Oggi, grazie ai progressi della biotecnologia e dell’ingegneria genetica, il dodo potrebbe avere una seconda chance.
La società Colossal Biosciences, specializzata nella de-estinzione, ovvero il processo di generare organismi che assomigliano o sono identici a specie estinte, ha annunciato una partnership con la Mauritian Wildlife Foundation, un’organizzazione ambientalista che si occupa della conservazione della biodiversità di Mauritius. L’obiettivo della collaborazione è quello di “resuscitare” il dodo, utilizzando il metodo del genome editing, che consiste nel modificare il DNA di una specie vivente per renderla simile a una specie estinta. Il materiale genetico del dodo è stato ricostruito a partire da resti subfossili conservati in musei e collezioni private. Il colombo delle Nicobare è stato scelto come specie donatrice, in quanto parente più prossimo del dodo. Le cellule germinali del colombo delle Nicobare sono state modificate con il sistema CRISPR/Cas9, uno strumento molecolare in grado di tagliare e inserire sequenze di DNA in modo preciso e controllato. Le cellule germinali modificate sono state poi trasferite in un embrione di pollo, che funge da incubatore. Il passo successivo sarà quello di verificare se le cellule germinali possano dare origine a spermatozoi e ovuli capaci di fecondarsi e generare un dodo.
Il progetto Dodo ha una duplice finalità: da un lato, dimostrare la fattibilità e l’efficacia delle tecniche di de-estinzione, che potrebbero essere applicate anche ad altre specie di uccelli scomparse o minacciate; dall’altro, contribuire alla conservazione dell’ecosistema di Mauritius, che potrebbe beneficiare del ritorno del dodo. Il CEO e co-fondatore di Colossal, Ben Lamm, ha dichiarato che il ritorno del dodo potrebbe creare “ottimismo per la conservazione”, in un’epoca in cui il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la politica rendono le cose senza speranza. Gli ambientalisti della Mauritian Wildlife Foundation hanno sostenuto che reintrodurre il dodo potrebbe portare vantaggi per l’ecosistema delle isole, dato che, secondo la loro esperienza, la protezione e il ripristino degli habitat, iniziata con la salvaguardia di una specie, porta a una tutela più generale delle isole. Tuttavia, il progetto Dodo non è privo di sfide e critiche. Alcuni scienziati e filosofi hanno sollevato dubbi sull’etica e la sostenibilità della de-estinzione, sottolineando i rischi di impatto ecologico, di perdita di diversità genetica, di conflitto con le specie native e di responsabilità morale verso gli animali resuscitati. Inoltre, il progetto Dodo richiede risorse economiche, tecnologiche e umane considerevoli, che potrebbero essere destinate ad altre priorità ambientali. Infine, il dodo che verrà ottenuto dal progetto Dodo non sarà esattamente identico al dodo originale, ma una sua approssimazione basata sulle conoscenze attuali. Pertanto, il termine de-estinzione potrebbe essere fuorviante, in quanto implica la possibilità di riportare in vita una specie nella sua interezza genetica, comportamentale e fisiologica.
In conclusione, il progetto Dodo è un esempio di come la scienza possa offrire nuove opportunità per la conservazione della natura, ma anche di come tali opportunità siano accompagnate da sfide e dilemmi. Il dodo, simbolo dell’estinzione causata dall’uomo, potrebbe diventare anche un simbolo della speranza per il futuro della biodiversità. Tuttavia, per realizzare questa speranza, è necessario un approccio responsabile, precauzionale e partecipativo, che coinvolga tutte le parti interessate e valuti attentamente i pro e i contro della de-estinzione.