Prima di parlare della censura negli anime in Italia ritengo necessario fare una breve introduzione sul loro arrivo nel nostro paese. L’Italia è stato una delle prime nazione occidentali ad importare anime. I primi a giungere nel nostro paese furono dei lungometraggi trasmessi nei cinema tra il 1959 ed il 1975. Le prime proteste contro questo scempio giunsero nel 1997 da parte dell’ADAM Italia. L’ADAM Italia (Associazione Difesa Anime e Manga in Italia) è un’associazione culturale indipendente e senza scopo di lucro che venne fondata nel 1997 per lottare contro la disinformazione riguardo al mondo dei manga e degli anime. Gli obbiettivi che si propone quest’associazione sono degli adattamenti rispettosi della natura artistica delle opere, la tutela dei minori attraverso il rispetto del target delle opere, la programmazione di fasce protette ragionevoli, la doppia programmazione delle opere (la versione estesa da trasmettere in orari normali e quella censurata da trasmettere in fascia protetta).
Tra questi titoli vi erano Andersen monogatari (tradotto in Le meravigliose favole di Andersen), Taiyo no Ōji – Horusu no daiboken (tradotto in La grande avventura del piccolo principe Valiant) e Nagagutsu o haita neko (tradotto in Il gatto con gli stivali). Nella seconda metà degli anni ’70 giunsero le prime serie televisive. Nel 1977 Rete 2 (l’odierna Rai 2) trasmise Vickie il vichingo, il primo cartone animato giapponese nella storia della televisione italiana, seguito l’anno successivo da Heidi e da Atlas UFO Robot (UFO Robot Grendizer). Successivamente anche le emittenti private, che all’epoca potevano trasmettere soltanto a livello locale (la Rai deteneva il monopolio televisivo nazionale), cominciarono ad importare anime e tra di esse, quelle che ne importarono in maggior quantità furono le reti che successivamente si sarebbero unite nel gruppo Fininvest (l’odierna Mediaset) divenendo la principale concorrente della TV di stato.
La crescita della popolarità degli anime in Italia subì un brusco rallentamento nella metà degli anni ’80 a causa della ristrettezza mentale dell’opinione pubblica nella nostra nazione che cominciò una campagna di demonizzazione nei confronti delle opere trasmesse in Italia. La crociata contro gli anime venne scatenata dalla superficialità delle emittenti televisive che trasmisero delle opere per ragazzi in fasce orarie dedicate ai bambini. Tutto ciò fu la conseguenza della mentalità occidentale dell’epoca che, a differenza del cinema e delle altre forme artistiche dello spettacolo, considerava l’animazione un mezzo da indirizzare esclusivamente ai bambini. In Giappone gli anime vengono suddivisi in quattro categorie che determinano il target a cui l’opera è indirizzata e gli autori devono attenersi alle linee guida impostate per la categoria dell’opera che stanno realizzando, che solitamente è la stessa della versione manga.
Le categorie sono le seguenti:
Kodomo – gli anime indirizzati ai bambini
Shonen – gli anime indirizzati ai ragazzi dagli 11 ai 18 anni
Shojo – gli anime indirizzati alle ragazze dagli 11 ai 18 anni
Seinen – gli anime indirizzati ad un pubblico maschile adulto
Josei – gli anime indirizzati ad un pubblico femminile adulto
A seconda della categoria a cui appartiene l’anime, l’emittente televisiva deve scegliere la fascia oraria più appropriata in cui trasmetterlo. Come già detto, in Italia, le emittenti televisive ignorarono questa classificazione e trasmisero degli shonen spacciandoli come cartoni animati per bambini. Il motivo principale, come lo è tuttora, era legato alla sponsorizzazione e vendita di oggetti legati agli anime trasmessi. Questo comportamento superficiale provocò le proteste del Moige.
