Con questo piccolo speciale, vogliamo descrivervi tre generi molto diversi tra loro, Cyberpunk, Dieselpunk e Steampunk, di cui la definizione crea però estrema confusione tra il pubblico di “non appasionati”. Tre estetiche diverse che descrivono tre fantascienze estremamente eterogenee corrispondendo a tre riferimenti storici assai diversi tra loro.
Il termine cyberpunk è tendenzialmente associato al curatore editoriale di fantascienza Gardner Dozois, riconosciuto come colui che lo rese popolare nella letteratura, anche se nel 1983 Bruce Bethke pubblicò il suo racconto Cyberpunk e il termine venne coniato per indicare quel sottogenere della fantascienza in cui sono presenti i moti di ribellione dei protagonisti che si uniscono a un immaginario cibernetico. Nel racconto di Bethke con “cyberpunk” si indicavano adolescenti coinvolti in alcuni crimini informatici. Tra gli esponenti più noti troviamoWilliam Gibson, per i racconti e romanzi innovativi dal punto di vista stilistico e delle tematiche, e Bruce Sterling, per l’elaborazione teorica.
Nel cyberpunk i protagonisti sono individui solitari, ai confini della società che agiscono in un futuro distopico, dove il quotidiano è influenzato dalla tecnologia. Nelle città vivono esseri dal corpo e dalla mente modificati ed è sempre possibile accedere a un database. Il cyberpunk si è reso fautore del rinnovamento della fantascienza allontanandosi dal suo concetto più mainstream e si caratterizza per la grande varietà di fonti da cui attinge per l’elaborazione del proprio immaginario, un clima culturale molto favorevole alle ibridazioni di generi. Queste visioni sono spesso associate a particolari interpretazioni del romanticismo ma uno dei temi centrali è rappresentato dal rapporto che emerge tra l’essere umano e la tecnologia, che tende ad esprimersi nel rapporto con il corpo umano, mostruoso o, in modo aggiornato, cyborg.
Anche lo Steampunk attinge alla fantascienza, rappresentando un filone della narrativa fantastica fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all’interno di un’ambientazione storica, spesso l’Ottocento e in particolare la Londra vittoriana dei romanzi di Conan Doyle e H. G. Wells. Le storie steampunk descrivono un mondo anacronistico in cui armi e strumentazioni vengono azionate dalla forza motrice del vapore. Un modo per descrivere l’atmosfera steampunk è riassunto nello slogan “come sarebbe stato il passato se il futuro fosse arrivato prima”. Il termine steampunk è nato alla fine degli anni ottanta come una variante scherzosa di cyberpunk. Sembra che il termine steampunk sia stato coniato dallo scrittore di fantascienza K. W. Jeter, che stava cercando di trovare una parola unica per definire le opere di Tim Powers , James Blaylock e per le proprie di ambientazione ottocentesca, che imitavano le convenzioni della fantascienza dell’epoca come La macchina del tempo di H. G. Wells. L’opera che ha diffuso la consapevolezza del genere tra gli appassionati di fantascienza, tuttavia, è spesso considerata La macchina della realtà (1990) scritta da William Gibson e Bruce Sterling.
Dieselpunk è un genere simile che combina l’estetica della tecnologia a base “diesel”, tipica del periodo tra le due guerre e negli anni ’50, con la tecnologia retro-futuristica e la sensibilità postmoderna così come nello Steampunk. Il termine è stato coniato nel 2001 dal game designer Lewis Pollak per descrivere il suo gioco di ruolo Children of the Sun, da quel momento il termine è stato applicato a varie arti visive, musica, film, fiction e ingegneria. Come è facile intuire, il nome “dieselpunk” è anch’esso un derivato del genere fantascientifico cyberpunk degli anni ’80; il suffisso “-punk” allegato al nome è rappresentativo della natura controculturale del genere per quanto riguarda la sua opposizione all’estetica contemporanea. C’è abbastanza confusione tra le estetiche tipiche Steampunk e quelle Dieselpunk, anche l‘autore Scott Westerfeld (2009) qualifica il suo lavoro come steam nonostante il fatto che la tecnologia che descriva dipenda dai motori diesel; per l’autore, la prima guerra mondiale è la linea di confine in cui la modernità passa dall’essere ottimista all’essere pessimista, proprio in quel fazzoletto di anni, che ha cambiato per sempre la storia umana, si cela il limite concettuale tra Steampunk e Dieselpunk! Jennifer McStotts considera i due generi come cugini stretti definendo lo steam come focalizzato sull’era vittoriana e il cambiamento di tecnologia derivante dall’industrializzazione, al contrario il Dieselpunk combina le influenze estetiche e di genere del periodo di entrambe le guerre mondiali; una valutazione ripresa anche dal celebre accademico Gary K. Wolfe che distingue i due generi dalla loro epoca di ambientazione.