Nel vasto mondo di One Piece, tra le mille sfumature di pirateria, emerge la ciurma di Bellamy, un gruppo che rappresenta il distacco dalla tradizione e l’abbraccio a un’ideologia pragmatica. Capitanata da Bellamy, detto “La Iena”, la ciurma non sogna tesori leggendari o avventure epiche: crede fermamente nella “Nuova Era”, dove l’unico scopo è accumulare ricchezze tangibili, deridendo i sognatori che si aggrappano ancora al romanticismo della “vecchia pirateria”.
La storia della ciurma inizia nella ricca città di Nortis, un luogo talmente confortevole e opulento che per loro diventa insopportabilmente noioso. Così, Bellamy e i suoi decidono di lasciare la vita agiata e si trasformano in pirati. Il loro viaggio li porta presto a intrecciare il destino con Donquijote Do Flamingo, per il quale diventano sottoposti, almeno finché le cose non iniziano a precipitare. Dopo una sonora sconfitta per mano di Rufy e l’uscita dalle grazie di Do Flamingo, Bellamy e i suoi giungono a Skypiea. Qui la ciurma viene completamente annientata, ma Bellamy riesce a recuperare una colonna d’oro, un dono per il suo ex capo che tuttavia lo accoglie solo come subordinato.
Bellamy, La Iena
Bellamy è il cuore e l’anima della sua ciurma. Giovane, arrogante e spietato, incarna il cinismo della “Nuova Era”. La sua carriera pirata inizia con una taglia di 55 milioni di berry, che sale a 195 milioni dopo il salto temporale. L’incontro con Rufy avviene sull’isola di Jaya, dove Bellamy si prende gioco del capitano dei Mugiwara e dei suoi compagni Zoro e Nami, umiliandoli senza ricevere alcuna reazione. Ma la situazione cambia drasticamente quando Bellamy attacca Montblanc Cricket e i suoi alleati Mashira e Orangutan per impossessarsi del loro oro. A quel punto Rufy decide di rispondere e lo sconfigge con un singolo, potente pugno, segnando la fine della sua arroganza e decretando il suo esilio dalla cerchia di Do Flamingo.
Due anni più tardi, Bellamy riappare al Colosseo di Dressrosa, dove partecipa al torneo organizzato da Do Flamingo. Dopo essere eliminato, riceve l’ordine di uccidere Rufy, ma il suo spirito vacilla. Questo momento di esitazione lo rende il bersaglio di Dellinger, inviato da Do Flamingo per eliminarlo. Manipolato come una marionetta dal suo vecchio capitano, Bellamy è costretto ad affrontare ancora Rufy, subendo una nuova sconfitta. Dopo il crollo del regime di Do Flamingo, Bellamy fugge dall’isola insieme ai Mugiwara, congedandosi da Rufy e segnando una svolta nella sua vita.
Nelle miniavventure successive, scopriamo che Bellamy ha abbandonato la pirateria per reinventarsi come artigiano. Si dedica alla tintura di merci su un’isola famosa per questa attività, concentrandosi in particolare sulla creazione di Jolly Roger, i vessilli simbolici dei pirati.
Bellamy deve parte del suo successo (e delle sue disfatte) al frutto del diavolo Paramisha Coil Coil, o Bane Bane no Mi, che gli permette di trasformare il suo corpo in molle. Questo potere gli consente di lanciarsi contro i nemici con velocità e forza straordinarie, ma non è bastato a tener testa a Rufy e ai suoi sogni.
Curiosità per gli appassionati di storia: il nome di Bellamy è un omaggio al celebre pirata del XVIII secolo, Samuel Bellamy. Per i fan dell’anime, sappiate che è doppiato in giapponese da Wataru Takagi e in italiano da Gabriele Calindri, con Claudio Beccari che presta la voce in un episodio speciale.
Con Bellamy, Oda ci regala un personaggio complesso e sfaccettato, un simbolo della disillusione che si scontra con la forza dei sogni.
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