La Russia ha deciso di fare sul serio: dimenticatevi di PlayStation, Xbox e Nintendo, perché adesso è il momento della console russa. Dopo aver affrontato anni di sanzioni internazionali, Mosca si è svegliata e ha pensato: “Perché non sviluppare una nostra console da gaming? Che ci serve l’Occidente quando possiamo farcela da soli?” Sì, la Russia sta puntando a mettere in piedi una macchina videoludica che non solo sfida le leggi della tecnologia, ma vuole anche dire “addio” alla dipendenza dai colossi come Sony, Microsoft e Nintendo. Un piano che si preannuncia tanto ambizioso quanto… complicato.
Il cuore pulsante di questa nuova macchina da gioco si chiama Elbrus, un processore sviluppato dal Moscow Center of SPARC Technologies. Elbrus si basa su un’architettura VLIW (Very Long Instruction Word), che teoricamente è perfetta per applicazioni aziendali e governative, ma che di certo non può competere con i mostri sacri come i processori Intel, AMD e Arm che alimentano le attuali console di punta. Insomma, se PlayStation 5, Xbox Series X/S e Switch 2 sono Ferrari, Elbrus è una utilitaria senza freni. Ma tranquilli, Mosca ha già in mente un piano: creare un ecosistema che, sebbene non in grado di rivaleggiare con le attuali potenze, punti comunque sul futuro. E magari a forza di insistere diventerà un sistema videoludico tutto suo. Ma non stiamo a fare troppo gli ottimisti.
Non contenti di tutto ciò, i geni russi hanno deciso di optare per Aurora, un sistema operativo personalizzato basato su Linux, che ospiterà solo giochi “made in Russia”. Sì, avete capito bene, non vedremo The Last of Us o Call of Duty sulle console russe. Solo titoli prodotti localmente, il che significa che ci saranno molte risate per chi si aspettava la compatibilità con giochi occidentali. E, come ciliegina sulla torta, questa scelta potrebbe anche servire a lanciare una propaganda videoludica sotto forma di giochi, utilizzando la popolarità dei videogiochi tra i giovani per spargere qualche messaggio patriottico. Perché chi non ama un po’ di intrattenimento con un pizzico di politica, giusto?
Ora, non pensate che le cose siano semplici. La Russia, purtroppo, non ha ancora il know-how e le risorse per produrre chip avanzati in casa propria, quindi è probabile che dovrà ancora dipendere dalla Cina per alcuni componenti. E, sinceramente, con tutti i blocchi economici e le difficoltà logistiche, è difficile pensare che la console russa possa competere con l’industria videoludica mondiale, almeno nel breve termine. Ma, a quanto pare, la Russia è abituata a fare le cose alla sua maniera, quindi vedremo dove li porterà questa testardaggine.
E non è tutto: mentre il governo si impegna per sviluppare una console fisica, sta anche lavorando su un altro progetto interessante, chiamato Fog Play. Si tratta di una piattaforma di cloud gaming che permetterà agli utenti russi di giocare in streaming, noleggiando risorse computazionali avanzate. Sembrerebbe una risposta alle difficoltà della console fisica, ma non pensiate che la concorrenza sia meno agguerrita. I giganti come Xbox Cloud Gaming sono già da tempo nel gioco, e la Russia dovrà fare un bel passo avanti per emergere.
E qui arriviamo al vero nodo della questione: la mancanza di una scena di sviluppo locale che possa supportare un ecosistema competitivo. Certo, ci sono alcuni studi che stanno emergendo in Russia, ma siamo lontani anni luce dalle superproduzioni occidentali e giapponesi. Creare giochi con un livello di qualità comparabile a quelli delle major richiede enormi investimenti e talenti che la Russia non ha ancora saputo attrarre. Quindi sì, è probabile che la libreria di giochi della console russa sarà piuttosto limitata nei primi anni. Non proprio il miglior modo per convincere i gamer a fare il grande salto, no?
A completare il quadro, Anton Gorelkin, vicepresidente del Comitato per la politica dell’informazione della Duma di Stato, ha fatto sapere che l’obiettivo non è solo quello di creare una console per giocare, ma anche per promuovere i giochi russi. Parole che suonano un po’ come “speriamo che questa console non faccia solo da biglietto da visita, ma che diventi anche una vetrina per il nostro fiorente mercato dei giochi”. Ma, come dire, che questa sia una sfida ardua è un eufemismo.
In definitiva, questa sfida russa nel mondo del gaming è, come dire, un tentativo coraggioso (e forse un po’ disperato) di creare una propria indipendenza tecnologica. Tuttavia, non possiamo fare a meno di pensare che, per quanto intrigante, la console russa rischia di diventare una curiosità storica. Un tentativo ambizioso che, forse, non avrà il successo sperato. Ma chi può dirlo? Magari tra qualche anno ci ritroveremo tutti a giocarci con una console russa… a meno che non diventi solo l’ennesima vittima di un sogno tecnologico che non è riuscito a decollare.
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