anche la vita. Alla fine della partita, cessano le ostilità e si fa festa rendendo tutti gli onori ai vincitori. Squadre di giocatori erranti vagano di villaggio in villaggio, affrontando le squadre locali, per ottenere in caso di vittoria, non solo cibo o altra tipologia di bene come premio, ma anche il teschio, utilizzato come sorta di punteggio che potrebbe prima o poi consentirgli di poter partecipare a una sfida per entrare nella Lega, una sorta di campionato, composto dai migliori giocatori, che si svolge presso le città sotterranee, molto più grandi e organizzate dei villaggi di superficie.

Siamo sulla Terra, in un futuro remoto, dopo quelli che sembrano i resti di una guerra atomica della cui storia si è persa ogni traccia, ogni segno dell’antica civiltà precedente è oramai scomparso, l’unica cosa che sembra rimasta di quell’antico periodo, sono le grandi città sotterranee, e le regole del Gioco, un incontro tra due squadre che appassiona la gente e che per un breve momento sembra fare dimenticare la dura vita che incombe sugli abitanti dei villaggi di superficie, anche le regole del Gioco si sono perse nel tempo, tant’è che nessuno sa quando venne inventato e chi creò le regole e se mai avesse avuto un nome. In un remoto villaggio, si avvicinano degli stranieri, che, dopo essere stati accolti con diffidenza, si presentano come Giocatori e la loro squadra si chiama Jugger e il loro capitano si fa chiamare Sharko. Appena saputo ciò gli anziani del villaggio organizzano subito una partita che per i nuovi venuti, è molto più impegnativa di quello che sembra, infatti i locali sono più bravi del previsto, tanto che un membro della squadra dei Jagger subisce un grave infortunio, ma, nonostante tutto, l’esperienza dei Jugger ha la meglio e riescono a infilare il teschio nel paletto vincendo la partita. Come consuetudine dopo la consegna del premio alla squadra vincitrice, viene organizzata una grande festa; il giorno dopo, finiti i festeggiamenti i Jugger si rimettono in viaggio per giocare un’altra partita. Affascinata da Sharko, Kidda, la Quick del villaggio, decide di seguire di nascosto la squadra dei Jugger per unirsi a loro. In un primo momento Sharko si rifiuta di prendere Kidda in quanto, anche se abile, la considera troppo giovane e inesperta; però l’infortunio subito da Cowboy, il Quick dei Jugger, è più grave del previsto: rimane infatti immobilizzato e quindi non può più, oltre che giocare, far parte dei Jugger. Sharko decide così di prendere Kidda come Quick considerandola in “prova”, finché non farà vedere il suo valore. L’occasione per dimostrare la sua bravura giunge a breve, infatti, dopo pochi giorni, giungono in un altro villaggio, e qui viene organizzata come di consueto una nuova sfida, dopo un incontro duro e sfiancante, i Jugger ottengono la vittoria grazie a Kidda, che diventa membro effettivo della squadra come nuovo Quick. Da quel momento in avanti le vittorie per i Jugger aumentano, accrescendo di villaggio in villaggio la fama della squadra dei Jugger come “imbattibile”. Nel frattempo, Kidda scopre che Sharko faceva parte della Lega, un campionato formato dalle squadre delle città sotterranee, dove solo i migliori giocatori sono ammessi, infatti in gioventù Sharko era tra i più famosi giocatori della Lega. Caduto in disgrazia venne però condannato all’esilio. Convinto da Kidda e da Gar, Sharko decide di ritornare alla “Città Rossa” per sfidare la loro squadra e provare la loro abilità. Nonostante il parere contrario di Cimber e di Mbulu che considerano la faccenda un rischio inutile, la squadra si dirige verso nord in direzione della “Città Rossa”. Durante il viaggio continuano a sfidare tutte le squadre che incontrano, per accumulare “punti” grazie ai crani vinti. Giunti a destinazione, Sharko insieme al resto della squadra, vanno dai responsabili della Lega e lanciano la sfida a Gonzo il capitano della squadra Rossa. Nonostante il nome di Sharko sia ancora infangato nella Lega, la fama e il numero di teschi/punti dei Jugger, li convincono ad accettare la sfida. Arriva il momento della sfida e non c’è più tempo per i ripensamenti, appena entrati nell’arena di gioco i Jugger rimangono sbalorditi e intimiditi, infatti abituati ai campi da gioco in superficie segnati sulla sabbia del deserto, si ritrovano in un immenso anfiteatro. Il loro stupore è di breve durata, infatti gli spalti invece di essere pieni di tifosi, sono quasi vuoti: la gente e i membri della squadra della “Città Rossa” considerano queste sfide come dei semplici allenamenti privi di emozioni e di divertimento. Dopo un inizio di gioco apparentemente a favore della squadra di casa, i Jugger contro ogni previsione riescono a resistere ai brutali attacchi e alle strategie della squadra Rossa facendo “muro” e impedendo agli avversari di mettere a segno il punto vincente, finisce così la prima frazione di gioco. Nel frattempo, l’arena si riempie di gente di ogni classe, sia residenti che visitatori, compresi i mercanti che per l’occasione hanno chiuso le loro “botteghe” per assistere all’incontro. Infatti è da tempo immemore che una squadra “esterna” resiste a una squadra della Lega per un’intera frazione di gioco. Gli animi si scaldano e gli spettatori iniziano un tifo sfrenato per entrambe le squadre, anche se la maggior parte dei cori sono a favore dei Jugger. Galvanizzati dal favore del pubblico, Kidda, Sharko, Mbulu, Gar e Ghandi, il tesoriere e allenatore della squadra, che ha sostituito Cimber, infortunata nella prima frazione, ritrovano il coraggio e le forze per affrontare la Squadra Rossa, fresca di riserve. Inizia la così la seconda frazione di gioco. Rinvigoriti i Jugger in breve tempo riescono ad avere la supremazia di gioco sulla squadra della Lega, e, dopo averli messi a tappeto, Kidda, su suggerimento di Sharko, prende possesso del Teschio e camminando lentamente si avvia verso il paletto e riesce a vincere, acclamata dalle urla e dagli applausi del pubblico, entusiasta dello spettacolo. Finita la partita e i festeggiamenti, arriva il momento degli addii, infatti l’allenatore della Squadra Rossa, impressionato dal loro modo di giocare, ingaggia Kidda, Mbulu e Gar, invece Cimber e Ghandi decidono di stare con Sharko e continuare la loro vita di giocatori erranti.

