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La Chiesa di Santa Maria in Publicolis: Un Tesoro Storico nel Cuore di Roma

Nel cuore del Ghetto ebraico di Roma, in via dei Falegnami, si erge la suggestiva Chiesa di Santa Maria in Publicolis, un angolo di storia e arte che racchiude secoli di cambiamenti e tradizioni. Un tempo conosciuta come Santa Maria in Publico, questa chiesa vanta una posizione privilegiata in un contesto urbano che conserva l’antico fascino delle vicinanze con la “Porticus Minucia Frumentaria”, un edificio romano destinato alla distribuzione del grano gratuito, o “frumentum publicum”, ai cittadini che ne avevano diritto. La chiesa, che oggi conserva il suo nome attuale, deve gran parte della sua identità all’antica famiglia Santacroce, che ne è stata la fondatrice. Si narra che i Santacroce vantassero una discendenza prestigiosa, risalente al console romano Publio Valerio Publicola, che combatté contro il re etrusco Porsenna, aggiungendo un tocco di nobiltà alla storia di questo luogo sacro.

La chiesa si presenta con una facciata elegante e articolata, suddivisa in tre ordini. Nella parte inferiore, due colonne doriche inquadrano il portale d’ingresso, sormontato da un affresco e da un timpano spezzato che enfatizzano la semplicità e la maestosità dell’edificio. Due paraste laterali affiancano il portale, creando una simmetria perfetta che si riflette nell’armonia generale della facciata. Il secondo ordine è caratterizzato da un finestrone centrale, anch’esso sormontato da un timpano spezzato, mentre il terzo ordine si distingue per una vetrata colorata che si inserisce elegantemente nel contesto architettonico. Soprattutto, la croce che svetta sulla parte superiore della chiesa simboleggia la sacralità di questo luogo di culto, dedicato alla Vergine Maria.

L’interno della chiesa è un ambiente intimo e suggestivo, dominato dalla semplicità della navata unica. Lungo le pareti si aprono due cappelle per lato, ospitando numerosi monumenti funebri e lastre tombali che raccontano la storia della famiglia Santacroce. In particolare, è straordinario il monumento funebre dedicato a Scipione Publicola di Santacroce, duca di Sangemini e principe di Oliveto, realizzato dal celebre artista Giovanni Battista Maini, che raffigura un’importante figura della famiglia. Le tombe e le lapidi, risalenti al XV secolo, testimoniano l’importanza che la famiglia Santacroce ha avuto nella storia della chiesa e di Roma.

La famiglia Santacroce, che ha avuto una presenza costante a Roma sin dal Medioevo, ha sempre svolto un ruolo rilevante nella città. Originaria del rione S.Angelo, i Santacroce si distinsero per il loro carattere combattivo e turbolento, coinvolti in numerose guerre baronali e risse, in particolare con i rivali della famiglia Margani. Le vicissitudini che li portarono all’esilio nel 1478, ordinato da Papa Sisto IV, segnarono un capitolo difficile per la famiglia, ma fu con l’arrivo al soglio pontificio di Innocenzo VIII che i Santacroce poterono ritornare a Roma, ristabilendo la loro posizione. Non molto dopo, nel 1501, Antonio Santacroce costruì il palazzetto che ancora oggi si affaccia su via dei Falegnami, sui resti delle abitazioni distrutte durante l’esilio.

Nel corso dei secoli, i Santacroce si affermarono sempre più nel panorama sociale e politico romano, con membri della famiglia che ricoprirono ruoli importanti come senatori e conservatori. Ma il loro apice fu raggiunto con la presenza di ben quattro cardinali, tra cui spicca la figura di Prospero Santacroce, noto per aver introdotto a Roma l’uso del tabacco, che inizialmente fu chiamato “Erba Santacroce”. L’edificio che ospita la famiglia, il palazzetto Santacroce, presenta una maestosa torre angolare, decorata con un caratteristico bugnato a punta di diamante, in contrasto con il resto dell’edificio, rivestito da lastre di travertino più lisce. La torre, pur conferendo un aspetto dominante, venne smussata da una sopraelevazione del Seicento che ne alleggerì la presenza, rendendo l’edificio ancora più armonico.

Oggi, la Chiesa di Santa Maria in Publicolis non è solo un luogo di culto, ma anche un’importante testimonianza storica che racconta la forza e la resilienza della famiglia Santacroce e il legame profondo con la città di Roma. Passeggiando nel Ghetto ebraico, non si può fare a meno di notare la bellezza e l’eleganza di questa chiesa, che conserva un valore storico, culturale e artistico che la rende un tesoro nascosto della capitale.

Immagine di copertina di Pufui PcPifpef – Opera propria, CC BY-SA 4.0

Redazione

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