DanMachi – È sbagliato cercare di incontrare ragazze in un Dungeon? (conosciuto anche come Familia Myth) è uno degli anime più intriganti, eppure controversi, degli ultimi anni. Tratto dalle light novel di Fujino Ōmori e con i disegni di Suzuhito Yasuda, questo titolo è riuscito a conquistare un vasto pubblico grazie alla sua miscela di fantasy, azione, commedia e, ovviamente, un po’ di fanservice. La prima stagione dell’anime, prodotta da J.C. Staff e trasmessa in Giappone tra aprile e giugno del 2015, ha dato vita a un vero e proprio fenomeno, che ha visto crescere la popolarità della serie con ben cinque stagioni, numerosi adattamenti manga e film.
Nel mondo di DanMachi, una misteriosa e pericolosa struttura chiamata dungeon domina la città di Orario. Qui, avventurieri come il protagonista Bell Cranel si immergono in un labirinto di mostri, trappole e insidie, spinti dalla voglia di guadagnare ricchezze e fama. L’accesso al dungeon è regolato da un sistema che obbliga gli avventurieri a unirsi a una Familia, una sorta di gilda capitanata da una divinità che offre poteri, risorse e protezione. Bell, giovane e inesperto, si unisce alla Familia di Hestia, una dea minore che, pur non essendo particolarmente potente, si dimostra affettuosa e protettiva nei suoi confronti.
La dinamica tra Bell e Hestia è uno degli aspetti più interessanti della serie. Bell, un ragazzo di soli 14 anni, inizia la sua avventura con il sogno di diventare forte abbastanza da attirare l’attenzione di Ais Wallenstein, una delle più potenti avventuriere, che incontra durante le sue prime esperienze nel dungeon. Sebbene la sua motivazione iniziale sembri piuttosto superficiale e legata a un interesse romantico, la sua crescita nel corso della serie dimostra che la sua ricerca va ben oltre il semplice desiderio di conquistare l’attenzione di Ais. Bell evolve, affrontando sfide che rivelano una crescita personale, anche se talvolta alcune delle scelte narrative sembrano piuttosto prevedibili.
Il viaggio di Bell, però, non è solo una corsa verso il miglioramento fisico. La serie, infatti, si concentra anche sullo sviluppo dei suoi rapporti interpersonali. La Familia non è solo un gruppo di avventurieri, ma una vera e propria famiglia. Hestia, la dea protettiva, non è una figura da idolatrare solo per il suo aspetto fisico, ma per il suo carattere forte e affettuoso. I membri della Familia si sostengono a vicenda in un ambiente che è, prima di tutto, un rifugio emotivo per Bell, dove si costruiscono legami e amicizie.
Dal punto di vista dei combattimenti, DanMachi non brilla per originalità o per la profondità delle strategie, ma riesce comunque a intrattenere con scene d’azione dinamiche. Bell, infatti, possiede una particolare abilità che gli consente di salire di livello molto più velocemente degli altri avventurieri. Questa caratteristica lo porta ad affrontare nemici sempre più forti mentre esplora i vari piani del dungeon. Sebbene le battaglie non siano esattamente memorabili, esse servono a sostenere la crescita del protagonista, che diventa più forte non solo fisicamente, ma anche emotivamente.
Uno degli aspetti più affascinanti di DanMachi è il modo in cui tratta le relazioni interpersonali e le motivazioni dei personaggi. Le divinità, pur essendo immortali, sono limitate nei loro poteri nel mondo dei mortali e devono seguire rigide regole, come quella che impedisce loro di intervenire direttamente nel dungeon. Questo aggiunge un’ulteriore dimensione al racconto, poiché le divinità non possono salvare i loro avventurieri in difficoltà, ma devono lasciare che i membri della loro Familia si facciano strada da soli, un tema che arricchisce la narrazione.
In un anime che non si fa mancare il fanservice, DanMachi riesce a trovare un equilibrio tra l’intrattenimento visivo e la crescita dei personaggi. Sebbene alcuni momenti siano pensati per soddisfare il pubblico maschile, questi non soffocano l’evoluzione della trama o dei protagonisti. Hestia, ad esempio, non è solo una “deessa giovane e carina”, ma una figura tridimensionale che riesce a farsi apprezzare per la sua personalità protettiva e la sua forza.
Le animazioni, curate dallo studio J.C. Staff, sono di alta qualità. Le scene di combattimento, pur non eccezionali dal punto di vista della coreografia, sono animate in modo fluido, mentre il design dei personaggi e delle creature del dungeon è ben curato e affascinante. Le ambientazioni, sebbene non siano particolarmente spettacolari, riescono a creare un’atmosfera vivace e coinvolgente che si adatta bene alla narrazione.
Infine, DanMachi solleva riflessioni sulla natura dell’eroismo e sulle motivazioni che spingono un personaggio come Bell a intraprendere un’avventura così pericolosa. Bell non è un eroe straordinario né un predestinato, ma un giovane che, con determinazione e impegno, cresce e affronta le difficoltà per proteggere chi ama e guadagnare il rispetto di chi lo circonda. In un mondo di divinità, mostri e poteri sovrannaturali, Bell emerge come un eroe umano, la cui forza risiede non tanto nei suoi poteri, ma nella sua costante volontà di migliorarsi.
La prima stagione di DanMachi si rivela così un’introduzione a un mondo ricco di potenziale, con personaggi ben costruiti e una trama che mescola momenti di azione, crescita personale e fanservice. Sebbene la serie non spicchi per originalità, riesce comunque a intrattenere con una storia che sa appassionare grazie alla sincerità dei suoi personaggi, in particolare Bell, che, nonostante la sua natura “classica”, riesce a conquistare gli spettatori con il suo percorso di evoluzione. Se siete pronti a entrare nel dungeon, DanMachi è un viaggio che merita sicuramente di essere fatto.
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