Con il film “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, Pif segna il suo ritorno sul grande schermo dopo il promettente esordio con La mafia uccide solo d’estate e un passo falso con In guerra per amore. Questa commedia satirica, che si intreccia con elementi fantascientifici, non solo offre una riflessione pungente sui temi più attuali della nostra società, ma si presenta anche come un’opera cinematografica dalla scrittura intelligente e dallo stile incisivo, che mescola risate e amarezze, commozione e critica sociale.
La trama si svolge in un futuro non troppo lontano, dove Arturo, un manager aziendale in crisi, diventa vittima di un sistema tecnologico che travolge la sua vita. L’azienda in cui lavora sviluppa un algoritmo che valuta l’utilità dei dipendenti, e Arturo si ritrova a essere licenziato all’improvviso, proprio quando il suo lavoro sembrava essere la chiave per il suo successo. A quasi cinquant’anni, senza prospettive di carriera, viene abbandonato dalla compagna Lisa, che lo lascia a causa di un test sull’affinità di coppia. Questo test, che dovrebbe aiutarli a comprendere meglio la loro relazione, diventa l’emblema di una società sempre più dominata da app e algoritmi che decidono la vita delle persone.
In un tentativo di adattarsi alla dura realtà del lavoro moderno, Arturo accetta un impiego come ciclofattorino per la multinazionale Fuuber, un’azienda che si avvale di un sistema basato sulla valutazione e sfruttamento dei propri lavoratori. Qui, Arturo viene gettato in un mondo di solitudine, disillusione e sfruttamento, dove la sua vita viene controllata da una tecnologia che sembra ridurlo a una pedina di un gioco ben più grande. Ma la vera svolta nella sua vita arriva quando si iscrive a un programma che promette di abbinare persone reali a ologrammi di personaggi virtuali attraverso un’app, e incontra Stella, una donna che inizialmente appare come un’entità digitale, ma che si rivela essere una persona reale, impiegata da Fuuber.
La trama si dipana tra la ricerca di un legame umano autentico e la lotta contro un sistema che riduce le persone a meri numeri, un tema che viene esplorato con la tipica ironia e il cinismo di Pif. Il suo personaggio di Arturo è un uomo che, spinto dal bisogno di trovare un senso alla sua vita, si imbarca in una corsa contro il tempo per fuggire dal controllo della società e per ricongiungersi con Stella. La critica sociale del film diventa palpabile quando, attraverso il paradosso dell’algoritmo, Pif mostra come le persone siano costrette a vivere in un mondo dove le loro scelte sono sempre più determinate da terzi, dalle aziende e dalla tecnologia.
Nonostante un cast che inizialmente potrebbe sembrare una scelta azzardata, con Fabio De Luigi nei panni del protagonista Arturo e Ilenia Pastorelli nel ruolo di Stella, la loro interpretazione aggiunge profondità e autenticità alla storia. La commedia diventa così un mix di riflessione e leggerezza, dove i momenti di umorismo si alternano a quelli di critica sociale, rendendo il film mai banale e sempre attuale.
Il lavoro di regia di Pif è straordinario nel mescolare commedia e satira, creando un universo in cui le risate si mescolano a una sensazione di disagio profondo. La scelta del titolo del film, che richiama una frase pronunciata da Andrea Camilleri, non è casuale: “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” esprime l’essenza di un film che riflette sulla nostra incapacità di reagire ai cambiamenti sociali e tecnologici che ci sovrastano. La critica all’eccessivo controllo tecnologico sulla nostra vita è evidente, e la riflessione sulle nuove forme di lavoro precario e sfruttamento è al centro della narrazione.
Uno degli aspetti più interessanti del film è l’omaggio a Playtime di Jacques Tati, una delle fonti d’ispirazione dichiarate da Pif. Come il film di Tati, anche “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” gioca con l’idea di un futuro distopico, dove la tecnologia e il capitalismo sembrano aver preso il sopravvento sull’essere umano. La sceneggiatura, che si ispira al concetto di Candido e alla critica sociale del collettivo I Diavoli, offre uno spunto per riflettere sulle distorsioni della società moderna e sul nostro ruolo all’interno di essa.
Le riprese del film, che si sono svolte tra Roma, Milano, Torino e Mumbai nel 2019, contribuiscono a creare un’atmosfera internazionale, sottolineando la globalizzazione e l’uniformità di un mondo che sembra non lasciare scampo agli individui. Il film è stato distribuito dalla Sky Italia ed è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2021, per poi essere distribuito sui canali Sky Cinema a partire dal 29 novembre dello stesso anno.
Con “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, Pif offre una riflessione amara e lucida sulla direzione che sta prendendo la nostra società, ma lo fa con un occhio attento alla commedia e alla satira. Il film ci invita a non essere semplici spettatori passivi di un futuro che sembra sempre più inevitabile, ma a riflettere e a ripensare il nostro ruolo in un mondo dove la tecnologia, pur portando vantaggi, rischia di soffocare la nostra libertà e umanità. Una visione inquietante, ma anche piena di speranza, che ci lascia con un’amara riflessione sul controllo dei dati sensibili e sulla perdita di libertà nel mondo odierno.
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