Il Moige (Movimento Italiano Genitori) è un’associazione impegnata nel sociale, aderisce all’EPA (una fedrazione europea composta da organizzazioni di genitori) e le sue attività hanno lo scopo di tutelare i diritti di genitori e minori. Le iniziative sociali di quest’organizzazione sono la diffusione dei loro standard idealistici ed educativi ai genitori, l’informazione sulla prevenzione della meningite, campagne di prevenzione contro la pedofilia e il fumo minorile, campagne informative per promuovere un corretto stile di vita alimentare nei confronti dei minori, l’informazione sul tema dell’anoressia e della bulimia, monitorare tutto ciò che viene trasmesso dalla TV e dal web. Riguardo quest’ultimo punto, il Moige, anzichè indirizzare i genitori verso l’insegnamento, ai propri figli, su un utilizzo consapevole della televisione e di internet, tradendo i propri propositi di insegnare ai genitori a come educare i figli, si pone l’obbiettivo di trasformare la televisione e internet in mezzi che possano trasmettere soltanto ciò che viene considerato adatto ai minori dai loro standard valutativi e per raggiungere questo scopo, appoggiato dalla legge italiana, esercita una fortissima e costante pressione sulle emittenti televisive. Questo gli ha permesso di agire direttamente sulle scelte dei palinsesti imponendo orari di trasmissione, censure e in alcuni casi, la cancellazione dei programmi trasmessi.
Negli anni ’80, il Moige, non tenendo conto di quanto detto prima sulla classificazione degli anime, iniziò una crociata diffamatoria nei confronti di questo prodotto intervenendo in televisione con pesanti accuse da parte di psicologi, facenti parte del movimento, sulle eventuali conseguenze che alcune scene, tipiche di shonen e shojo, avrebbero potuto avere nei confronti dei bambini e utilizzando i propri sistemi, per reprimerne la diffusione in Italia. La Rai chinò umilmente il capo dinanzi alla prepotenza del Moige, cominciando ad importare sempre meno anime, fino ad eliminarli completamente dal proprio palinsesto. Le altre emittenti televisive avrebbero potuto risolvere il problema trasmettendo le opere incriminate in una fascia oraria differente da quella che viene abitualmente considerata per bambini ma, a causa dei motivi economici che furono la causa del primo errore, scelsero una soluzione diversa. La legge italiana non vieta di trasmettere programmi inadatti ai minori in orari dedicati ad essi se si effettua un adattamento per renderli visibili ai minori e quindi, le emittenti televisive, per poter continuare a trasmettere anime inadatti ai bambini negli orari dedicati ai bambini, scelsero la soluzione della censura. Le emittenti locali smisero di importare nuovi anime limitandosi a trasmettere repliche censurate delle opere di cui possedevano già i diritti, mentre Fininvest, diventata da poco emittente televisiva nazionale, continuò ad importare anime nuovi, ma mantenne nel proprio palinsesto soltanto i kodomo e gli shojo, dirottando gli shonen sulle emittenti locali associate all’azienda. A causa di questa decisione, celebri shonen come Dragon ball e Saint Seiya vennero trasmessi su emittenti televisive locali fino alla fine degli anni ’90 ottenendo così pochissima visibilità. La conseguenza più dannosa dell’autocensura fu il fatto che la legge non dice qual’è lo standard di valutazione per stabilire cos’è inadatto ad un bambino, ma lascia le emittenti televisive libere di trasmettere quello che vogliono per poi sanzionarle in caso di scene che violano tale standard, quindi, le emittenti che decisero di autocensurare gli anime trasmessi, si trovarono nella situazione in cui correvano il rischio di incorrere in sanzioni nonostante l’autocensura e per evitare questo, censurarono gli anime in maniera molto più pesante di quello che poteva essere ritenuto necessario. Fu così che, oltre ad essere tagliate le scene di violenza, di nudo e seminudo che furono l’origine della polemica antianime, vennero effettuate anche censure inutili.
Ecco alcuni esempi:
Adattamento dei termini – durante la traduzione dei dialoghi, molti termini, anzichè essere tradotti letteralmente, vennero adattati e quindi cambiati. Un esempio è la Kamehameha in Dragon ball che, invece che essere tradotta come Onda del Genio, venne adattata come Onda energetica.
