Il Giappone è da sempre la patria dei manga, ovvero le storie a fumetti che hanno invaso la mia e l’adolescenza di tutti gli appassionati come me. Quelle storie sono alla base di parte della cultura Nerd di noi ragazzi quarantenni. Gli amanti dei manga non possono rimanere indifferenti alla produzione giapponese e al richiamo che essa esercita, utilizzando molteplici forme, su noi fan. Io stesso continuo ad alimentarmi di manga e anime appena posso, provando anche a trasmettere questa mia passione a figli e nipoti. Non nascondo che ho ricominciato ad acquistare manga e fumetti, un po’ perché posso economicamente, un po’ perché mi piacciono. Ho anche ritrovato vecchie edizioni che avevo accantonato durante i traslochi, o a causa del poco spazio in casa, e me le sono rilette molto volentieri. Questo mi ha portato a cercare cose nuove ed a scoprire un mondo di giovani fan che, pur di alimentarsi di nuove storie, hanno cominciato a tradurre i lavori che ancora non sono usciti in Italia. La diffusione di questo materiale, che ricordo non è a fine di lucro ma viene prodotto solo per passione, si trova facilmente sul web e permette di entrare in contatto con una moltitudine di autori e generei che altrimenti non avrebbero visibilità in Italia.
Il connubio tra manga e videogiochi non è nuovo, Sword Art Online (SAO) è il prodotto più conosciuto in Italia, nato come novel e trasposto in anime e manga. Gli autori coreani hanno creato un vero e proprio filone andando oltre alla visione del “Giocatore immerso nel suo gioco”. Solo Leveling, I Level Up Alone è stato il primo manga coreano di questo genere che ho avuto il piacere di leggere ed in cui varie realtà alternative, strutturate come se fossimo all’interno di un videogioco, si collegano al nostro mondo attraverso dei portali. Solo Leveling, che ha ottenuto talmente tanto successo da convincere una casa di distribuzione tedesca ad acquistarne i diritti per la distribuzione, è indubbiamente uno dei migliori esempi di questo genere le cui caratteristiche possono essere prese come parametri per definire questa nuova tendenza narrativa.
Una singolarità che accomuna i lavori di questo genere è la presenza di finestre di dialogo che appaiono alla bisogna per spiegare ed informare il protagonista delle caratteristiche di oggetti o situazioni con cui interagire, proprio come se fossimo in un videogioco. Sicuramente questa è una particolarità già introdotta in SAO, quindi non è una vera novità, ma unita al resto evidenzia un canovaccio che viene utilizzato sempre più spesso dagli autori coreani che si approcciano a questo genere. Un’altra caratteristica peculiare di questo filone narrativo è quella di concedere ai nostri protagonisti una seconda possibilità al fine di riscattarsi dagli errori commessi, spesso ricominciando la propria vita, altre volte subentrando nella vita di qualcun altro o di qualcos’altro.
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Questo filone così ricco di titoli ha permesso agli autori coreani di mettersi in evidenza e di poter essere accostati, senza troppo sfigurare, agli autori giapponesi dello stesso genere. La competizione ovviamente pende ancora a favore degli autori nipponici, sia per qualità che per quantità delle storie che da tempo vengono prodotte, ma la freschezza di alcune idee che gli autori coreani mettono nel loro lavoro fa sì che non si possa più ignorare la loro ascesa. Si può quindi parlare di una possibile competizione tra gli autori dei due paesi?
Probabilmente è ancora prematuro. Sicuramente alcuni autori coreani di genere fantasy/fantascientifico legati a questo filone narrativo si stanno mettendo ampiamente in mostra con le proprie opere, ma gli autori giapponesi hanno una lunga tradizione che li mantiene qualche gradino più in alto. In Giappone stiamo anche osservando una decisa tendenza alla sperimentazione che prova a fondere più generi in un’unica opera complessa, portando l’asticella ad un livello superiore. Inoltre osserverei che lo stile grafico, pur variando da autore ad autore, in Giappone viene tenuto in altissima considerazione e viene curato in modo quasi maniacale, facendo sì che il paragone renda evidente chi ha l’esperienza per fare un ottimo lavoro e chi invece ha ancora strada da percorrere.
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Scritto da MarcoF