Egitto: Hawass verso la presidenza del Museo Egizio? Tra dubbi e maledizioni di Tutankhamon

Zahi Hawass, l’archeologo egiziano di fama internazionale, potrebbe diventare il prossimo presidente del Museo Egizio di Torino. Un nome che suscita clamore e interrogativi nel mondo dell’egittologia, tra chi lo sostiene e chi ne teme le conseguenze.

La nomina di Hawass, ex ministro delle Antichità dell’Egitto, sembra favorita dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Tuttavia, la scadenza del mandato dell’attuale presidente, Evelina Christillin, è oggetto di dibattito giuridico, con alcuni che la collocano a novembre 2024 e altri a settembre 2025.

Christillin, apprezzata per il suo impegno e la sua dedizione al museo, vorrebbe concludere il suo mandato e completare la ristrutturazione dell’istituzione in vista del Bicentenario del 2024. Un licenziamento improvviso, proprio alla vigilia di un evento così importante, potrebbe risultare ingrato e creare ulteriori tensioni.

Ma la figura di Hawass non è priva di critiche.

La sua gestione autocratica dei reperti in Egitto ha sollevato dubbi e perplessità. Le sue frequenti apparizioni pubbliche con cappello da Indiana Jones e le accuse di corruzione e spreco di denaro pubblico non depongono a suo favore.

Inoltre, la sua nomina potrebbe creare sovrapposizioni con il ruolo del direttore, Christian Greco, il cui mandato scade a fine maggio 2025. Greco, desideroso di proseguire il suo lavoro, rappresenta un punto di riferimento importante per il museo. Un tandem di due egittologi al vertice potrebbe risultare eccessivo.

Al Museo Egizio si ritiene che per la presidenza sia più adatta una figura manageriale, capace di reperire fondi dai privati e di gestire le relazioni con le istituzioni. Il tandem attuale, con Greco focalizzato sugli aspetti scientifici e Christillin su quelli amministrativi e finanziari, ha dimostrato la sua efficacia.

L’arrivo di Hawass potrebbe portare alle dimissioni di Greco, aprendo la strada a un nuovo bando per la nomina del direttore. Un scenario che potrebbe destabilizzare il museo e compromettere il suo futuro.

Un’ulteriore preoccupazione riguarda la posizione di Hawass sulla restituzione dei reperti ai Paesi di origine. La sua campagna per la restituzione della Stele di Rosetta dal British Museum potrebbe prefigurare richieste simili per altri manufatti del Museo Egizio.

Nonostante la collezione del museo sia stata in gran parte acquisita legalmente, il dibattito sulla restituzione rimane aperto. La nomina di Hawass potrebbe riaccendere questa discussione e creare tensioni con l’Egitto.

In un clima di incertezza e timore, la “maledizione di Tutankhamon”, da sempre associata a Hawass per i suoi studi sulla mummia del faraone, sembra aleggiare sul Museo Egizio. La scelta del nuovo presidente si presenta come una decisione cruciale per il futuro di questa prestigiosa istituzione culturale.

Solo il tempo dirà se Hawass sarà il leader giusto per guidare il Museo Egizio verso un futuro prospero o se la sua nomina scatenerà nuove controversie e ostacoli.

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