Nel cuore della Basilicata, arroccato su una collina della provincia di Matera, sorge Craco, un antico borgo medievale il cui fascino spettrale lo ha reso una delle destinazioni più suggestive d’Italia. Abbandonato nel 1963 a causa di una frana, Craco è oggi un simbolo del potere inarrestabile della natura e della fragilità della presenza umana. Le sue strade deserte, gli edifici in rovina e l’atmosfera sospesa nel tempo offrono uno spettacolo unico, che ha conquistato l’immaginario collettivo e ha attratto turisti e cineasti da tutto il mondo. Ma la storia di Craco va oltre il suo abbandono: è una narrazione che affonda le radici in secoli di conquiste, lotte e trasformazioni.
Le Origini Antiche e Bizantine di Craco
Le prime testimonianze della presenza umana a Craco risalgono all’VIII secolo a.C., con il ritrovamento di alcune tombe che indicano come l’area fosse abitata sin da tempi remoti. Durante l’epoca della Magna Grecia, è probabile che Craco abbia offerto riparo ai coloni greci di Metaponto, i quali si spostarono verso l’entroterra per sfuggire alle malattie che imperversavano lungo la costa.
Il borgo di Craco vide poi l’influenza bizantina, quando, nel X secolo, monaci italo-bizantini si stabilirono nella regione, introducendo nuove tecniche agricole e favorendo lo sviluppo urbano. Il nome del borgo, originariamente “Graculum” (che significa “piccolo campo arato”), appare per la prima volta nei documenti del 1060, quando Craco venne affidato all’autorità dell’arcivescovo Arnaldo di Tricarico.
L’Epoca Normanna e Sveva: Una Fortezza di Potere
Craco raggiunse una maggiore rilevanza durante il periodo normanno, quando il feudo passò nelle mani di Erberto tra il 1154 e il 1168. In questo periodo furono costruite le principali strutture difensive del borgo, tra cui la torre normanna, che ancora oggi domina il paesaggio. Questa fortificazione aveva un’importanza strategica, poiché controllava la valle tra i fiumi Cavone e Agri, un passaggio cruciale per gli eserciti dell’epoca.
Durante il regno di Federico II di Svevia, Craco diventò un centro militare chiave, in grado di monitorare i movimenti nella regione. La sua posizione elevata e la presenza della torre offrivano un vantaggio tattico per il controllo del territorio circostante.
Espansione e Decadenza: Dalla Feudalità al Brigantaggio
Nel corso dei secoli, Craco si espanse ulteriormente, arricchendosi di palazzi nobiliari come Palazzo Maronna e Palazzo Grossi, che testimoniano l’importanza raggiunta dal borgo nel XV secolo. Tuttavia, come molti altri borghi del sud Italia, anche Craco visse momenti di difficoltà durante l’epoca feudale e i moti rivoluzionari.
Nel 1799, un giovane studente crachese, Innocenzo De Cesare, partecipò alla rivolta della Repubblica Napoletana contro il regime borbonico, dando vita a una breve ma violenta sommossa. Più tardi, durante il periodo post-unitario, Craco divenne teatro delle scorribande delle bande di briganti che imperversavano in Basilicata, tra cui la famigerata armata di Carmine Crocco.
Il Dramma della Frana e l’Abbandono Definitivo
Il destino di Craco cambiò drasticamente negli anni Sessanta del Novecento. A partire dal 1963, il borgo iniziò a spopolarsi a causa di una frana che rendeva sempre più insicuro il vivere quotidiano. Le infrastrutture idriche e fognarie moderne, introdotte nel borgo, furono probabilmente la causa scatenante di questo evento disastroso. La frana, infatti, destabilizzò l’equilibrio geologico della collina su cui sorgeva Craco.
Gli abitanti, costretti ad abbandonare le proprie case, si trasferirono in un nuovo insediamento a valle, conosciuto come Craco Peschiera. L’alluvione del 1972 e il devastante terremoto del 1980 resero impossibile un eventuale ritorno nel borgo antico. Oggi, le rovine di Craco sono monitorate da sensori sismici che ne garantiscono una certa stabilità, anche se il borgo rimane un luogo disabitato.
Craco Oggi: Un Paese Fantasma tra Turismo e Cinema
Nonostante il suo abbandono, Craco è riuscito a mantenere intatto il suo fascino. Nel 2010, il borgo è stato inserito nella lista dei monumenti da salvaguardare della World Monuments Fund, un riconoscimento che ha contribuito a rilanciare l’interesse per questa località. Oggi, Craco è una meta turistica molto apprezzata, grazie alla sua atmosfera misteriosa e allestimenti di percorsi guidati che permettono di esplorare le sue strade deserte e gli edifici diroccati.
La sua bellezza malinconica ha anche attirato l’industria cinematografica: Craco è stato scelto come set per film di grande risonanza, come “La Passione di Cristo” di Mel Gibson e “Quantum of Solace” della serie di James Bond. Le immagini del borgo in rovina, avvolto dalla nebbia e dal silenzio, creano un’ambientazione perfetta per racconti epici e drammatici.
Un Eterno Monumento alla Fragilità Umana
Craco, oggi conosciuto come uno dei borghi fantasma più suggestivi d’Italia, è un promemoria della forza inarrestabile della natura. Mentre i suoi abitanti furono costretti ad abbandonare le loro case a causa della frana, lo spirito del borgo vive ancora tra le sue pietre e nelle leggende che lo circondano.
Ogni visitatore che attraversa le sue strade deserte viene colto da un profondo senso di rispetto e meraviglia di fronte a questo luogo sospeso nel tempo, che sembra raccontare una storia di resistenza e sopravvivenza. Craco è più di un semplice borgo abbandonato: è una testimonianza silenziosa di un passato vibrante e di un futuro strappato, ma mai dimenticato. Le sue rovine continuano a parlare, e il loro eco risuona ancora forte tra le colline della Basilicata.
Foto di copertina di Maurizio Moro5153 – Opera propria, CC BY-SA 4.0