Fracchia la belva umana è un film del 1981 diretto da Neri Parenti con un eccezionale Paolo Villaggio. Pochi sanno che questa pellicola è un remake dell’americano “Tutta la città ne parla” (The Whole Town’s Talking), di John Ford, con protagonista Edward G. Robinson (1935). Per molti di noi Fracchia la Belva Umena, come lo chiamava con la sua cadenza pugliese il commissario Auricchio, è un film comico che ha fatto storia e un ricordo esilarante della nostra gioventù.
Fracchia è stato una delle prime creazioni di Paolo Villaggio, ancora prima del famoso ragioniere. Le sue prime apparizioni televisive risalgono al 1968 in Quelli della Domenica, grazie a Maurizio Costanzo che lo scopre durante uno dei suoi spettacoli di Cabaret a Genova, città d’origine di Villaggio. Fracchia era un nevrotico, uno che di fronte ad una ragazza che gli piaceva non riusciva a spiccicar parola e di fronte al capufficio si cagava addosso. Ed è una malattia molto comune, cioè un eccesso di paura, di timidezza. Così descriveva Villaggio il personaggio di Fracchia. In uno dei suoi sketch in Quelli della Domenica, spalleggiato da altri membri del cast come capitava spesso, come Gian o Renato Pozzetto, Fracchia curiosamente, cita uno dei suoi colleghi, un certo Fantozzi, un cognome senza nessun significato, almeno fino al 1971, uscita del primo libro di Villaggio.
Nel 1969 Fracchia avrà una trasformazione importante e intorno a lui inizierà a crearsi quel mondo che poi ritroveremo nel film. Nei suoi Sketch viene affiancato da Gianni Agus, che interpreta la sua controparte, a volte nel ruolo del severo e irascibile direttore, ma anche nel ruolo di un intraprendente e deciso venditore, dove viene introdotto il tormentone della poltrona sacco, sulla quale Fracchia tenta invano di sentirsi a suo agio, rotolandosi puntualmente per terra.
Nel 1975, sulla scia del fortunatissimo film su Fantozzi, Villaggio ripropone il personaggio di Fracchia in televisione nella serie Giandomenico Fracchia – Sogni proibiti di uno di noi, una serie composta da 4 puntate della durata di un’ora, insieme a Gianni Agus nella parte del cavalier Acetti, Ombretta Colli nella parte della Signorina Ruini, e Gigi Reder.
Passano altri 6 anni e finalmente Fracchia arriva sul grande schermo, in Fracchia la Belva Umana. Film diretto dall’immancabile Neri Parenti, nel cast ritroviamo facce vecchie come Agus e Reder, facce meno vecchie come Anna Mazzamauro che interpreterà l’amore di Fracchia, la Signora Corvino e una faccia nuovissima per il film di Villaggio, il Re dei film Cult e Sexy all’Italiana, Lino Banfi. Villaggio e Banfi insieme formano una coppia esplosiva, questo film è solo l’inizio di una serie di film che li vedrà insieme ( Scuola di Ladri, I Pompieri, Com’ è dura l’avventura, Pappa e Ciccia e tanti altri…).
Fracchia la Belva Umana racconta le disavventure di un uomo piccolo borghese, come lo definisce la Signora Corvino. Lavora presso un’azienda di merendine di cioccolato ed è vittima degli scherzi dei suo colleghi e le sfuriate del suo capo il dottor Orimbelli che vede il ritorno di Gianni Agus questo ruolo. A causa della sua somiglianza fisica con un pericoloso criminale, soprannominato La belva umana, responsabile di numerosi omicidi e ricercato dalle forze dell’ordine, viene arrestato ben tre volte in una sola notte, da Carabinieri, Polizia di Stato e DIGOS. Fracchia viene quindi continuamente scambiato per il criminale ricercato e trattato come tale, fino a quando la polizia decide di fornirgli uno speciale lasciapassare, che gli permetterà di essere identificato come l’innocente Fracchia. A un certo punto però la vera belva umana viene in contatto con Fracchia e capisce di poter sfruttare la somiglianza a suo vantaggio; come prima cosa la belva si impossessa della casa di Fracchia e del lasciapassare per continuare indisturbato a svolgere le proprie attività illecite. In alcuni casi, però, è Fracchia a dover uscire e sostituire il criminale, portando con sé il documento, come quando è costretto ad incontrare la terribile madre del criminale, ex prostituta di origini siciliane interpretato da un fantastico Gigi Reder, e a partecipare ad una rapina in banca organizzata in precedenza dalla Belva Umana con i suoi complici: Neuro interpretato da Francesco Salvi, Massimo Boldi nei panni di Pera e Tino il più duro dei tre è Roberto della Casa. Alla fine la polizia decide di far ricoverare la madre della belva umana in una clinica, sperando che il figlio, essendole molto legato, la vada a trovare, e in questa occasione sarà possibile catturarlo. La belva però capisce il trucco e costringe Fracchia ad andare al posto suo. Nel conflitto a fuoco finale vengono uccisi entrambi e si ritrovano nell’aldilà, dove a Fracchia e alla belva verrà nuovamente richiesto di esibire il lasciapassare, di cui però la Belva si era già appropriato lasciando a Fracchia una busta piena di frammenti di giornale, quindi il criminale va in Paradiso e Fracchia finisce all’inferno.
In Fracchia la Belva Umana vengono riproposti tanti Sketch creati per la serie televisiva degli anni 70, tra le tante quella con il capoufficio e la sua difficoltà a restare seduto nella poltrona sacco. Paolo Villaggio non era invidioso dei suoi colleghi e dava spazio agli altri attori dei suoi film, talmente tanto che Fracchia rischia quasi di passare in secondo piano, vista la forte presenza scenica che possiede il commissario Auricchio insieme al suo secondo De Simone. Banfi durante un’intervista radiofonica del luglio 2017 per ricordare il suo amico appena scomparso, racconta che fu chiamato inizialmente per fare un’apparizione e sarebbe stato indicato nella locandina come “ con la partecipazione di…” e poi inconsapevolmente diventa coprotagonista.
La famosa scena del ristorante nasce da un’improvvisazione di Banfi. Il copione voleva tutt’altro, dopo lo stornello che sbeffeggia i carabinieri in borghese appena giunti per arrestare la belva nel ristorante, Auricchio avrebbe dovuto rispondere: ah che ciò a dire? Arrestatelo sto stronzone. Invece dopo la parte cantata, Banfi stette al gioco e improvvisò: continua continua. L’attore generico che faceva finta di suonare la chitarra, spiazzato dalla battuta fuori copione di Auricchio, non sapeva che fare, Neri Parenti da dietro la cinepresa con accanto Villaggio che assistevano alla scena, invitavano all’attore generico a continuare e a stare al gioco di Lino. L’attore Pugliese improvvisò tutto in quel momento, inventandosi musica e parole: Non sono frocione, non sono sono fri fri, sono commissario e ti faccio un culo così.
Ignazio Scalas
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