Il nuovo Codice della Strada, approvato definitivamente al Senato, è entrato in vigore il 14 dicembre 2024, portando con sé numerose novità. Tra le modifiche più rilevanti, spicca l’inasprimento delle pene per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti. Ma non è tutto: il Codice introduce anche sanzioni più severe per chi utilizza il cellulare alla guida, un’abitudine che ormai è diventata troppo diffusa.
D’ora in poi, usare lo smartphone mentre si è al volante potrebbe costare molto caro. Le multe per chi viene sorpreso a maneggiare il telefono durante la guida variano tra i 250 e i 1000 euro, e la patente verrà sospesa per una settimana. Se la persona ha meno di dieci punti sulla patente, la sospensione aumenta a due settimane. Ma se si tratta di una recidiva, la sanzione cresce ulteriormente: la multa può arrivare fino a 1.400 euro e la sospensione della patente può arrivare fino a tre mesi, addirittura sei mesi se l’uso del telefono causa un incidente o la perdita di controllo di un altro veicolo. Inoltre, i punti tolti possono variare da otto a dieci, un impatto significativo per la sicurezza stradale e per chi si permette di distrarsi mentre guida.
Una delle novità che ha suscitato maggiori polemiche riguarda i controlli durante i posti di blocco. Oltre a verificare la patente, il libretto e l’assicurazione, ora le forze dell’ordine possono chiedere agli automobilisti di mostrare anche il loro cellulare, per controllare le conversazioni su WhatsApp. Questa misura ha scatenato un’ondata di indignazione, con molti che vedono in essa una violazione della privacy. Nonostante le proteste, la legge non lascia spazio a rifiuti: chi non collabora rischia sanzioni legali ancora più severe.
Ma perché le forze dell’ordine dovrebbero ispezionare le chat su WhatsApp? Le autorità giustificano questa misura come un modo per individuare eventuali comunicazioni che potrebbero ostacolare i controlli stradali, come gli avvisi sui posti di blocco o sugli autovelox. Se da un lato alcuni ritengono che il cellulare debba rimanere un bene privato, dall’altro si sottolinea come la sicurezza pubblica debba prevalere, portando a un dibattito su quanto sia giusto sacrificare la privacy per il bene collettivo.
La situazione appare quasi surreale: seppure il controllo dei cellulari possa sembrare una misura eccessiva, sembra che, per evitare multe salate, gli automobilisti non possano far altro che accettarla. La questione della privacy è diventata un tema caldo, ma di fronte al rischio di finire nei guai con la legge, molti potrebbero decidere che il sacrificio di un po’ della propria privacy è il male minore.
Inoltre, le forze dell’ordine hanno giustificato i controlli anche con la necessità di monitorare gruppi WhatsApp dove gli automobilisti si scambiano informazioni su posti di blocco, autovelox e telecamere. Sebbene una chat privata tra amici o parenti possa sembrare innocua, i gruppi dedicati a queste segnalazioni potrebbero configurarsi come una violazione dell’articolo 45 del Codice della Strada, con multe che vanno da 825 a 3.305 euro. Gli agenti hanno la discrezione di valutare la gravità di ogni caso, ma è chiaro che l’uso di WhatsApp per “evadere” i controlli stradali potrebbe diventare un problema serio per chiunque si trovi coinvolto.