DVB-I VS DVB-T2: qual è il futuro del Digital Video Broadcasting in Italia?

Negli ultimi anni l’evoluzione tecnologica ha portato alla ribalta nuove soluzioni che promettono di rivoluzionare il modo in cui fruiamo della televisione grazie alle innovazioni del Digital Video Broadcasting (DVB). Tra queste, spicca il DVB-I, un sistema innovativo che potrebbe sostituire il DVB-T2 prima ancora che quest’ultimo entri a regime. In questo articolo esploreremo i motivi che stanno spingendo verso questa transizione, le potenzialità del DVB-I e le implicazioni per il futuro del broadcasting in Italia.

L’Evoluzione del Digital Video Broadcasting: dal DVB-T al DVB-T2

Il DVB-T, o digitale terrestre, ha rappresentato per molti anni la spina dorsale della trasmissione televisiva in Italia. Con l’introduzione del DVB-T2, si è cercato di migliorare l’efficienza e la qualità del segnale, permettendo la trasmissione di un numero maggiore di canali in alta definizione. Il DVB-T2, infatti, utilizza tecniche di compressione avanzate e modulazioni più efficienti, promettendo un significativo aumento della capacità trasmissiva.

Nonostante queste promesse, l’implementazione del DVB-T2 ha incontrato diverse difficoltà, soprattutto legate alla necessità di adeguamento tecnologico da parte degli utenti. Molte famiglie italiane, infatti, hanno dovuto sostituire i vecchi decoder o acquistare nuovi televisori compatibili, un processo che ha richiesto tempo e investimenti. Inoltre, la transizione al DVB-T2 ha coinciso con il refarming della banda 700 MHz, riservata alle reti 5G, riducendo lo spettro disponibile per il broadcasting televisivo e costringendo a una riorganizzazione delle frequenze.

Il DVB-I: Una Nuova Frontiera per la Televisione

In questo scenario, il DVB-I si è affacciato come una soluzione innovativa e potenzialmente rivoluzionaria. Il DVB-I, acronimo di Digital Video Broadcasting – Internet, rappresenta un’evoluzione della tradizionale trasmissione terrestre, combinando la facilità d’uso del DVB-T con le enormi potenzialità dello streaming su IP. Questo nuovo standard consente di trasmettere contenuti televisivi attraverso Internet, offrendo una serie di vantaggi rispetto al DVB-T2.

Uno dei principali punti di forza del DVB-I è la capacità di funzionare anche in assenza di segnale terrestre, un aspetto cruciale nelle aree rurali o in situazioni di emergenza. Inoltre, il DVB-I mantiene la familiarità dell’esperienza di zapping tipica del digitale terrestre, con tempi di latenza estremamente ridotti, paragonabili a quelli del DVB-T. I test condotti da Mediaset hanno dimostrato che il cambio di canale avviene in circa tre secondi, un risultato sorprendente per una trasmissione su IP.

Un altro aspetto rilevante è la compatibilità del DVB-I con le smart TV di recente produzione. Molti produttori stanno già rilasciando aggiornamenti software per rendere le proprie TV compatibili con questo nuovo standard, un processo che dovrebbe accelerare nei prossimi mesi. La facilità di implementazione e la compatibilità con le tecnologie esistenti rendono il DVB-I una soluzione particolarmente attraente per i broadcaster.

Il Ruolo del Geoblocking e la Sfida del Digitale Terrestre

Uno degli elementi distintivi del DVB-I è l’uso del geoblocking, una tecnologia che limita l’accesso ai contenuti in base alla posizione geografica dell’utente. Questa funzionalità è particolarmente utile per la diffusione di canali locali, poiché consente di determinare con precisione l’area di copertura e di garantire che i contenuti siano accessibili solo agli spettatori autorizzati. Tuttavia, la gestione del geoblocking potrebbe rivelarsi una sfida, soprattutto nel caso dei canali locali, dove l’area di diffusione via IP potrebbe non coincidere perfettamente con quella coperta dal segnale terrestre.

Nonostante queste sfide, il DVB-I è visto con favore dai broadcaster, poiché offre una serie di vantaggi rispetto alle soluzioni attuali. Ad esempio, l’uso degli LCN (Logical Channel Numbers), che consentono di assegnare un numero di canale univoco a ogni trasmissione, è regolamentato a livello nazionale. Questo crea una barriera contro i giganti del web e le piattaforme OTT (Over-the-Top), che altrimenti potrebbero sfruttare le nuove tecnologie per entrare in maniera incontrollata nel mercato televisivo.

L’utilizzo degli LCN nel DVB-I potrebbe quindi anticipare una forma di prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale, ponendo un freno allo strapotere delle piattaforme OTT e garantendo che i contenuti di interesse nazionale abbiano sempre un posto di rilievo sul telecomando degli utenti.

Il Futuro del Broadcasting: DVB-I o DVB-T2?

La domanda che molti si pongono è quale sarà il futuro del broadcasting in Italia. Il DVB-I sembra avere tutte le carte in regola per diventare il successore naturale del DVB-T2, offrendo una soluzione più flessibile e adatta alle esigenze moderne. Tuttavia, la transizione non sarà immediata e comporterà una serie di sfide tecniche e regolamentari.

Il successo del DVB-I dipenderà in gran parte dalla capacità dei produttori di smart TV di rilasciare rapidamente gli aggiornamenti software necessari e dall’efficacia delle autorità di regolamentazione nel gestire l’assegnazione degli LCN e il geoblocking. Inoltre, sarà fondamentale il ruolo dell’Agcom e delle autorità europee, che potrebbero intervenire per garantire che il DVB-I venga adottato in modo coordinato e armonizzato in tutta l’Unione Europea. Il DVB-I rappresenta dunque una svolta epocale nel mondo del broadcasting televisivo. Con la sua capacità di coniugare la tradizione del digitale terrestre con le potenzialità dello streaming, potrebbe effettivamente relegare il DVB-T2 a una soluzione di backup, ponendosi come il nuovo standard per la trasmissione televisiva in Italia e, probabilmente, nel resto d’Europa. Tuttavia, il successo di questa transizione dipenderà dalla capacità dell’industria di adeguarsi rapidamente e di superare le sfide tecniche e regolamentari che si presenteranno lungo il cammino.

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