Chi è Celebrimbor, il Signore degli Anelli?

In un’epoca remota e incantata, quando il mondo era ancora giovane e le forze della luce e dell’ombra si contendevano il dominio di Arda, nacque un essere destinato a imprimere il proprio nome nelle memorie immortali degli Elfi e degli Uomini: Celebrimbor, il Fabbro d’Argento. Nella mitologia di J.R.R. Tolkien, Celebrimbor, discendente della potente stirpe dei Noldor, Celebrimbor fu il figlio di Curufin, a sua volta figlio di Fëanor, colui che forgiò i Silmaril, gemme di incommensurabile bellezza e causa di infinite sciagure. Celebrimbor, pur portando nel suo sangue il fuoco creativo e l’ardore indomito del suo lignaggio, scelse un cammino diverso dai suoi antenati, rifiutando l’ossessione e la brama che avevano condotto alla rovina la Casa di Fëanor.

Celebrimbor crebbe tra le ombre di un passato glorioso ma macchiato di sangue e tradimenti. Fu testimone delle terribili guerre della Prima Era, quando le armate degli Elfi e degli Uomini si scontrarono con le forze di Morgoth, il primo Oscuro Signore. Dopo la sconfitta di Morgoth nella Guerra d’Ira, Celebrimbor decise di rimanere nella Terra di Mezzo, forse per il peso della profezia di Mandos che aleggiava su di lui, o forse per un desiderio insopprimibile di redenzione. Egli non cercò mai di reclamare i Silmaril, nonostante ne avesse diritto per eredità, dimostrando un distacco e una saggezza che lo allontanavano dalle oscure ambizioni della sua casata.

La Seconda Era vide Celebrimbor stabilirsi in Eregion, un prospero regno elfico vicino alle possenti mura di Khazad-dûm, la dimora dei Nani. In questa terra rigogliosa, Celebrimbor affinò le sue arti di fabbro, eguagliando, se non superando, la maestria del suo stesso nonno Fëanor. Con le sue mani abili e il cuore infiammato dal desiderio di creare, forgiò meraviglie senza pari, guadagnandosi la stima e l’amicizia dei Nani, con i quali collaborò per realizzare opere memorabili, tra cui la famosa Porta Occidentale di Khazad-dûm. Ma la sua sete di conoscenza e potere non conosceva limiti, e fu questa stessa sete che lo condusse incontro al suo destino.

Nell’oscurità crescente della Seconda Era, una nuova minaccia si profilava all’orizzonte, avvolta nelle vesti seducenti di Annatar, il Signore dei Doni. Sauron, il traditore degli Ainur, camuffò la sua vera identità e si presentò agli Elfi come un emissario dei Valar, offrendosi di condividere con loro il segreto per rendere la Terra di Mezzo un riflesso delle glorie immortali di Valinor. Celebrimbor, ingannato dalle parole mielate e dall’apparente saggezza di Annatar, accettò la sua guida, ignaro del male che stava per essere scatenato. Sotto la direzione di Annatar, Celebrimbor e i suoi compagni forgiarono gli Anelli del Potere, strumenti di grande forza e bellezza, capaci di preservare e accrescere tutto ciò che era caro agli Elfi. Tuttavia, Celebrimbor, percependo un’ombra che minacciava le sue creazioni, agì in segreto e forgiò da solo tre anelli che erano più puri e potenti degli altri: Vilya, l’Anello dell’Aria; Narya, l’Anello del Fuoco; e Nenya, l’Anello dell’Acqua. Questi anelli, incontaminati dal tocco malvagio di Sauron, avrebbero avuto un ruolo cruciale nei destini della Terra di Mezzo.

Ma l’inganno non poteva restare nascosto per sempre. Sauron, che nel frattempo aveva forgiato l’Unico Anello, destinato a dominare tutti gli altri, rivelò il suo vero volto quando Celebrimbor si rese conto del terribile legame che univa l’Unico agli Anelli del Potere. La consapevolezza dell’enorme errore commesso giunse troppo tardi: Sauron radunò le sue forze e mosse guerra all’Eregion, bramoso di ottenere tutti gli anelli per dominare il mondo.

Celebrimbor, con un ultimo atto di coraggio e disperazione, riuscì a inviare i tre anelli più potenti lontano dalla sua portata. Nenya fu affidato a Galadriel, la dama di Lothlórien, Vilya e Narya a Gil-galad, l’Alto Re degli Elfi. Ma il destino di Celebrimbor era ormai segnato. Catturato dalle forze di Sauron, fu sottoposto a torture indicibili per rivelare il nascondiglio degli anelli rimanenti. Pur soffrendo terribilmente, non tradì mai il segreto dei tre anelli principali. La sua resistenza, però, non fu sufficiente a salvarlo dalla furia del Nemico: Sauron, implacabile e crudele, lo uccise e ne impalò il corpo mutilato davanti alla fucina dei fabbri, come monito per chiunque osasse opporsi al suo potere. Celebrimbor, il Fabbro d’Argento, trovò così una fine tragica, vittima della sua stessa ambizione e dell’inganno dell’Oscuro Signore. Eppure, il suo nome non venne dimenticato. I Tre Anelli che egli forgiò rimasero come testimonianza della sua grandezza e della sua redenzione, strumenti di speranza contro l’oscurità crescente. La sua storia, intrecciata a quella degli Anelli del Potere e dell’Unico Anello, continuò a vivere nelle leggende della Terra di Mezzo, un monito eterno contro i pericoli dell’orgoglio e della brama di potere.

Celebrimbor fu molto più di un semplice fabbro: egli incarnò il conflitto tra il desiderio di creare e la tentazione di dominare, tra la luce dell’arte e l’oscurità dell’ambizione. La sua vita e la sua morte rappresentano uno degli episodi più toccanti e drammatici della storia di Arda, una tragedia che segna profondamente le Ere che seguirono e che rimane impressa nella memoria di tutti coloro che, come lui, cercano la bellezza e la verità in un mondo pervaso dalle ombre.

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