Un’arma contro i disturbi specifici dell’apprendimento: Dino, il videogioco di Paperbox
In Italia, si stima che almeno un alunno per classe sia affetto da disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), ma non tutti ricevono una diagnosi tempestiva. Per colmare questo divario, due giovani imprenditori, Giacomo Pratesi e Francesco Trovato, hanno fondato Paperbox, una piattaforma digitale che facilita l’identificazione precoce dei DSA e supporta lo sviluppo cognitivo attraverso soluzioni innovative.
L’intuizione che ha dato vita a Paperbox
L’idea nasce dall’incontro tra Pratesi, laureato in fisica, e Trovato, laureato in ingegneria industriale, durante il programma di venture building Vento di Exor Ventures. “Abbiamo notato un’opportunità per migliorare l’assistenza ai bambini con DSA attraverso soluzioni gamificate e digitali”, raccontano i cofondatori. Da questa intuizione è nato Dino by Paperbox, un videogioco che permette di identificare precocemente i disturbi specifici dell’apprendimento.
Come funziona Dino by Paperbox
Paperbox offre agli specialisti la possibilità di utilizzare Dino tramite abbonamento, supportando l’identificazione precoce dei DSA e il monitoraggio dei progressi dei bambini. A partire da settembre, i servizi saranno estesi anche alle scuole, con progetti di screening personalizzati per ogni istituto.
Dino si presenta come un videogioco coinvolgente, che propone una serie di sfide ispirate ai test cartacei, ma con un approccio fortemente gamificato. “Al termine del percorso, lo specialista riceve sulla piattaforma una valutazione dettagliata del risultato e il punteggio del bambino”, spiegano Pratesi e Trovato.
Un gioco per l’identificazione precoce, non una diagnosi
Il gioco analizza i fattori di rischio dei DSA, ma non ha valore diagnostico perché viene somministrato prima dei sette anni, età in cui la diagnosi non è ancora possibile. Tuttavia, Dino rappresenta un importante strumento per fornire tempestivi indicazioni agli insegnanti e alle famiglie, in modo divertente e scalabile.
Il team e i partner di Paperbox
La startup ha già coinvolto professionisti e istituzioni di ricerca di prestigio, tra cui il Digital Medicine & Health del Policlinico Gemelli di Roma, il Politecnico di Torino e l’Università inglese di Warwick. Un team di dieci persone lavora al fianco di Paperbox, con il sostegno di importanti partner come Vita, digital health accelerator, Alice Ravizza e il suo family office, GeneRa, I3P del Politecnico di Torino, l’Associazione Italiana Dislessia e Microsoft for Startups.
La mission di Paperbox: abbattere le barriere in ambito pediatrico
“La nostra missione è abbattere le barriere di accessibilità legate alla salute pediatrica”, affermano con determinazione i due fondatori. “Lavorare in questo settore, soprattutto con i bambini, richiede un approccio completo che tenga conto di molteplici punti di vista per garantire un’azione capillare ed efficiente. Ci siamo concentrati sull’accessibilità come principio guida, ma siamo consapevoli della necessità di ottenere risultati tangibili e un impatto reale sulla vita delle persone per poter considerare il nostro lavoro davvero soddisfacente”.
Un futuro ricco di sfide e obiettivi per Paperbox
Le stime epidemiologiche indicano che fino al 12% dei bambini può essere affetto da DSA. Tuttavia, solo il 5,4% degli studenti italiani ha ricevuto una diagnosi nel 2020/2021, pari a circa 325mila bambini. “Sebbene sia un passo avanti rispetto agli anni precedenti, c’è ancora molto da fare”, commentano Pratesi e Trovato. “Stiamo concludendo un round di finanziamento per avviare le attività di commercializzazione di Dino by Paperbox e ottenere la certificazione come dispositivo medico. I prossimi mesi saranno cruciali per il nostro sviluppo, e continueremo a cercare investitori per sostenere la nostra crescita”.