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Fontana di Trevi: perché c’è una piscina gonfiabile? La risposta ti sorprenderà!

La Fontana di Trevi, uno dei monumenti più iconici e ammirati di Roma, è tornata a essere protagonista di una storia alquanto bizzarra, ma decisamente affascinante. Avete mai immaginato di vedere la famosa fontana, simbolo di Roma, senza il suo consueto flusso d’acqua, sostituito da una piscina gonfiabile? Potrebbe sembrare uno scherzo, ma questa è la realtà che ha preso piede durante i lavori di restauro che stanno riportando la fontana al suo splendore originale. La storia dietro questa soluzione è tanto curiosa quanto pragmatica, e merita di essere raccontata in dettaglio.

La necessità di un restauro urgente

La Fontana di Trevi, costruita tra il 1732 e il 1762 su progetto di Nicola Salvi, ha visto passare secoli di storia, cambiamenti e restauri. Con il passare del tempo, la sua bellezza è stata minacciata dall’accumulo di incrostazioni, muschi e alghe, alimentate dall’umidità e dalle migliaia di monete gettate dai turisti. Questi piccoli gesti, che da sempre sono parte integrante del folklore legato alla fontana (si dice che lanciare una moneta garantisca il ritorno a Roma), hanno contribuito a creare un ambiente ideale per la proliferazione di batteri e depositi sulle superfici della fontana. Pertanto, si è reso necessario un intervento di restauro per preservare questo capolavoro dell’arte barocca. I lavori di restauro della Fontana di Trevi, che hanno richiesto una complessa opera di pulizia e riparazione, dovrebbero concludersi entro la fine dell’anno. Non vediamo l’ora di poter ammirare la fontana nel suo stato originale, con la sua acqua che scorre su una delle più grandi e celebri architetture barocche del mondo. La magia che la Fontana di Trevi emana, con il suo Oceano centrale e la maestosità delle sculture che lo circondano, è unica al mondo e sarà ancora più affascinante una volta completati i lavori.

L’idea geniale (o folle) della piscina gonfiabile

L’idea di sostituire l’acqua con una piscina gonfiabile durante i lavori di restauro non nasce da una decisione improvvisata, ma piuttosto da una necessità pratica. Nonostante i lavori, i turisti continuavano a visitare la fontana, lanciando monete come di consueto. Le autorità hanno trovato il modo di non far rinunciare i visitatori al loro rituale, senza compromettere il processo di restauro. Ecco perché è stata introdotta una piscina gonfiabile, che ha permesso di raccogliere le monete continuando a mantenere viva la tradizione.

La piscina, posizionata proprio dove un tempo c’era l’acqua che scorreva dalla fontana, ha dato un tocco di stranezza e di umorismo all’intero scenario. La visione di una piscina gonfiabile davanti a un monumento storico, circondata dalla grandiosità dell’architettura barocca, è un’immagine che ha sicuramente colpito l’immaginario collettivo, ma che ha avuto il pregio di risolvere un problema pratico con una certa leggerezza.

E le monete?

Non temete, le monete non sono andate perdute. Come sempre, infatti, le monete raccolte nella piscina gonfiabile sono state destinate a una causa benefica, come da tradizione. Ogni anno, la raccolta di queste monete viene utilizzata per finanziare progetti di beneficenza a favore delle persone in difficoltà, una pratica che ha reso la Fontana di Trevi ancora più speciale agli occhi di chi la visita.

Una storia che affonda le radici nel passato

La Fontana di Trevi è molto più di un semplice monumento: è un simbolo della città di Roma e della sua storia millenaria. Situata sulla facciata del Palazzo Poli, la sua costruzione fu iniziata nel 1732 su progetto di Nicola Salvi, che vinse un concorso indetto da Papa Clemente XII nel 1731. L’incarico inizialmente era stato affidato allo scultore francese Lambert-Sigisbert Adam, ma, secondo alcune versioni storiche, la decisione di trasferire l’incarico a Salvi fu presa perché il papa non voleva che un progetto così importante fosse affidato a uno straniero. Altri raccontano che Adam dovesse rientrare in Francia, lasciando così il posto a Salvi, che avrebbe completato il progetto nel 1762, con l’aiuto di Pietro Bracci e suo figlio Virginio.

La storia della Fontana di Trevi è strettamente legata alla storia dell’Acquedotto dell’Acqua Vergine, costruito durante il periodo dell’imperatore Augusto nel 19 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa. L’acquedotto, che portava l’acqua da un bacino di Salone fino al Campo Marzio, ha continuato a funzionare per più di duemila anni ed è ancora oggi il più antico acquedotto di Roma che non ha mai smesso di fornire acqua alla città. Nel Medioevo, l’acquedotto subì danni, ma rimase attivo grazie a restauri effettuati già nell’VIII secolo e poi nel XII secolo, con il Comune che provvide a rinnovare e riallacciare il condotto a fonti più vicine alla città. Il nome “Trevi”, che oggi è sinonimo di una delle piazze più visitate al mondo, potrebbe derivare dalla località “Trebium”, un luogo che si trovava lungo il percorso dell’acquedotto.