Film che esce dai soliti stereotipi dei film post-atomici, perché, anche se ambientato in un periodo dove ogni giorno può essere l’ultimo, in cui vige la legge del più forte, dove la lotta per la supremazia del territorio o per difendere la propria vita la fa da padrone, in “Giochi di Morte”, anche se la tematica della violenza è sempre presente viene inserita in un altro contesto: i combattimenti hanno lo scopo di “intrattenimento”. Come i gladiatori dell’Antica Roma, allietavano il pubblico con i loro duelli, qui i giocatori si prendono a colpi di spranga, catene, pugni, calci, morsi e altro, il tutto pur di vincere la partita e nel frattempo divertire il pubblico. Anche se devastato, questo mondo con questo Gioco, dà una piccola speranza di ottimismo per il futuro: dopotutto cosa c’è di più bello che vedere una partita del tuo sport preferito e dimenticarti del lavoro o della scuola per un breve lasso di tempo? Se poi vince la tua squadra il divertimento è ancora meglio, il tifo non ha tempo passato presente e futuro!

Alla prossima

by Marco “Talparius” Lupani

Marco Giovanni Lupani

Marco Giovanni Lupani

grande appassionato di cinema di fantascienza, fantasy, horror e Trash. Interessato anche ai fumetti di ogni genere dai comics ai manga a quelli d'autore. Cosplayer della vecchia guardia dagli anni 90
intrigato da ogni cosa che possa stimolare la sua curiosità

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