Il modello economico predominante, ispirato dall’Occidente e adottato globalmente, si basa su un modello lineare di “prendi-consuma-getta”, che ha portato a un’escalation del consumo e, di conseguenza, a un ampliamento del divario tra il prelievo di risorse e il loro tempo di rigenerazione. Questo modello non solo mette a rischio le risorse naturali, ma crea anche disuguaglianze globali nel modo in cui i diversi Paesi raggiungono il Giorno del Sovrasfruttamento. Esaminando le date di sovrasfruttamento per diverse regioni, emerge un quadro di disparità globale. Paesi come il Qatar, per esempio, hanno superato il limite ecologico già l’11 febbraio, seguiti da altre nazioni con alti consumi come gli Stati Uniti e il Canada, che hanno raggiunto il punto di debito ambientale rispettivamente il 15 e il 16 marzo. A livello europeo, i Paesi nordici e scandinavi come Danimarca, Belgio e Olanda hanno raggiunto il Giorno del Sovrasfruttamento tra il 16 marzo e il 1° aprile. La Svezia, pur essendo un esempio di buone pratiche ambientali, ha visto il suo giorno di overshoot il 21 aprile. In Italia, la data è caduta il 19 maggio, e questo, sebbene non sia tra i peggiori a livello globale, indica comunque un serio problema di sostenibilità.
Il contesto globale mostra che la Cina ha varcato la soglia il 1° giugno, mentre l’Australia ha fatto lo stesso già il 5 aprile. Paesi con grandi popolazioni in via di sviluppo, come il Brasile e l’Indonesia, hanno raggiunto le loro date di overshoot molto più tardi, rispettivamente il 4 agosto e il 24 novembre. Queste differenze riflettono non solo le disuguaglianze nel consumo di risorse, ma anche i diversi stadi di sviluppo economico e le diverse politiche ambientali in atto.
Le conseguenze di un modello di sviluppo non sostenibile sono drammatiche e visibili attraverso eventi climatici estremi e crisi ambientali. In Italia, le recenti esondazioni in Valle d’Aosta e la siccità devastante in Sicilia, Calabria e Puglia sono chiari indicatori dell’impatto della crisi ambientale. In particolare, la proposta della Regione Siciliana di trasferire i pesci dai laghi per utilizzarne l’acqua per l’irrigazione è una soluzione temporanea e insostenibile, che non affronta la vera radice del problema: la gestione inefficace e l’uso eccessivo delle risorse idriche.
Le critiche nei confronti delle politiche ambientali attuali, specialmente quelle che minimizzano o negano l’importanza della sostenibilità, sono particolarmente pericolose. Alcuni leader politici, da quelli di estrema destra a quelli con posizioni più moderate, stanno cercando di ridurre l’importanza delle politiche ecologiche e delle evidenze scientifiche. Questo atteggiamento di negazione e di rifiuto delle soluzioni ecologiche non solo è dannoso ma rischia di compromettere gravemente gli sforzi per un cambiamento reale e necessario. È fondamentale che il cambiamento non sia imposto dall’alto, ma che coinvolga le comunità locali in un processo partecipativo. Le soluzioni devono essere basate su un impegno collettivo e una riorganizzazione radicale dei nostri modelli di consumo e produzione. La transizione verso un’economia circolare e sostenibile deve essere facilitata dalle istituzioni pubbliche attraverso la promozione della consapevolezza civica e investimenti mirati nelle necessarie riconversioni ecologiche.
IlGiorno del Sovrasfruttamento della Terra non è solo un indicatore del nostro consumo eccessivo, ma anche una chiamata all’azione. Ignorare la gravità della situazione e continuare a perseguire politiche contrarie alla sostenibilità accelererà la crisi ecologica, mettendo a rischio il nostro futuro e quello delle generazioni a venire. È essenziale che la società, i governi e le imprese riconoscano l’urgenza di una trasformazione profonda e collettiva, per garantire un futuro in equilibrio con le capacità rigenerative del nostro pianeta.