Ricordo di essermi avvicinato per la prima volta ai giochi cooperativi negli anni ’90, ma i cosiddetti giochi “Co-op” hanno una storia molto più lunga, iniziata nelle sale giochi e proseguita nelle case su Commodore e Atari d’epoca prima di sbarcare su PC e console moderni.
C’erano una volta i doppi al tennis di Pong (1972), i beat ‘em up come Double Dragon (1987) e Streets of Rage (1991), gli action/platformer a scorrimento con le Tartarughe Ninja, Mario e Luigi, Sonic e Tails. Poi la formula ha cominciato a sconfinare nel fantasy degli RPG, negli sparatutto e perfino negli strategici RTS.
Personalmente ho sempre avuto un debole per questo genere di giochi; si tratta di un bel modo di passare il tempo con gli amici, di fare nuovi amici, o comunque di trascorrere qualche ora piacevole in compagnia. Mentre una volta bisognava essere vicini per giocare insieme, l’arrivo prorompente di Internet ha rivoluzionato anche il panorama del gaming cooperativo.
Nei Co-op è il programma, o una IA più o meno dinamica, a porre la sfida. I giocatori saranno messi davanti a un impegnativo, divertente percorso a ostacoli: può trattarsi di ‘bot’ programmati per imitare giocatori umani come in Unreal Tournament (1999), mostri fantasy, alieni, maestri di arti marziali o abilissimi atleti avversari. Ricordo le volte in cui l’IA di Stacraft (1998) e Age of Empires II (1999) ha umiliato la mia squadra in schermaglia, ma c’è stato sempre tempo per riflettere sui nostri errori, imparare e riderne dopo.
Punto chiave dell’esperienza è lo sforzo comune, fianco a fianco: i Co-op più autentici promuovono il gioco di squadra. Mentre sono molti i titoli PC e console che negli anni hanno proposto una modalità secondaria in cui i giocatori collaborano, sono meno quelli in cui l’esperienza di squadra è il focus principale.
Oggi non mi calo nel vasto e complesso panorama dei MMORPG coi loro mondi persistenti, i mercati di oggetti magici, i milioni di abbonati, espansioni, monetizzazione, obiettivi a lungo termine, amicizie e rivalità.
Completare una campagna con un amico in un RPG come Icewind Dale (2000) e Neverwinter Nights (2002), o “farmare” mostri e boss in un ARPG alla Diablo II (2000) significa comunque un notevole investimento di tempo.
In passato videogiocare era “una cosa da ragazzi”, ma l’età media del giocatore è aumentata, e i player adulti hanno maggiore disponibilità di denaro. Un gioco che permette sessioni brevi e divertenti può attrarre pubblico entusiasta da più fasce d’età.
Il panorama dei giochi cooperativi ha forse subito la più recente svolta generazionale con la comparsa dei giochi Left 4 Dead (2008) e soprattutto Left 4 Dead 2 (2009) di Valve, i più illustri esponenti del genere ora noto come Horde Shooter (Sparatutto a Orde). In uno Horde Shooter, una piccola squadra di giocatori radunati online dal gioco deve completare un percorso con una serie di obiettivi, superando orde di nemici e l’occasionale, temibile boss.
Uno Horde Shooter come Left 4 Dead 2 rappresenta l’evoluzione che mette insieme il meglio di tutto quello che l’ha preceduta. Armi ed equipaggiamento di ogni personaggio cambiano il suo ruolo all’interno della squadra. L’IA che dirige l’Orda produce e schiera formazioni diverse di mostri (come l’IA di un RTS) per mettere alla prova la squadra con sfide e sorprese variabili.
In uno Horde Shooter di qualità, i nemici da affrontare sono di molti tipi diversi, come quelli di un ARPG alla Diablo, o le unità militari di uno strategico. Ciascun tipo di avversario mosso dall’IA possiede caratteristiche particolari e vi mette davanti a un problema diverso, specialmente in combinazione con altre minacce. Certi mostri sono progettati per eliminare con facilità i giocatori isolati, altri per fare massa o bersagliarli da lontano. Davanti a queste orde “intelligenti”, con una gran varietà di combinazioni di mostri da battere, la sfida è variegata e divertente. I giocatori saranno molto incoraggiati a rimanere vicini e aiutarsi a vicenda, contribuendo ciascuno con le sue armi e abilità ai progressi dell’intera squadra.
Il successo di Left 4 Dead 2 è stato tale da produrre una nuova ondata di investimenti ed esperimenti nel gameplay Co-op. Per esempio Uncharted 2 (2009) di Naughty Dog, Mass Effect 3 (2012) e Dragon Age 3 (2014) di Bioware sono usciti con interessanti modalità multigiocatore orientate alla cooperazione e al gioco di squadra. L’esperimento è stato raccolto e continuato da titoli che hanno messo al centro il gameplay cooperativo, come Warhammer: Vermintide (2015) e il suo successore, Vermintide 2 (2018).
Alcune delle grandi soprese indie o semi-indie degli ultimi anni sono proprio giochi Co-op come Deep Rock Galactic (2020) e Helldivers 2 (2024), dove ancora una volta l’ultima evoluzione rappresenta una sintesi moderna e divertente delle migliori idee del passato. Il divertimento viene più dal gameplay in sé che dalla progressione e dalla ricerca di oggetti rari, come spesso accade nei titoli di stampo action-RPG.
Nel panorama del gaming online di oggi, spesso difficile e velenoso, i giochi cooperativi si distinguono per via di community amichevoli. I giocatori sono incoraggiati ad aiutarsi a vicenda, in particolare per superare le sfide più difficili, e a mettere le necessità della squadra e della missione davanti a tutto il resto. Il sentimento è in controtendenza col panorama competitivo, in particolare degli sparatutto, in cui si tende a cercare il proprio successo a scapito degli altri.
In un Co-op moderno invece si raduna una squadra, di solito per una missione o due, e ci si diverte insieme giocando contro l’IA, magari per un break prima di tornare alla vita reale, ad altri svaghi, o a impegni familiari e lavorativi. Chi ha più tempo invece potrà semplicemente “macinare” più missioni di seguito.
Titoli contemporanei come Deep Rock Galactic e Helldivers 2 sono stati progettati per favorire lo spirito di squadra: al termine della partita le ricompense in esperienza e denaro di gioco sono uguali per tutti e ognuno idealmente ha il suo momento per brillare. Certo, a volte capita di incontrare compagni di squadra distratti, imprudenti o fastidiosi, ma imprevisti simili possono apparire ovunque si giochi in gruppo. Le esperienze migliori si ricavano giocando con gli amici.
Non è un caso che nelle missioni degli Horde Shooter, la prova finale sia quasi sempre l’estrazione. È l’ultima resistenza in cui ci si aiuta a vicenda per tornare alla base a festeggiare: è l’ultimo slancio, e nessuno viene lasciato indietro.