Età dei personaggi – venne aumentata l’età dei personaggi che affrontano situazioni legate al mondo degli adulti. Questa censura venne spesso utilizzata negli shojo in cui i protagonisti frequentavano le scuole elementari o medie perchè considerati troppo giovani per avere relazioni amorose.
Eliminazione dell’eyecatch – venne eliminato l’eyecatch, cioè lo stacco che introduce la pubblicità a metà episodio e che solitamente consiste in qualche immagine o scenetta divertente. Le emittenti televisive giapponesi lo utilizzano come stacchetto di inizio e fine pausa pubblicitaria. Il fatto che in Italia venne eliminato non sempre significò l’assenza di pause pubblicitarie all’interno dell’episodio o la trasmissione nella sua interezza. Per un certo periodo, Mediaset ha mandato in onda pause pubblicitarie durante gli episodi, interrompendo alcune scene e spesso tagliando sequenze importanti o parti di dialogo e tuttora, talvolta spezza in due o più parti un episodio, trasmettendolo in più giorni, per avere a disposizione maggior spazio pubblicitario da poter vendere. L’inserimento di pause pubblicitarie durante l’episodio di una cartone animato, in Italia, non è consentito dalla legge e quindi Mediaset è stata obbligata a smettere di praticarlo. Resta però la piaga dello spezzettamento degli episodi in più parti che i fan di alcuni anime devono tuttoggi sorbirsi.
Cambiamento dei nomi propri – i nomi giapponesi vennero sostituiti con nomi occidentali o inventati dai traduttori.
Occultamento di tutto ciò che è giapponese – vennero eliminate tutte le scene in cui comparivano elementi tipici del Giappone (bandiere, carte geografiche, scritte e riferimenti alla cultura o alle religioni orientali, ecc…). In anime dove la trama si svolge a Tokyo venne cambiato il nome della città con nomi inventati dai traduttori e vennero occultate le parole Giappone e giapponese.
Le prime proteste contro questo scempio giunsero nel 1997 da parte dell’ADAM Italia. L’ADAM Italia (Associazione Difesa Anime e Manga in Italia) è un’associazione culturale indipendente e senza scopo di lucro che venne fondata nel 1997 per lottare contro la disinformazione riguardo al mondo dei manga e degli anime. Gli obbiettivi che si propone quest’associazione sono degli adattamenti rispettosi della natura artistica delle opere, la tutela dei minori attraverso il rispetto del target delle opere, la programmazione di fasce protette ragionevoli, la doppia programmazione delle opere (la versione estesa da trasmettere in orari normali e quella censurata da trasmettere in fascia protetta), la limitazione delle interruzioni pubblicitarie ad una ed il dialogo con le associazioni di genitori che non rispettano i diritti degli adulti. Per raggiungere tali obbiettivi, l’ADAM Italia, contribuisce a diffondere una corretta informazione su manga e anime tramite giornali, televisione e internet, partecipando a fiere e organizzando attività culturali e di confronto. Il loro lavoro portò i suoi frutti, infatti, a soli due anni dalla fondazione dell’associazione, il concetto di animazione, in Italia, era leggermente migliorato e diventato più razionale. Nel 1999, dopo circa quattordici anni d’oppressione da parte della censura, le emittenti televisive cominciarono a trasmettere anime non censurati durante la fascia serale. La prima emittente che lo fece fu Mediaset che, in quell’anno, trasmise Berserk in fascia notturna, seguito dai film di Lupin in fascia serale e da un film di Detective Conan, nel 2005, sempre in fascia serale, ma poi, a causa di un probabile fallimento del progetto, smise di trasmettere anime in quelle fasce orarie, cancellando Berserk dal palinsesto e tornando a proporre gli altri esclusivamente in versione censurata, eliminando però le censure razziste sulla cultura giapponese (le uniche eccezioni furono Pokèmon, Shaman king e Yu-Gi-Oh! che, invece che giungere direttamente dal Giappone, furono acquistati dagli U.S.A. già censurati in quella maniera). MTV seguì l’esempio di Mediaset e Giovedì 21 Ottobre 1999 innaugurò l’apertura di uno spazio serale dedicato all’animazione giapponese trasmettendo Cowboy Bebop alle 21:00 e Golden Boy alle 21:30. A differenza del palinsesto anime serale di Mediaset, quello di MTV venne pianificato meglio ed ottenne maggior successo. Nell’autunno del 2002 tale spazio venne ufficialmente nominato Anime Night e venne allargato fino alle 22:30. La miglior pianificazione ed il miglior successo dell’Anime Night rispetto alla programmazione anime serale di Mediaset è dimostrata dal fatto che, mentre Mediaset ha smesso, l’Anime Night, con eccezione delle pause estive, ha proseguito regolarmente col suo palinsesto fino ad oggi.
