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La strana storia della Chevy Impala a razzo!

La polizia stradale dell’Arizona si è imbattuta in una massa di metallo fumante incastrata in un dirupo roccioso che si innalzava ai lati di una strada nel punto culminante di una curva. Sembravano i resti di un incidente aereo, ma ad un esame più accurato il relitto si è rivelato quello di un’automobile. Gli esami della scientifica hanno in parte ricostruito l’accaduto. Sembra che il guidatore della macchina fosse in qualche modo riuscito ad impossessarsi di un’unità JATO (Jet Assisted Take Off – Decollo assistito da Jet), un razzo a propellente solido che viene utilizzato dai trasporti militari per ottenere una spinta addizionale durante il decollo da piste molto corte.
 
Il guidatore ha portato la sua Chevy Impala nel deserto, è salito a bordo, ha accelerato al massimo delle capacità del motore ed ha acceso il razzo. La polizia ha calcolato che il guidatore ha acceso il razzo ad una distanza di circa 5 kilometri dal luogo dell’impatto finale. L’asfalto in quel punto era fuso e carbonizzato. Dal momento che l’unità JATO raggiunge la spinta massima in 5 secondi, lanciando la Chevy ad una velocità di circa 550 kilometri orari, e che tale spinta dura per altri 20-25 secondi, è probabile che il guidatore della vettura sia stato sottoposto per questo periodo di tempo ad accelerazioni paragonabili a quelle che subisce un pilota di F-14 in condizioni di combattimento estremo con i post-bruciatori accesi. E’ quindi lecito supporre che a questo punto egli sia diventato una presenza insignificante per il resto dell’evento. La macchina è rimasta sulla strada statale per circa 4 kilometri (una ventina di secondi), e durante questo periodo di tempo il motore è fuso e i pneumatici sono esplosi. Sull’asfalto sono stati rinvenuti segni di gomma carbonizzata lunghi due kilometri. L’auto è quindi decollata ed ha percorso in volo gli altri due kilometri prima di schiantarsi contro il dirupo ad una altezza di 40 metri, lasciando nella roccia un cratere profondo 3 metri.
(…)
L’articolo è stato pubblicato in una piccola rivista di aeronautica dell’Arizona ed è apparso nel newsgroup comp.sys.ibm.pc.games.flight-sim
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