Nel 1961, Raymond Queneau, poeta, scrittore e matematico francese, rivoluzionò il concetto di poesia con il suo libro Cent Mille Milliards de Poèmes, un’opera che si può definire interattiva, o addirittura un precursore degli ipertesti digitali che oggi siamo abituati a vedere su internet. Il titolo, che si traduce in “Centomila miliardi di poesie”, è, di per sé, una promessa di infinito, un’incredibile sfida matematica che permette di generare potenzialmente un numero incredibile di sonetti, tutti perfettamente strutturati e regolari.
Il concetto di base del libro è semplice quanto geniale: Queneau offre al lettore la possibilità di combinare a piacere frammenti di poesia per creare, appunto, centomila miliardi di sonetti, tutti composti da quattordici versi. Ogni pagina del libro è divisa in quattordici bande orizzontali che contengono diverse varianti di ciascun verso. Ruotando le strisce, si possono ottenere nuove combinazioni, tutte rigorosamente all’interno della forma del sonetto: due quartine seguite da due terzine. Il risultato è una macchina per la produzione poetica che offre una varietà virtualmente infinita di creazioni.
Queneau descrive l’idea con un tono giocoso nella prefazione: “Questo librettino permette a chiunque di comporre a piacimento centomila miliardi di sonetti; tutti regolari, s’intende.” E, aggiunge, il numero di poesie che può essere generato è così vasto da permettere una lettura che durerebbe ben duecento milioni di anni, se si leggessero ventiquattro ore su ventiquattro.
Un altro aspetto affascinante di Cent Mille Milliards de Poèmes è che non si tratta solo di un gioco letterario, ma anche di una riflessione profonda sulla creatività. Ogni verso del libro, pur appartenendo a un sonetto specifico, può essere “riutilizzato” in altri contesti. La struttura stessa della poesia, pur rispettando rigide regole metrica e rimiche, diventa un trampolino per l’inventiva del lettore, che si trova a navigare tra combinazioni possibili e significati inediti.
L’edizione originale del libro è composta da dieci fogli, ognuno dei quali suddiviso in quattordici strisce di carta, stampate su entrambe le facciate. La possibilità di ruotare le strisce come se fossero delle pagine consente al lettore di esplorare un’infinità di varianti, mantenendo invariata la regolarità della struttura del sonetto. In totale, il numero di combinazioni raggiunge il vertiginoso numero di 1014 (centomila miliardi), ovvero un numero tanto grande che la sua comprensione sfida la mente umana.
Eppure, nonostante la sua complessità matematica, l’opera è lontana dall’essere sterile o puramente intellettuale. Queneau ha una vena umoristica che emerge con forza nelle sue poesie. La distorsione dei termini, l’uso di parole rare o desuete e il mescolamento di stili linguistici sono caratteristiche distintive del suo approccio. In un passaggio scrive “exeuquise” per “squisito” o “cornédbîf” per “carne in scatola”, con un gioco linguistico che rompe le convenzioni e invita a una riflessione sul linguaggio stesso.
Queneau, noto in Italia soprattutto per la sua opera Esercizi di stile, in cui riscrive lo stesso episodio in novantanove modi diversi, si conferma un maestro della sperimentazione letteraria. Con Cent Mille Milliards de Poèmes riesce a mescolare matematica, arte e ironia in un’opera che può sembrare semplice, ma che in realtà nasconde una riflessione profonda sulla creatività e sull’infinito potenziale del linguaggio.
Queneau non si è fermato alla sola scrittura: nel 1997, l’opera è stata anche trasposta in musica da Gilles Maugenest, che ha creato una versione in cui il numero di combinazioni possibili supera i quattromila miliardi, grazie all’inserimento di passaggi strumentali che seguono le stesse regole dei versi cantati. Questa interpretazione musicale amplia ulteriormente le possibilità creative, trasformando Cent Mille Milliards de Poèmes in un’opera vivente, in continuo mutamento.
In un’epoca in cui internet ha democratizzato la creazione e la distribuzione di contenuti, l’idea di Queneau di un “libro combinatorio” ci appare come una visione precorritrice di un’era digitale. Sebbene non esista ancora una versione ufficiale in italiano, l’opera ha trovato traduzioni e adattamenti in diverse lingue, testimoniando la sua portata universale. Cent Mille Milliards de Poèmes non è solo un libro, ma un’esperienza. Un invito a giocare con la parola, a sfidare le convenzioni e a esplorare le infinite possibilità del linguaggio. Una macchina poetica che, come la scrittura stessa, non smette mai di evolversi e di sorprendere.