La Rai, dopo anni di lontananza dall’animazione giapponese e alla rinuncia sui diritti di Goldrake a favore dei titoli Disney, tornò a trasmettere anime.
Oltre al lavoro svolto dall’ADAM Italia, nel periodo recente, un contributo notevole alla diffusione di anime non censurati nel nostro paese è stato portato da internet con la diffusione dei fansub. I fansub sono opere diffuse con audio in lingua originale e sottotitolate in lingua italiana con traduzioni amatoriali da parte di fan che vogliono permettere la visione di titoli non commercializzati o non trasmessi in versione integrale nel nostro paese. Fino a un anno fa questa pratica era considerata illegale dalla legge italiana in quanto violava il diritto d’autore ma, dopo la riforma di tale diritto approvata nel 2007 e che, per promuovere la cultura nel web, permette la diffusione gratuita di opere su file degradati da parte di siti non a scopo di lucro, i fansub vengono tollerati e nel caso di quelli non commercializzati in Italia. Tuttavia la maggior parte dei fansubber italiani cessa la diffusione di un titolo quando questo viene importato e commercializzato nel nostro paese.
Nel 2007, oltre alla riforma sul diritto d’autore, sono avvenuti altri due fatti importanti che potrebbero contribuire alla maturazione del concetto di animazione in Italia: la nascita di Cultoon (divenuto Cooltoon nel 2008) e di Manga Channel. Cooltoon è un’emittente televisiva satellitare interamente dedicata all’animazione per ragazzi e adulti che ha cominciato le sue trasmissioni il 1° Maggio 2007. Si trova sul canale 148 di Sky e trasmette animazione giapponese e americana. Il progetto è quello di cominciare trasmettendo le serie storiche degli anni ’70 e ’80 per poi affiancarle a titoli sempre più recenti, fino ad arrivare alle opere dei giorni nostri. Attualmente il palinsesto dell’emittente comprende City Hunter, Ghostbusters, She-Ra, La linea, Hurricane Polymar, Capitan Harlock, Lamù, Kyashan, Ranma 1/2, Zorro e Saiyuki.
