F-Compo sta per “family complex”, ossia per l’eccessivo attaccamento verso l’idea di famiglia, tipico di chi una famiglia non l’ha mai avuta. Si tratta di un manga di Tsukasa Hōjō, pubblicato originariamente in Giappone nel 1996 dalla Shūeisha sulla rivista Manga Allman e composto di 14 volumi. Il fumetto non è stato un grande successo commerciale sia in patria sia in Italia, soprattutto se paragonato alle due precedenti opere dell’autore forse per via delle delicate tematiche trattate legate alle varie tipologie di sessualità.
Di Tsukasa Hōjō, moltissimi ricorderanno il trio di affascinanti ladre di Occhi di Gatto (Cat’s eye), serie poliziesco-sentimentale, opera proprio del nostro Hojo. In patria la fama di questo autore, estremamente prolifico, è immensa e non a torto: Hojo ha saputo proporre, nella sua lunghissima carriera, un’interpretazione molto personale del fumetto nazionale. Il suo forte sono proprio le situation comedy, condite nelle salse più varie: in City Hunter il mondo della malavita e degli “sweeper”, i killer a pagamento di fama internazionale, fa da sfondo alla storia d’amore fra Ryo Saeba e Kaori Makimura, mentre in F-Compo è il rovesciamento dei ruoli a farla da padrone…
Masahiko Yanagiba, diciannovenne neo ammesso all’università, che, già orfano di madre, subisce la perdita dell’altro genitore e viene messo da questo tragico destino di fronte alla necessità di accettare l’invito a trasferirsi dallo zio (il fratello della madre con il quale questa aveva da lunghi anni rotto i ponti). Finalmente sembrerebbero profilarsi tempi sereni per il nostro eroe, finalmente una famiglia “normale”, direte voi, per il nostro complessato, ma… Hojo non è Hojo se non vi mette in imbarazzo. In questo caso non si tratta di ladri, di sweeper o di mafiosi, ma di una famiglia veramente sopra le righe: “la coppia Wakanae (gli zii)”, come ha modo di constatare ben presto uno sbigottito Masahiko, “è rovesciata: il marito è la moglie e viceversa!”. In sostanza Yukari, la presunta zia, è in realtà il fratello “ripudiato” della defunta madre di Masahiko, mentre Sora, il presunto zio è sua moglie. Il bello è che, grazie alla magìa del disegno (siamo sempre in un manga), Yukari ha un’apparenza estremamente femminile, mentre Sora, nell’unica occasione in cui lo vediamo “costretto” dagli eventi a vestirsi coerentemente al suo sesso, pare davvero un transessuale. Insomma, è così mascolino che sta molto meglio vestito da uomo. Così, nel vano tentativo di normalizzare la bizzarra coppia, il povero Masahiko, peraltro dietro sua esplicita richiesta, si vedrà comparire alla cerimonia di apertura dell’anno accademico due zii vestiti sì coerentemente al proprio sesso, ma, ahimé, con effetti veramente disastrosi!…
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Qui si tratta di andare oltre le apparenze: Hojo si mostra capace di affrontare un tema serio, come quello dell’identità sessuale, in modo non tragico, ed in questo mostra la sua distanza culturale dalle concezioni colpevolistiche dell’Occidente cattolico, ma facendo leva sull’ironia e, quando serve, sulla comicità. Peraltro, al di là dell’aspetto organico, peraltro invisibile all’apparenza, Yukari e Sora incarnano la coppia ideale e si comportano, a tutti gli effetti, come una moglie ed un marito che si amano profondamente ossia come una coppia eterosessuale (ed in effetti, a parti invertite, lo sono a pieno titolo).
Ne viene fuori una splendida promessa: quella di una delle più belle situation comedy del fumetto giapponese. Insomma, non posso che consigliarvelo, nella speranza che, con lo sviluppo della storia, le mi e aspettative vengano confermate.
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Scritto da Cosimo Benini