Il mondo di Dylan Dog è sempre stato uno specchio oscuro e labirintico del nostro, dove gli incubi prendono forma tangibile e il confine tra vivi e morti si confonde in modi inquietanti. Ma nella saga distopica de Il pianeta dei morti, concepita dalla mente geniale di Alessandro Bilotta, questo specchio si frantuma completamente, rivelando un paesaggio in cui l’umanità stessa barcolla sull’orlo dell’estinzione. È un mondo in cui Dylan Dog, non più il giovane e ribelle investigatore del soprannaturale, ma un uomo ormai in piena mezza età, si confronta non solo con i mostri, ma anche con l’amara disillusione che accompagna il tempo e la perdita.
L’ottavo e ultimo capitolo di questa serie rivoluzionaria, Una risata vi resusciterà , uscirà il 27 settembre, sia nelle librerie che nelle fumetterie di tutta Italia. Promette di essere un’avvincente conclusione di un arco narrativo che ha ridefinito i confini dell’horror nella scena dei fumetti italiani.
In Una risata vi resusciterà , Dylan Dog si ritrova in un mondo in decadenza afflitto da una misteriosa epidemia che trasforma gli umani in morti viventi. Questo non è il Dylan che conosciamo dalla serie originale; non è la figura vivace che affronta il soprannaturale con umorismo ironico e una mente interrogativa. Qui, è un uomo logorato dalla lotta incessante, la sua fede nella sua missione e nella possibilità di redenzione erosa da anni di lotta in un mondo in cui la morte non è la fine, ma l’inizio di un diverso tipo di orrore.
Il riflettore di questo capitolo è puntato su Waldo Wilkinson, un artista di cabaret il cui destino si intreccia con quello di Dylan in modo profondo e inquietante. L’esistenza di Waldo, frammentata in innumerevoli vite, diventa un simbolo dell’assurdità e della tragedia di un mondo impazzito. Attraverso i suoi occhi, vediamo il riflesso distorto di una società che, di fronte alla sua imminente fine, si trasforma in una risata, non come una cura, ma come un grido disperato e vuoto nell’oscurità.
La narrazione di Bilotta è una lezione magistrale di come fondere il terrore esistenziale con il grottesco. La sua visione di un mondo che ha perso la strada, dove i confini tra vita e morte si sono dissolti in una foschia torbida di disperazione, è tanto agghiacciante quanto stimolante. La scelta di un comico come figura centrale di questa narrazione è un colpo di genio, che sottolinea la sottile linea tra tragedia e commedia, tra vivi e non morti. Waldo Wilkinson non è solo un personaggio; è una testimonianza della resilienza e dell’assurdità dello spirito umano, anche, o forse soprattutto, di fronte all’annientamento.
Questo volume finale rivisita anche il primo racconto di Il pianeta dei morti , offrendo ai lettori un contrasto toccante tra l’inizio e la fine del viaggio di Dylan attraverso questo mondo spezzato. È un ritorno alle radici della saga, ma visto attraverso la lente di tutta l’oscurità e la saggezza accumulate lungo il cammino. La prefazione, scritta dallo stesso Bilotta, porta il titolo evocativo “Vivere è far vivere l’assurdo” , ovvero “Vivere è far vivere l’assurdo”. Dà il tono a ciò che verrà: una meditazione sull’assurdità della vita e della morte, della speranza e della disperazione.
L’opera d’arte, come sempre, completa la narrazione con le sue linee e ombre nette ed evocative che sembrano sanguinare dalla pagina. Ogni riquadro è una finestra su un mondo che è allo stesso tempo alieno e spaventosamente familiare, dove i resti del passato si aggrappano disperatamente a un futuro che sembra non esistere più. Il linguaggio visivo di Il pianeta dei morti è sempre stato uno dei suoi aspetti più avvincenti e questo capitolo finale non delude.
Mentre Dylan Dog: Il pianeta dei morti 8 – Una risata vi resusciterà arriva sugli scaffali, lo fa con il peso di una saga che ha osato porre domande scomode ed esplorare gli angoli più oscuri della psiche umana. È una conclusione appropriata per una storia che ha spinto Dylan Dog ai suoi limiti e oltre, costringendolo a confrontarsi non solo con gli orrori dei non morti, ma con la realtà ancora più terrificante di un mondo che ha perso la sua anima.
Per i fan della serie, questo è un momento agrodolce. La conclusione di Il pianeta dei morti non è solo la fine di una storia, ma la chiusura di un capitolo nella lunga e leggendaria storia di uno dei personaggi dei fumetti più iconici d’Italia. È una testimonianza del potere duraturo di Dylan Dog che, persino in un mondo invaso dai non morti, la sua ricerca di verità e significato risuoni così profondamente.
In un mondo in cui l’orrore è spesso ridotto a mero spettacolo, la saga di Bilotta ci ricorda che i mostri più terrificanti non sono quelli che si nascondono nell’ombra, ma quelli che portiamo dentro di noi. E mentre Dylan Dog affronta la sua resa dei conti finale, siamo lasciati a riflettere sulla domanda fondamentale: in un mondo in cui la morte ha perso il suo significato, cosa significa veramente vivere?
Dylan Dog: Il pianeta dei morti 8 – Una risata vi resusciterà non è solo un fumetto; è un requiem per un mondo che ha smarrito la strada e un inquietante promemoria che a volte l’unico modo per affrontare l’oscurità è riderle in faccia.