Manga Channel è un sito web amatoriale dedicato al mondo dell’animazione e a tutto ciò che vi gira attorno. Il creatore di Manga Channel sono io. L’idea mi è venuta in mente dopo l’ennesima eresia di Mediaset. A inizio 2007, Mediaset ha cominciato a trasmettere, in prima visione TV, l’anime di Hunter X Hunter. A differenza degli altri anime solitamente trasmessi da Mediaset, i diritti di quest’opera non appartengano direttamente a Mediaset ma alla Shin Vision (rilevata, quello stesso anno, dalla EXA Cinema) che si era occupata della realizzazione dei DVD e aveva concesso a Mediaset la trasmissione televisiva utilizzando il loro doppiaggio. La Shin Vision aveva realizzato i DVD di Hunter X Hunter con una doppia traccia, la prima fedele alla versione originale e la seconda censurata. Sorprendentemente, Mediaset, anzichè scegliere di trasmettere la traccia censurata, ha comonciato la trasmissione dell’opera, in fascia protetta, con la traccia estesa scatenando l’ennesima crociata antianime del Moige. Mediaset ha giustificato tale azione dichiarando che si è trattato di un errore, che le loro intenzioni erano quelle di trasmettere la traccia censurata, commissionata da Mediaset alla Shin Vision e loro erano convinti che stavano trasmettendo quella. È piuttosto strano che un’emittente nazionale commetta uno sbaglio così grossolano ma, trattandosi di Mediaset, potrebbe anche essere vero. La conseguenza è stata che, dal 17° episodio della serie, Mediaset, oltre a trasmettere Hunter X Hunter utilizzando la traccia censurata, lo ha inspiegabilmente spostato di giorni e di orario, senza alcun preavviso, causando un triplo disagio ai telespettatori (la censura, seguire la serie ad orari scomodissimi e la perdita di episodi per chi, non potendo ottenere informazioni fai da te tramite internet, non poteva sapere dello spostamento). Quest’episodio è stato sicuramente una sconfitta d’immagine per Mediaset che, agli occhi dei fan dell’animazione giapponese, ha perso la pochissima credibilità che ancora aveva. Ovviamente, in un mondo come il nostro, non si può pretendere professionalità da un servizio gratuito ma ci si deve accontentare di quello che viene proposto e Mediaset non fa eccezione.
A questo punto una domanda sorge spontanea. In Italia, per gustarsi l’arte dell’animazione bisogna perforza pagare? A livello gratuito esiste l’Anime Night ma è troppo poco per poter soddisfare i gusti artistici di tutti i telespettatori. In Italia, l’unica maniera per poter ottenere animazione in maniera accettabile è pagando tramite l’acquisto dei DVD, se si trovano i titoli che interessano e se tali titoli non vengono interrotti o tramite i canali a pagamento come Cooltoon, quando trasmettono i titoli che interessano. Secondo me è troppo poco. Un anno fa, la rabbia per il trattamento riservato ad Hunter X Hunter sommata all’interruzione in giustificata di One Piece, che durava da quasi due anni e che è durata fino ad oggi e a tanti altri sopprusi di cui le cause sono narrate in quest’articolo mi ha condotto a quet’affermazione: Sarebbe bellissimo se qualcuno creasse un’emittente gratuita interamente dedicata all’animazione, gestita dai fan e libera dal virus della censura. Dunque perchè non crearla?
La nuova legge sul diritto d’autore, per promuovere la cultura, consente di pubblicare, a scopo didattico, materiale coperto da copyright, in file degradati, su siti non a scopo di lucro. Questo significa che pubblicare episodi di anime sul web non è più reato se ci si attiene alle condizione imposte dalla legge e tutto ciò costituisce un enorme passo avanti nella lotta contro la censura. Realizzare un’emittente televisiva che trattasse l’animazione come forma d’arte e senza scopi commerciali è finalmente possibile. Nella Primavera del 2007 ho cominciato a lavorare al progetto e il 9 Luglio di quell’anno è nato il sito di Manga Channel. Nonostante l’animazione giapponese venga identificata col termine anime, mentre il termine manga si riferisce soltanto ai fumetti, ho deciso di utilizzare il nome Manga Channel conscio del fatto che, in Italia, la maggior parte della gente non conosce il termine anime e utilizza il termine manga sia per i fumetti che per le rispettive trasposizioni animate, quindi il nome Anime Channel poteva far equivocare i contenuti del sito e di conseguenza, per evitare questo, ho deciso di utilizzare un titolo riconoscibile da tutti, ma all’interno del sito vengono utilizzati i termini corretti. Il servizio principale del sito è una web TV, realizzata su Mogulus, che trasmette animazione non censurata, 24 ore su 24, a ciclo continuo. Il palinsesto viene aggiornato settimanalmente, comunicato nell’apposita sezione e i telespettatori possono interagire con lo staff chiedendo i titoli che vorrebbero vedere e suggerendo nuove idee per il miglioramento dei servizi tramite il forum del sito.