Nel Rinascimento, la fontana originale dell’Acqua Vergine era situata in un trivio nei pressi del colle Quirinale e fu trasformata nel 1453 da Leon Battista Alberti, su incarico di Papa Niccolò V. Alberti sostituì le tre vasche originali con un lungo bacino rettangolare e ristrutturò i mascheroni da cui usciva l’acqua. Un altro intervento significativo risale al 1570, quando Papa Pio V restaurò l’acquedotto, riallacciando le sorgenti originarie. Tuttavia, la vera trasformazione della Fontana di Trevi si verifica con l’arrivo del Barocco.

Nel periodo barocco, l’architetto Gian Lorenzo Bernini progettò una trasformazione della piazza e della fontana nel 1640 su richiesta di Papa Urbano VIII. L’obiettivo era quello di creare una scenografia grandiosa che potesse integrarsi con il palazzo Barberini, ma il progetto venne interrotto a causa della mancanza di fondi e delle difficoltà economiche dovute a conflitti politici. Bernini aveva pensato a una fontana monumentale, ma la sua realizzazione fu fermata prima che potesse prendere forma completa. Solo molti anni dopo, sotto il pontificato di Papa Clemente XI, la fontana tornò ad essere un tema di discussione.

Fu poi nel 1731, con Papa Clemente XII, che la costruzione della Fontana di Trevi riprese vita. Questo papa bandì un concorso per la realizzazione di una nuova fontana, e tra i progetti presentati, quello di Nicola Salvi fu selezionato. La sua idea combinava il monumentale stile barocco con elementi neoclassici, riprendendo la tradizione di raccontare la storia dell’Acqua Vergine attraverso la scultura e l’architettura. La fontana venne finanziata parzialmente dai proventi della reintroduzione del gioco del lotto a Roma, ma nonostante l’inizio dei lavori nel 1732, le difficoltà economiche e le liti tra gli artisti causarono numerosi ritardi. Nicola Salvi morì nel 1751, e l’opera venne completata solo nel 1762 grazie all’intervento finale di Pietro Bracci e Giuseppe Pannini.

La Fontana di Trevi, con il suo celebre Oceano al centro, rappresenta una delle opere più complesse e affascinanti della storia dell’arte barocca. Ogni sua parte è un capolavoro di scultura, a partire dalla figura centrale di Oceano, rappresentato su un carro trainato da cavalli marini. L’architettura che la circonda è altrettanto imponente, con colonne corinzie e dettagli che fanno eco alla grandezza della Roma antica, ma la sua vera magia risiede nel modo in cui l’acqua, elemento fondamentale di questa fontana, interagisce con lo spazio. L’acqua che scorre sulla facciata del Palazzo Poli dà vita a un gioco visivo in cui la natura e la scultura si fondono in un’armonia perfetta.

La Fontana di Trevi non è solo un capolavoro artistico, ma anche un simbolo di Roma. Ogni anno, milioni di turisti si riversano nella piazza per ammirarla e per lanciarsi la famosa moneta, una tradizione che si dice garantisca il ritorno nella Città Eterna. La fontana, con la sua storia che affonda le radici nell’antichità, non smette di affascinare chiunque la osservi, rivelando, ad ogni sguardo, una nuova sfumatura della sua maestosità.

Oggi, la Fontana di Trevi è un luogo che racconta storie di arte, di politica, di fede e di cultura. Un punto di riferimento che, proprio come i tanti film e romanzi che la celebrano, continua a restare nel cuore di chi la visita, confermando una volta di più la sua incredibile bellezza senza tempo.

La leggenda della Fontana degli Innamorati a Trevi: un rito propiziatorio per un amore eterno.

La Fontana degli Innamorati, situata accanto alla celebre Fontana di Trevi, è avvolta da una leggenda romantica che la rende un luogo speciale per tutte le coppie in cerca di un amore eterno. Questa fontanella, che si trova sul lato destro della grande fontana, è caratterizzata da una piccola vasca rettangolare con due cannelle da cui scorre l’acqua. Secondo la tradizione, le coppie che bevono insieme dalla sua acqua sono destinate a restare unite e fedeli per sempre.

L’origine di questa leggenda risale a tempi passati, quando le fidanzate usavano l’acqua della fontanella come simbolo di fedeltà eterna. Prima che il loro amato partisse per il servizio militare, la ragazza lo faceva bere dalla fontana, nel tentativo di legare il loro destino a un patto di fedeltà che doveva durare nel tempo. La tradizione prevedeva che la sera prima della partenza, i due innamorati si recassero alla fontana, dove la ragazza riempiva un bicchiere nuovo e lo passava al fidanzato, che beveva l’acqua. Dopo questo gesto, il bicchiere veniva rotto per sigillare il patto d’amore.

Anche oggi, la tradizione continua a essere viva. In tanti, durante una visita a Trevi, si fermano alla fontana per scambiarsi un bacio dopo aver bevuto insieme. È un gesto simbolico che richiama l’idea di un amore che resiste alla prova del tempo, promettendosi fedeltà e affetto eterno.

maio

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Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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