Il 24 giugno si festeggia il Fairy Day, la giornata mondiale dedicata alle fate e al mondo magico. Questo particolare giorno è un’occasione e per tutti coloro che credono a questi poteri e misteri antichissimi, gente che non esclude questo mondo fatato dal loro cuore!
La fata è una creatura leggendaria, presente nelle fiabe o nei miti di origine principalmente italiana e francese, ma che trova comunque figure affini nelle mitologie dell’Europa dell’Est, oltre che in quelle inglesi dove sono chiamate fairy. Le fate sembrano ereditare i loro poteri ed il loro aspetto da alcuni personaggi della mitologia classica, ovvero principalmente dalle ninfe e dalle Parche da cui prendono il nome Fatae, ovvero coloro che presiedono al Fato. Come le ninfe, esse sono spiriti naturali che hanno sembianze di fanciulla; come le Parche presiedono al destino dell’uomo, dispensando vizi o virtù.
Una leggenda islandese, poi convertita in un racconto cristiano da parte dei monaci missionari, afferma che Eva era intenta a lavare i suoi figli, quando Dio le rivolse la parola; allora ella, impaurita, nascose i figli che ancora non aveva lavato. Quando Dio le chiese se tutti i suoi figli fossero presenti, Eva gli rispose di sì e ciò suscitò la collera di Dio, il quale dichiarò: “Come tu hai nascosto i tuoi figli alla mia vista, così essi rimarranno per sempre nascosti alla tua!“; tramite questo racconto si presume quindi che le fate un tempo fossero mortali puniti per colpa dei peccati di Eva.
Le prime fate appaiono nel Medioevo come proiezione delle antiche ninfe, donne ammalianti della foresta dedite all’amore,ma vengono per la prima volta ufficializzate verso la fine del Medioevo prendendo l’aspetto classico delle dame dell’epoca, che indossavano ingombranti copricapi conici (hennin) e lunghi abiti colorati. Man mano venne attribuita loro la verga o bacchetta magica che possiamo ritrovare anche nell’Odissea (Circe e Ermes), dove ha tuttavia attributi divini e non solo magici.
Una tradizione popolare, diffusa nelle campagne influenzate dalla cultura celtica, afferma che questi esseri fatati siano “angeli caduti”, condotti fuori dal paradiso da Lucifero ma non abbastanza crudeli da essere rinchiusi nell’inferno e quindi destinati ad abitare sulla terra; inoltre si afferma che in base al luogo del loro atterraggio essi assumano le caratteristiche dell’ambiente, come, ad esempio, le fate che sono cadute nell’acqua si sono trasformate in ondine o ninfe marine.
Fondamentalmente l’assonanza ha portato ad associare la fata alla fairy inglese e celtica (presenti in alcune commedie dello stesso William Shakespeare), ovvero a certi esponenti del cosiddetto «piccolo popolo» (sidhe), esseri minuscoli e con le alucce. Sebbene le fate, a parere di alcuni, abbiano poco a che vedere con questi ultimi, l’etimologia di fairy proverrebbe dal francese faie che a sua volta deriva proprio dall’italiano antico fatae («dame fatate» o indovine). Il termine fairy sarebbe stato adottato dalla lingua inglese come un’abbreviazione di faie-rie, ovvero «stato di incantamento», espressione che poi ha finito per designare non solo la condizione di questi esseri, ma gli esseri stessi. Il folclore inglese ha poi rimpicciolito le loro fattezze, ricomprendendo sotto di esse tutti i cosiddetti esseri elementari che presiedono al rigoglio delle piante e alle trasformazioni della natura, assimilandole alle pixies.
Successivamente ogni fiabista ha aggiunto particolari al loro carattere. Uno spaccato di come sono le fate lo troviamo ne La bella addormentata sia di Perrault sia dei fratelli Grimm ed ancora in Pinocchio, dove alla fata turchina viene ufficialmente assegnato il colore blu, colore del sovrannaturale e della magia.