Giocare con la mente? Basta un caschetto, niente Neuralink!

Dimenticate gli impianti neurali di Elon Musk: un team di ricercatori dell’Università del Texas di Austin ha sviluppato un’interfaccia cervello-computer (BCI) indossabile che permette di giocare ai videogiochi usando solo la mente!

Obiettivo primario: migliorare la vita dei disabili

Non si tratta di fantascienza, ma di una tecnologia concreta con un potenziale rivoluzionario. L’obiettivo principale è quello di aiutare persone con disabilità motorie, ma le sue applicazioni potrebbero estendersi ben oltre il mondo dei videogames.

Come funziona?

Il sistema si basa su un caschetto dotato di elettrodi che captano i segnali elettrici del cervello. Questi segnali vengono poi decodificati da un computer e tradotti in azioni di gioco.

Un vantaggio importante: l’autocalibrazione

Uno dei punti di forza di questa tecnologia è la sua capacità di autocalibrarsi. Questo significa che non è necessaria una lunga e noiosa calibrazione manuale per ogni singolo utente, come invece accade con la maggior parte delle BCI esistenti.

“Non avremo bisogno di un team specializzato per la calibrazione”

“Questa tecnologia farà sì che non avremo bisogno di un team specializzato per eseguire questo processo di calibrazione, che è lungo e noioso”, ha affermato Satyam Kumar, studente laureato nel laboratorio del dottor José del R. Millán. “Sarà molto più veloce passare da un paziente all’altro”.

Allenare la plasticità cerebrale

Oltre a permettere il controllo di videogiochi, questa BCI può anche essere utilizzata per allenare la plasticità neurale, ovvero la capacità del cervello di adattarsi e cambiare.

Test su 18 soggetti e futuro promettente

I ricercatori hanno testato la tecnologia su 18 soggetti senza disabilità motorie, ottenendo risultati incoraggianti. In futuro, l’obiettivo è quello di testare la BCI su persone con disabilità e di sviluppare nuove applicazioni, come ad esempio il controllo di protesi o di exo-scheletri.

Un passo avanti verso il futuro

Questo studio rappresenta un passo avanti importante nel campo delle interfacce cervello-computer e apre nuove e interessanti prospettive per il futuro.

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