Dorohedoro è un manga che, nel corso degli anni, è riuscito a conquistare una nicchia di lettori appassionati e a lasciare un’impronta indelebile nel panorama delle opere dark fantasy. Scritto e disegnato da Q Hayashida, questo titolo si distingue non solo per la sua trama intrigante, ma anche per la sua estetica visiva unica, che riesce a mescolare il grottesco e l’assurdo con un mondo ricco di regole e mitologie complesse. La storia ruota attorno a Cayman, un uomo con la testa di alligatore, la cui vita è segnata da un misterioso incidente che lo ha trasformato in quella strana creatura. Immune alla magia e privo di memoria, Cayman dà inizio a una disperata ricerca per scoprire chi lo ha trasformato e come tornare alla sua forma umana.
La città di Hole, dove la vicenda si svolge, è un luogo oscuro e pericoloso, un ambiente che riflette perfettamente il tono del manga. Questo mondo degradata è il regno degli esseri umani, costretti a subire le angherie degli stregoni provenienti da un’altra dimensione, che esercitano il loro potere su di loro come se fossero cavie per esperimenti magici. All’opposto, c’è il mondo degli stregoni, che vivono in un universo parallelo più pulito e sofisticato, ma altrettanto intriso di disuguaglianze sociali. La dicotomia tra questi mondi e le tensioni che ne derivano sono una delle chiavi narrative di Dorohedoro, che riesce a intrecciare temi di vendetta, amicizia, evoluzione sociale e ingiustizia in un’unica trama complessa.
Quello che rende Dorohedoro particolarmente affascinante è la sua capacità di esplorare i confini morali tra il bene e il male. Non esistono vere e proprie figure di “eroi” o “villaini” in questa storia, ma personaggi estremamente sfaccettati, che spesso si trovano a compiere scelte discutibili, ma sempre motivate da motivi personali, di vendetta o di sopravvivenza. La caratterizzazione dei protagonisti è uno dei punti di forza del manga, e Hayashida riesce a renderli incredibilmente umani, nonostante la loro natura bizzarra o mostruosa. Cayman, la cui testa di alligatore rappresenta il suo misterioso passato e il suo status di “fuori posto”, è un personaggio tanto misterioso quanto empatico, grazie alla sua determinazione e alla sua ricerca della verità.
A fianco di Cayman c’è Nikaido, un altro personaggio fondamentale, la cui doppia identità da cuoca e strega contribuisce a rendere la trama ancora più intrigante. Il suo rapporto con Cayman è uno degli aspetti più interessanti del manga, poiché tra i due c’è un legame profondo che trascende la semplice alleanza. Il loro dinamico interplay è arricchito dalla presenza di un cast di personaggi secondari altrettanto unici, tra cui stregoni, demoni e altri esseri dalle caratteristiche straordinarie. La loro interazione, tra momenti di violenza e sfoghi di ironia, aggiunge una dimensione di umorismo nero che contrasta perfettamente con l’atmosfera cupa del manga.
L’universo narrativo di Dorohedoro è costruito con una cura dei dettagli che si percepisce fin dai primi capitoli. Il manga non si limita a raccontare una storia di vendetta, ma sviluppa una mitologia complessa che abbraccia diverse dimensioni, ognuna con le proprie regole e gerarchie. Hayashida non fornisce subito tutte le risposte ai suoi lettori, ma svela gradualmente la verità dietro il mistero di Cayman, mantenendo alta la curiosità e stimolando una costante tensione narrativa. Questo è uno degli aspetti che rende Dorohedoro una lettura affascinante: la progressione lenta ma costante verso la risoluzione, che culmina in un finale soddisfacente e senza lasciare domande in sospeso.
Nonostante la trama avvincente, alcuni lettori potrebbero trovare alcune sequenze ripetitive, specialmente quelle in cui i personaggi muoiono e risorgono. Questi momenti, a volte, rischiano di appesantire il ritmo della storia, ma nonostante ciò, il manga riesce comunque a mantenere il suo fascino. L’eccessivo ricorso alla morte e alla resurrezione può sembrare una strategia di trama un po’ ripetitiva, ma alla fine, questa ripetitività non inficia il valore complessivo dell’opera.
Un altro punto cruciale che merita di essere sottolineato è lo stile grafico di Hayashida. Il suo tratto distintivo, che si allontana dallo stile classico dei manga, conferisce al suo lavoro una qualità quasi “sporca”, con linee e dettagli volutamente imprecisi, che contribuiscono a creare l’atmosfera di decadimento e disperazione che permea la città di Hole. Le sue scene di lotta sono dinamiche e piene di energia, ma è soprattutto la sua capacità di rappresentare l’oscurità e la macabra bellezza del mondo che ha creato che colpisce. Tuttavia, un piccolo appunto riguarda l’edizione italiana del manga, che purtroppo non include le pagine a colori presenti nell’edizione originale giapponese. Questo piccolo dettaglio potrebbe far perdere un po’ di intensità visiva, in quanto le immagini a colori sono una parte fondamentale dell’estetica di Dorohedoro.
Dorohedoro è un’opera unica, che mescola sapientemente elementi di fantasy, horror, e umorismo nero in un universo ricco di sfumature e complessità. Non è solo un manga per gli amanti del dark fantasy, ma per chiunque voglia immergersi in una storia intrigante, che va oltre il semplice concetto di bene contro male. Con la sua narrazione avvincente, la sua caratterizzazione dei personaggi e il suo stile grafico inconfondibile, Dorohedoro si è affermato come uno dei manga più interessanti e sottovalutati degli ultimi anni. Chiunque decida di intraprendere questa lettura non rimarrà deluso: si troverà davanti a una perla rara, una storia che, pur non essendo conosciuta come altri titoli di culto, merita sicuramente di essere riscoperta.