Fantastic 4: il ritono dei Fantastici Quattro non è poi così epico!

Il 10 settembre 2015, l’Italia accoglieva nelle sue sale cinematografiche una nuova incarnazione dei supereroi Marvel più longevi e amati: “Fantastic 4 – I Fantastici Quattro”. Distribuito dalla Twentieth Century Fox e diretto da Josh Trank, il film era atteso con grande interesse come il reboot di una serie cinematografica che, nel tempo, aveva avuto una sorte controversa. Con protagonisti Miles Teller, Kate Mara, Michael B. Jordan, Jamie Bell e Toby Kebbell, e con una sceneggiatura firmata da Simon Kinberg e Jeremy Slater, il film si proponeva di ridefinire il celebre team di supereroi.

La trama di “Fantastic 4” si distaccava significativamente dai suoi predecessori, offrendo una reinterpretazione moderna della storica squadra di supereroi. I quattro giovani protagonisti vengono teletrasportati in un pericoloso universo alternativo che altera profondamente la loro fisiologia. Questo evento traumatico costringe i protagonisti a confrontarsi con le loro nuove capacità e a lavorare insieme per prevenire una minaccia imminente rappresentata da un vecchio amico trasformato in nemico.

La storia ruota attorno a Reed Richards, un giovane brillante nel campo delle scienze ma emarginato dai coetanei, il cui talento non passa inosservato al dottor Franklin Storm. Questi, affascinato dal prototipo di macchina per il teletrasporto di Reed, decide di assumerlo. Reed entra così in contatto con altri giovani promettenti come Sue Storm e il burbero Victor Van Doom. Tuttavia, la trama si evolve in un crescendo di eventi che culminano in una serie di disastri e rivelazioni, lasciando il film a metà strada tra il dramma e l’azione.

L’approccio di Josh Trank, ambizioso nella sua volontà di esplorare l’adolescenza dei futuri supereroi e nel tentativo di dare una nuova voce ai personaggi, si scontra con una serie di difficoltà. La narrazione si dilata e si sofferma eccessivamente sui primi sviluppi dei protagonisti, con una trasformazione dei personaggi in supereroi e supervillain che avviene solo nella seconda metà del film. Questo allungamento del background, pur con l’intento di fornire una base solida e originale, finisce per creare lacune narrative e una serie di contraddizioni.

In effetti, il film si trova a dover gestire una trama che si snoda tra l’eroico e il confuso. Le domande su Victor Van Doom rimangono in gran parte senza risposta, e i legami tra i personaggi, come quello tra Ben Grimm e Reed Richards, appaiono mal sviluppati e forzati. Quando finalmente i Fantastici Quattro assumono il loro ruolo di eroi, il film accelera verso un finale frettoloso, che ricorda il panico di uno studente che si accorge di aver trascurato parte dell’esame.

Gli effetti speciali, purtroppo, non riescono a risollevare le sorti della pellicola. Considerando gli standard elevati che caratterizzano i film Marvel, i risultati di “Fantastic 4” sono deludenti e non riescono a compensare le debolezze della sceneggiatura. Il risultato è un film che, nonostante alcuni tentativi di innovazione e una prestazione apprezzabile da parte di Miles Teller, resta insufficiente rispetto alle aspettative.

Il destino di “Fantastic 4” come reboot del franchise non sembra promettente, con la critica che si è accanita sul film, talvolta forse anche oltre i suoi demeriti. Il progetto, nonostante le buone intenzioni di Trank e il potenziale iniziale, non è riuscito a ottenere il successo sperato, lasciando il futuro del franchise incerto e poco auspicabile.

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *