Ormai sono un fenomeno dilagante, premesso che non faccio caso più di tanto ai tormentoni e alle mode, mi sembra che dall’anno scorso a oggi i miei post sponsorizzati, in merito alle escape room, siano aumentati. Il fenomeno delle escape room conta a oggi circa 8.000 nel mondo e 400 solo in Italia. Secondo Adnkronos le ricerche analizzate da Google Trends evidenziano un aumento del 60% soltanto in Italia, a dimostrazione del successo di questa attività di svago. Si rivolge non solo a ragazzi e adulti come nuovo e stimolante modo di divertirsi ingegnandosi, ma anche ad aziende che, sempre più, utilizzano le dinamiche che si creano per fare formazione al proprio team.
Le escape room sono un gioco di logica nel quale i concorrenti, una volta rinchiusi in una stanza allestita a tema (almeno dovrebbe esserlo!), devono cercare una via d’uscita utilizzando ogni elemento della struttura e risolvendo codici, enigmi, rompicapo e indovinelli. In taluni casi vi sono veri e propri attori che fanno da comparse. I giocatori sono seguiti con delle telecamere affinché – nel caso in cui non si riesca a procedere per via di un enigma particolarmente complesso – si possa decidere se opzionare un aiuto. Per poter completare con successo il gioco, i partecipanti – che solitamente variano da 2 a 6 persone – devono organizzare la fuga entro un limite di tempo prestabilito, di solito di 60 minuti. L’obiettivo dell’avventura è quello di stimolare la mente, l’intuito, la logica e, non da ultimo, il team building: la collaborazione tra tutti i partecipanti è un fattore indispensabile per risolvere gli enigmi e completare con successo il gioco.
La prima escape room è stata creata nel 2006 da un gruppo di programmatori della Silicon Valley che si è ispirato a delle opere di Agatha Christie. Successivamente il fenomeno è sbarcato in Giappone come adattamento “live action” dei videogiochi, rappresentano un’esperienza unica e irripetibile. Nel giro di pochi anni queste stanze della fuga si sono diffuse dapprima in Cina e infine in Europa, portando questo fenomeno alla ribalta mondiale.All’inizio si trattava di piccole stanze con poche opzioni, decorazioni scarne e qualche lucchetto, ora vi sono strutture dedicate molto complesse che permettono di viverlo in maniera completamente immersiva. Dal 2015, partendo da Torino, il gioco ha preso piede anche in altre città d’Italia. L’Italia può vantare anche un primato, a Milano infatti, dal dicembre 2016, è presente la più grande escape room d’Europa (il Maniac Palace). Sul finire del 2015, nel mondo si contano quasi 3 000 escape room, ciascuna delle quali viene allestita in una varietà di luoghi immaginari, pi+ o meno azzeccati: in camera tua, nella cuccia del cane, nella lettiera del gatto, al bar, dal grattacheccaro.
Eppure qualche anno fa, mentre giocavo i miei fantastici punta e clicca, che puntualmente fallivo perché mi arrendevo al walkthrough, ci pensavo. E’ fattibile realizzare una escape room in real life? All’epoca sono stata abbattuta a suon di: non è fattibile, ci vuol troppo spazio e altro che non ricordo. Il succo è che non avrebbe funzionato. Fantasia presa a fucilate ancor prima di spiccare il volo… Quindi sono qui a chiedermi: perché le mie idee geniali poi vengono sempre realizzate da qualcun altro? Sappiate che vi odio, tantissimo. E comunque qualcuno sarebbe dovuto venire a prendermi perché mi sarei persa nella mia stessa creazione.
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