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Digiblast – Personal Media Center: Quando Il “Personal” Diventa Un Fallimento

Qualche mese fa, una nuova console portatile si è affacciata sul mercato con l’intento di rubare la scena a mostri sacri come il Nintendo DS e la PSP. Parliamo del Digiblast – Personal Media Center, un prodotto che sembra frutto di un incontro in cui ognuna delle tre aziende coinvolte – Nikko Europe, Grey Innovation e Vivid Imaginations – ha messo il suo mattone, ma il risultato finale assomiglia più a un castello di sabbia che a una console destinata a fare storia.

Il Digiblast si propone come una macchina da gioco, ma non si limita a quello: con l’aggiunta di alcune cartucce, puoi anche guardare cartoni animati in formato RealPlayer. E non è finita, perché grazie a un altro add-on – perché, si sa, un vero prodotto tech ha bisogno di almeno un paio di accessori in più – puoi anche trasferire file MP3 dal PC per ascoltarli tramite l’altoparlante mono integrato.  Immagina di ascoltare della musica con un altoparlante che sembra uscito da una radio da 5 euro. Non proprio un concerto per le tue orecchie.

E, come se non bastasse, con un altro add-on puoi collegare la console alla TV. Ma, attenzione, la qualità dei giochi su schermo è talmente bassa che quasi ti dimentichi che stai guardando un gioco. Se pensi di poter risolvere la situazione con una risoluzione decente, beh… ti aspetta una piccola finestra sullo schermo che ti farà rimpiangere di non aver comprato un vero dispositivo. E sì, la mini finestra rimarrà la tua fedele compagna per il resto dell’esperienza.

Lanciata a un prezzo di 90 euro – un cifra che può sembrare quasi un affare – il Digiblast tenta di inserirsi nel già competitivo mercato delle console portatili. Ma quando ti trovi a fare i conti con il Nintendo DS e la PSP, è chiaro che il mercato è già stato monopolizzato dai colossi. E il risultato? Pochissime unità vendute, un dato che dimostra quanto il prodotto sia riuscito a entrare nel cuore del pubblico: praticamente nessuno.

Le caratteristiche tecniche non aiutano certo. Lo schermo da 2.7 pollici con 4096 colori sembra più un esperimento artistico che un’esperienza videoludica degna di questo nome. Il “ghosting” che appare durante i giochi, accompagnato da una fastidiosa dominante viola che se ne va piano piano, ti fa domandare se non sia il caso di allenare la vista piuttosto che divertirsi. E se pensi di usarla per guardarti un cartone animato, potrai farlo, ma solo grazie a un piedistallo che ti permette di tenerla in piedi. Peccato che, probabilmente, ti stancherai prima di vedere qualcosa di davvero interessante.

Nonostante una campagna pubblicitaria che ha visto il mitico DJ Francesco come testimonial (perché, ammettiamolo, chi non ama DJ Francesco?), la console non riesce a decollare in nessun modo. Complice anche qualche problema di approvvigionamento delle cartucce nello scorso natale, il Digiblast non è mai riuscito a catturare davvero l’attenzione del pubblico, con il suo potenziale non sfruttato al massimo.  Digiblast è la prova che, nel mondo della tecnologia, non basta mettere insieme tante funzioni per avere successo. È una console che ti dice: “Ok, puoi fare un po’ di tutto… ma perché dovresti volerlo fare?”

Redazione

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