Paolo Cognetti, scrittore di fama e autore di opere che hanno conquistato lettori e critici, si avventura nel mondo del cinema con “Fiore mio”, il suo primo film, che ha già suscitato l’interesse di pubblico e addetti ai lavori. Dopo il trionfo di “Le otto montagne”, un adattamento del suo romanzo omonimo che ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Cannes 2022, Cognetti torna a parlare della sua montagna, questa volta attraverso una narrazione visiva che promette di essere intensa e coinvolgente.
Prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e EDI Effetti Digitali Italiani, con il supporto della Film Commission Valle d’Aosta, “Fiore mio” è un film che esplora non solo un luogo fisico, ma anche un universo emotivo profondo. La scelta del Monte Rosa come protagonista è emblematicamente significativa; questo massiccio montuoso rappresenta per Cognetti non solo una meraviglia della natura, ma anche un simbolo di ciò che rischiamo di perdere a causa dei cambiamenti climatici. La storia si sviluppa in un contesto attuale, con l’Italia nel 2022 colpita da una siccità senza precedenti, un evento che segna profondamente l’autore e lo spinge a raccontare la bellezza e la fragilità dei suoi paesaggi.
Cognetti, già esploratore della montagna nel documentario “Sogni di Grande Nord”, torna a riflettere sul tema della natura e della solitudine, stavolta attraverso un linguaggio cinematografico che si preannuncia evocativo e poetico. La sua poetica si intreccia con le immagini del Monte Rosa, un luogo che diventa un palcoscenico per raccontare storie di vita, legami e ricordi. Il film non è solo un viaggio fisico, ma un percorso introspettivo che ci invita a comprendere quanto la natura possa influenzare le nostre esistenze.
Durante il suo viaggio, Cognetti è accompagnato dal direttore della fotografia Ruben Impens, che ha già collaborato con lui in “Le otto montagne”. Insieme a loro, si uniscono persone significative che arricchiscono il racconto: l’amico Remigio, custode della memoria della val d’Ayas, Arturo Squinobal, una vita dedicata alla montagna, e Marta, la figlia di Arturo, che ha trasformato il rifugio Orestes Huette nel primo rifugio vegano delle Alpi. Queste figure rappresentano la ricchezza di storie e esperienze che circondano la vita montana, creando un tessuto narrativo che abbraccia l’essenza stessa della comunità.
La colonna sonora del film, un elemento cruciale che contribuirà a rendere l’esperienza visiva ancora più intensa, è affidata al cantautore Vasco Brondi, un amico fraterno di Cognetti. Per la prima volta, Brondi ha composto un’intera colonna sonora per un film, introducendo nuove canzoni tra cui “Ascoltare gli alberi”, che chiude il documentario. Il titolo del film, “Fiore mio”, si ispira a una delle canzoni più celebri di Andrea Laszlo De Simone, che ha recentemente vinto il Premio César 2024 per la Migliore Musica Originale con “Animal Kingdom”.
Cognetti ha sempre mostrato un’attenzione particolare per il suo ambiente, e con “Fiore mio” non fa eccezione. Egli riconosce che le montagne, i paesaggi e i ghiacciai che tanto ama stanno subendo trasformazioni irreversibili a causa del cambiamento climatico. Con questo film, l’autore non solo intende celebrare la bellezza della sua montagna, ma anche sensibilizzare il pubblico sulla necessità di preservare questi luoghi unici.
In conclusione, “Fiore mio” si presenta come un’opera che va oltre il semplice racconto visivo, diventando un atto d’amore verso la montagna e un richiamo a riflettere sulla nostra connessione con la natura. Con un linguaggio poetico, un cast di personaggi indimenticabili e una colonna sonora che emoziona, il film di Paolo Cognetti è destinato a lasciare un segno profondo nel cuore di chi lo guarda. Sarà distribuito nei cinema da Nexo Studios e, dopo la sua uscita in Italia, si prepara a conquistare il pubblico di tutto il mondo.
“Fiore mio” non è solo un film: è un invito a riscoprire e rispettare la bellezza della natura, una lezione di vita che parla a tutti noi.
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