Il 21 febbraio 1981, in Giappone, è una data che segnò l’inizio di un fenomeno che avrebbe influenzato profondamente la cultura popolare non solo in Asia, ma anche in Occidente. È in questo giorno che molti considerano la nascita del cosplay, un concetto che sarebbe esploso nel corso del decennio successivo, diventando un fenomeno globale. Tutto ebbe inizio in occasione dell’uscita del primo film della saga Mobile Suit Gundam, quando migliaia di giapponesi si radunarono davanti ai cinema delle principali città nipponiche, vestiti come i personaggi della serie. Questo evento, inaspettato e imponente, suscitò l’interesse dei media, che iniziarono a discutere della nascita di un nuovo fenomeno sociale in Giappone, che da quel momento avrebbe preso il nome di “cosplay”.
A più di quarant’anni dalla sua nascita, il cosplay continua a rappresentare una pratica che consiste nell’indossare costumi che ritraggono personaggi riconoscibili da manga, anime, videogiochi e altre opere della cultura popolare. Sebbene le sue radici siano saldamente ancorate nel mondo orientale, il cosplay ha travalicato i confini geografici, conquistando anche i fan occidentali. Se inizialmente il fenomeno era circoscritto all’universo dei fumetti, negli ultimi anni si è esteso ai videogiochi, prendendo come modelli di riferimento titoli iconici come Naruto e Final Fantasy.
Il termine “cosplay” nasce come contrazione di due parole inglesi: “costume” e “play”, che insieme indicano un gioco di interpretazione e travestimento. Cosplay, quindi, non è solo una questione di indossare abiti, ma di impersonare con accuratezza il proprio personaggio preferito. Non si tratta di un semplice travestimento, ma di una vera e propria performance che richiede un impegno nella ricostruzione dei dettagli fisici e comportamentali dei personaggi. In Giappone, i cosplayers si ritrovano settimanalmente nel quartiere di Harajuku, a Tokyo, per esibire le proprie creazioni, attirando l’attenzione sia di appassionati che di curiosi.
Una delle principali peculiarità del cosplay giapponese è la capacità di “materializzare” personaggi fantastici che altrimenti esisterebbero solo nell’immaginazione o su uno schermo. In contrasto con altre forme di fanatismo, come quello dei fan di Star Trek, il cosplay giapponese non si limita a riprodurre personaggi dal vivo, ma fa un passo oltre, creando un ponte tra il mondo della fantasia e la realtà. E sebbene il fenomeno abbia preso piede principalmente grazie a manga e anime, con il tempo si è esteso anche ad altri universi, come quello della letteratura e dei film occidentali. Così, accanto a personaggi di Gundam o Dragon Ball, oggi vediamo cosplayers che interpretano eroi di Harry Potter o dei Signori degli Anelli.
Accanto alla creazione dei costumi, il cosplay include un altro aspetto fondamentale: la performance. Non è sufficiente indossare il costume, ma è necessario incarnare anche le caratteristiche comportamentali del personaggio. A volte, i cosplayers si esibiscono in scenette che riproducono dialoghi o azioni tipiche dei loro personaggi, corredate da effetti sonori e accessori che rendono l’esperienza ancora più immersiva. Questa performance, benché meno comune in Giappone, ha guadagnato popolarità in altre parti del mondo, dove è diventata una parte fondamentale delle competizioni e degli eventi cosplay.
Il cosplay, dunque, si inserisce in una cornice più ampia di pratiche culturali che vanno oltre il semplice “fandom” (passione per un’opera), rappresentando un vero e proprio fenomeno socio-culturale. Come sottolinea Henry Jenkins, il cosplay fa parte di quella che lui definisce “cultura della convergenza”, un processo che unisce diversi media, generi e pratiche, dando vita a una cultura partecipativa. I fan, un tempo visti come soggetti alienati dalla cultura dominante, oggi sono protagonisti di un cambiamento che li vede passare da semplici consumatori di contenuti a creatori e trasformatori della cultura stessa.
L’antropologo Pierre Bourdieu aveva parlato di come i fan siano in grado di “rielaborare” i prodotti della cultura di massa, dando vita a una “economia culturale ombra”. Questa capacità di creare e distribuire contenuti permette ai cosplayers e ai fan di diventare veri e propri opinion maker, in grado di influenzare le tendenze e le scelte delle industrie culturali. Questo dinamismo culturale, oggi alimentato dai nuovi media e dalle piattaforme digitali, ha permesso ai fan di creare una rete globale, capace di supportarsi a vicenda e di sostenere la crescita del cosplay come fenomeno di massa.
Oggi, quasi 45 dopo la sua nascita, il cosplay è ben lontano dall’essere una mera imitazione di manga, anime o videogiochi. È diventato un fenomeno socio-culturale globale, che coinvolge milioni di appassionati e che continua a evolversi, adattandosi alle nuove tendenze e alle nuove tecnologie. Dalla semplice passione per un personaggio, il cosplay è diventato una vera e propria espressione artistica e una pratica di socializzazione che unisce persone di tutto il mondo, dimostrando che la cultura popolare non è più solo un prodotto da consumare, ma un terreno fertile per la creatività e l’innovazione.
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