Nel vasto panorama dell’animazione giapponese, il lungometraggio “Cyborg 009 vs. Devilman”, uscito nel 2015, rappresenta un evento significativo, una fusione di due universi narrativi iconici. Diretto da Jun Kawagoe e scritto da Tadashi Hayakawa, questo film è un tributo ai fan delle storiche saghe di Shōtarō Ishinomori e Gō Nagai, celebrando il cinquantesimo anniversario di “Cyborg 009”. Entrambi i titoli sono giunti in Italia tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, un periodo in cui molti giovani telespettatori si sono appassionati a questi personaggi, che continuano a vivere nel cuore di intere generazioni.
La trama di “Cyborg 009 vs. Devilman” si sviluppa in un contesto post-bellico, in cui i cyborg, guidati dal dottor Gilmore, devono affrontare una nuova e inquietante realtà: l’esistenza di demoni che infestano Tokyo. Nel frattempo, Devilman, il cui alter ego è Akira Fudo, si trova a combattere il micidiale demone Jinmen. Qui, i destini di Akira e Joe Shinamura, il cyborg 009, si incrociano in un modo carico di tensione e conflitto. La minaccia si intensifica ulteriormente con l’intervento del dottor Adams, scienziato di Spettro Nero, che risveglia una nuova generazione di cyborg, costringendo i protagonisti a unire le forze contro un nemico comune. Questa dinamica di conflitto e alleanza è uno dei tratti distintivi del crossover, ma sfortunatamente non sempre si traduce in una narrazione coesa.
Sebbene la storia presenti alcuni spunti interessanti, la trama appare talvolta abbozzata, con personaggi secondari che faticano a emergere da uno schema stereotipato. Le motivazioni dei villain, purtroppo, possono sembrare risibili e poco convincenti, limitando l’impatto emotivo degli scontri. Tuttavia, il carisma di Devilman riesce a brillare in ogni scena, mettendo in evidenza la complessità del suo personaggio e la sua lotta interiore. Nonostante le carenze, l’incontro tra il mondo nichilista di Devilman e l’ideale eroico dei cyborg è affrontare con una certa maestria, senza compromettere completamente l’essenza di nessuno dei due universi.
La regia di Kawagoe, pur essendo funzionale, non si distingue per innovazione. La sceneggiatura di Hayakawa, purtroppo, mostra segni di semplificazione e talvolta risulta poco sviluppata. Tuttavia, le sequenze d’azione brillano, presentando combattimenti frenetici e ben coreografati che catturano l’attenzione dello spettatore. La colonna sonora, realizzata dallo storico gruppo JAM Project, accompagna le immagini con un’energia travolgente, creando momenti memorabili che rimangono impressi nella mente.
Il doppiaggio italiano, per quanto generalmente di buona qualità, presenta alcuni alti e bassi. Voci di spicco, come quella di Marcello Merluzzo nel ruolo di Ryo Asuka, riescono a trasmettere l’intensità richiesta, mentre altre interpretazioni possono risultare meno incisive. Nonostante questi cali di qualità, il cast riesce a dare vita ai personaggi con dignità, mantenendo intatto il loro fascino originale.
“Cyborg 009 vs. Devilman” si presenta come un prodotto imperfetto ma capace di offrire un’ora e mezza di intrattenimento per i fan delle due saghe. La realizzazione tecnica e artistica mostra notevoli alti e bassi, ma il fascino dei personaggi e la loro iconografia riescono a catturare l’attenzione degli spettatori, rendendo questo speciale un appuntamento imperdibile per gli appassionati. Nonostante le sue debolizze, il lungometraggio riesce a unire universi diversi, esprimendo il potere evocativo dei miti giapponesi che continuano a contenere generazioni di fan in tutto il mondo. La magia dei crossover vive in questo incontro epico, dimostrando che, quando due leggende si scontrano, il risultato è sempre affascinante.