Nel panorama cinematografico contemporaneo, in cui le produzioni indipendenti sembrano moltiplicarsi e sempre più spesso sfidano le convenzioni narrative e stilistiche, Death of a Unicorn emerge come una proposta singolare che promette di scuotere le aspettative del pubblico. Diretto e scritto da Alex Scharfman, il film si preannuncia come una commedia nera che sa mescolare il grottesco e l’assurdo con un’ironia tagliente, ma anche con una forte componente di horror e una critica sociale sotterranea. In particolare, il marchio A24, celebre per la sua capacità di proporre opere provocatorie e fuori dagli schemi, sembra aver trovato in Death of a Unicorn un terreno fertile per l’ennesimo racconto che sfida i limiti tra il reale e l’immaginario.
La trama del film, pur nella sua apparente semplicità, si evolve in un territorio disturbante, affrontando temi che spaziano dal rapporto umano con la natura fino alla moralità in un contesto di crescente cinismo. Elliot, interpretato da Paul Rudd, e sua figlia Ridley (Jenna Ortega), si trovano coinvolti in un incidente stradale mentre sono diretti a un vertice con il loro capo, Dell Leopold (Richard E. Grant). Durante il viaggio, i due investono accidentalmente un unicorno, una creatura mitologica che, apparentemente moribonda, nasconde ben più di quanto sembri. Il corno dell’unicorno, infatti, possiede incredibili proprietà curative, in grado di guarire malattie devastanti come il cancro. Questo elemento magico diventa il fulcro del conflitto: la famiglia Leopold, composta da figure ambiziose e senza scrupoli, decide di impadronirsi dell’unicorno per sfruttarlo come una fonte di guadagno illimitato. Tuttavia, quando la compagna dell’unicorno arriva per vendicare la morte del suo compagno, la situazione precipita in una spirale di violenza che minaccia di consumare chiunque abbia osato trarre vantaggio da questa scoperta soprannaturale.
La narrazione si inserisce con naturalezza in quel genere che viene definito “dark comedy”, ovvero una commedia dai toni cupi che gioca con l’assurdità e il grottesco. Death of a Unicorn si diverte a mettere in scena il paradosso della mercificazione della purezza e della magia, rappresentate da un unicorno che, da simbolo di speranza, viene brutalmente sfruttato come una merce da vendere. Il film, in effetti, non si limita a raccontare una storia assurda di creature mitologiche e vendette sovrannaturali, ma si fa portavoce di una riflessione più profonda sul nostro rapporto con la natura e con la scienza, sull’egoismo umano e sulle sue inclinazioni a sfruttare tutto ciò che lo circonda per scopi egoistici, spesso senza considerare le conseguenze delle proprie azioni.
In questo contesto, l’umorismo del film non è mai gratuito, ma serve a sottolineare l’incoerenza e l’arroganza dell’uomo di fronte all’ignoto, come nel caso della scoperta di una creatura che, sebbene dotata di poteri straordinari, viene trattata come una fonte di guadagno e potere. Il film, pur nell’inevitabile escalation di violenza e orrore, riesce a mantenere una componente ironica che amplifica il contrasto tra l’assurdità della situazione e la serietà della riflessione sottesa.
Il cast, senza dubbio uno dei punti di forza di questa produzione, riesce a donare una notevole profondità ai personaggi, grazie alle performance di attori di grande calibro. Paul Rudd, da sempre abile nel combinare comicità e dramma, interpreta un Elliot che è un padre ben intenzionato, ma incapace di resistere alla tentazione del guadagno facile e del potere. La sua è una figura che oscilla tra l’umorismo e la tragedia, mentre cerca di fare la cosa giusta, ma si ritrova spesso sopraffatto dagli eventi. Jenna Ortega, che negli ultimi anni si è distinta per il suo ruolo in Wednesday, porta sullo schermo una giovane figlia idealista, che cerca di fermare la folle corsa verso la distruzione. La sua interpretazione è convincente e offre un contrasto interessante con quella di Rudd. Richard E. Grant, che in molti ricorderanno per la sua capacità di interpretare personaggi eccentrici, dà vita a Dell Leopold, un magnate affascinante ma moralmente ambiguo, che incarna perfettamente il cinismo e la spietatezza del suo ruolo. La presenza di Will Poulter, Téa Leoni, Anthony Carrigan, Sunita Mani e Jessica Hynes arricchisce ulteriormente la pellicola, creando un ensemble perfetto per il tipo di narrazione che Scharfman ha in mente.
Dal punto di vista produttivo, il film ha dovuto affrontare diverse difficoltà, tra cui la coincidenza con lo sciopero degli attori di Hollywood, ma la peculiarità della situazione di A24, che non faceva parte della coalizione di produttori coinvolti nello sciopero, ha permesso di proseguire senza interruzioni. Le riprese, avvenute in Ungheria, contribuiscono a dare al film un’atmosfera straniante, che amplifica il contrasto tra la realtà e l’elemento fantastico che permea la storia, creando un effetto visivo che risulta tanto inquietante quanto affascinante.
La colonna sonora, firmata dal leggendario John Carpenter insieme a suo figlio Cody e a Daniel Davies, rappresenta un altro punto di forza del film. La musica, in perfetto stile Carpenter, è tanto inquietante quanto suggestiva, riuscendo a entrare in sintonia con l’atmosfera di tensione che permea il racconto. Le sonorità contribuiscono a creare un ambiente surreale e minaccioso, capace di amplificare le emozioni del pubblico, e si sposano perfettamente con il tono del film. Il trailer del film, che ha visto la luce nel dicembre del 2024, presenta una versione della celebre “Good Vibrations” dei Beach Boys, che, pur sembrare in contrasto con la natura cupa del film, sottolinea con ironia il gioco tra l’assurdo e l’inquietante che è alla base di tutta la narrazione.
Death of a Unicorn rappresenta l’ennesima incursione di A24 in un territorio bizzarro e irriverente, e le aspettative sono alte. Il film non si limita a essere una semplice commedia nera, ma scava in profondità, affrontando temi complessi e inquietanti che mettono in discussione il nostro rapporto con la natura e con la scienza. Con una trama che si sviluppa tra il grottesco e l’horror, il film è destinato a fare parlare di sé e a conquistare un pubblico affamato di storie che non si accontentano di restare nei confini del convenzionale. La fusione di umorismo nero, critica sociale e un pizzico di fantastico lo rende un titolo imperdibile per chi cerca qualcosa di diverso e provocatorio nel panorama cinematografico del 2025.
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