L’autore di questo manga, Q Hayashida, ha un tratto inconfondibile che mi richiama alla mente le bozze dei quadri fatti con il carboncino; un tratto carico d’irregolarità, ma allo stesso tempo che definisce molto bene l’immagine. L’uso sapiente delle imperfezioni, dello sporco e del tratteggio, crea una complessa trama di chiaroscuri e d’immagini cariche di decadenza. Una scelta in perfetta contrapposizione con la semplicità del protagonista, che definirei quasi “innocente”, giacché non persegue diabolici intenti, ma la semplice sopravvivenza.
Come per Dorohedoro, il suo lavoro precedente, Q Hayashida si diletta nell’uso di personaggi, situazioni e riferimenti legati al mondo dei demoni, della morte e dell’occulto ma solo per rielaborarli in una chiave tutta sua. In Dai Dark l’ambientazione è certamente futuristica, i pianeti, le astronavi e l’immensità dello spazio sono il palcoscenico in cui Sanko, il protagonista di questa storia, racconta la sua vita.
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Q Hayashida è solito lasciare molte cose in sospeso, senza spiegare bene i come ed i perché di quello che succede in quel momento, per poi riprendere in seguito ed approfondire la storia durante gli eventi che aspettano i nostri protagonisti nel loro futuro. Questa scelta rende il racconto spesso nebuloso, ma sprona anche il lettore ad immaginare ed ipotizzare una risposta ai come ed ai perché lasciati in sospeso.
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Scritto da MarcoF
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