“Genesis”, il nuovo film di Claude Nurisdany e Marie Pérennou, non riguarda il famoso gruppo progressive inglese, ma le origini della vita sul nostro pianeta. Per un’ora e un quarto circa (un po’ poco forse) sullo schermo scorrono immagini di rara suggestione e impatto visivo. Accompagnati dalla voce di un musicista-poeta africano, ammiriamo così la formazione del nostro universo e delle stelle, per poi arrivare all’apparizione della vita sulla terra. Insomma, dopo “Microcosmos” che riguardava la vita brulicante all’interno di un prato, qui il raggio di osservazione è ben più ampio. Sono tante le creature che si offrono ai nostri occhi: dall’ameba ai camaleonti pantera, dai ragni dalle gambe lunghe (gli opilionidi) al pesce pescatore. Vediamo come nascono, come si accoppiano, come si nutrono, come combattono e come inevitabilmente muoiono. A tratti sembra di osservare dei veri e propri esseri umani e sicuramente i registi hanno calcato molto su questo punto, contribuendo a creare un certo effetto comico. La loro storia è anche la nostra storia e quella dell’universo: nascita, sviluppo e corruzione.
E’ interessante notare come con tanti film che si occupano della fine del mondo (basti pensare ad uno esempio recente come “La guerra dei mondi” o ad uno passato come “L’alba del giorno dopo”) i registi di questo film/documentario abbiano scelto il versante opposto, ovvero quello della genesi. D’altronde chi non si è mai domandato da dove veniamo, chi siamo e come si è creata la vita sul nostro bellissimo quanto fragile pianeta?
Genesis è un’opera sicuramente apprezzabile che ha i suoi unici difetti nell’eccessiva stringatezza del racconto e nella parte dedicata al musicista, che in certi momenti può risultare troppo didascalica e retorica. Ma si tratta di dettagli: la visione del film è sicuramente consigliata.