Quarantacinque anni fa, precisamente il 9 aprile 1979, un iconico pirata spaziale fece il suo sbarco in Italia. Si trattava di Capitan Harlock, il leggendario eroe degli irregolari. L’anime debuttò su Rai Due, e sebbene all’inizio non riscosse un grande successo, in poco tempo conquistò il cuore di tutti gli spettatori diventando un icona pop tra generazioni.
La Terra del 2977 è un luogo piuttosto tranquillo, addirittura noioso. Tuttavia, i terrestri, totalmente dipendenti dalle macchine, sono vittime di una totale indolenza e solo pochi spiriti liberi cercano di combattere questa inconsapevole e diffusa apatia. Tra loro ci sono il Capitano Harlock, un pirata dello spazio, e l’equipaggio della sua nave spaziale, l’Arcadia, armata con cannoni laser e un rostro a prua capace di squarciare le navi nemiche. Il potente Ministro Kirita, comandante militare terrestre, li dà la caccia. Ma lui non è l’unico nemico del nostro eroe. Harlock si accorge che i Mazons, un popolo di esseri vegetali guidato dalla Regina Raflesia, stanno per invadere la Terra indifesa. Anche dopo averli sconfitti, Harlock si sente rifiutato dal Ministro Kirita, il quale teme che la ventata di libertà che Harlock porta con sé possa contaminare la sua gente. Amareggiato, Harlock ritorna da solo sull’Arcadia a solcare la solitudine dello spazio, lasciando all’equipaggio il compito di creare un mondo migliore.
L’anime “Capitan Harlock” è stato prodotto dalla Toei Doga tra il 1978 e il 1979 ed è composto da 42 episodi. Purtroppo, devo ammettere che la prima serie dedicata al pirata spaziale non è tecnicamente eccellente. L’animazione è approssimativa e gli accostamenti di colori spesso improbabili. Anche se il mecha è innovativo, presenta alcune imperfezioni. Ad esempio, il movimento delle astronavi a volte non rispetta le leggi della fisica. Tuttavia, nonostante queste pecche, la qualità dell’animazione è comunque buona, considerando che il team tecnico era impegnato contemporaneamente in altre serie TV come “Galaxy 999” e “Starzinger”. Invece, il character design è splendido: i personaggi sono ben resi nella loro fisionomia e i loro movimenti sono realistici. La fotografia tiene molto in considerazione le inquadrature del manga, sfruttando le linee cinetiche e i fermo-immagine artistici. Inoltre, la qualità dei disegni è molto buona.
Nella prima serie dell’anime si fa spesso riferimento al computer dell’Arcadia, che altro non è che il cervello del defunto amico di Harlock, Toshiro. Toshiro ama Esmeralda ed è ricambiato. Dal loro amore nascerà Maiu, la bambina della prima serie a cui Harlock regala un’ocarina. Infine, un elogio a favore di Kirita, che durante la prima serie dimostra di essere uno degli ultimi valorosi uomini terrestri e, diventato amico di Capitano Harlock, difende da solo l’accesso alla sala computer dell’Arcadia contro decine di Mazons. L’astronave si salverà solo al costo della vita del grande generale, che viene lanciato nello spazio in una capsula e riceve gli onori e il massimo rispetto dal suo ex-nemico Harlock.
Colonna sonora
Il soundtrack è eccezionale. Come spesso accade negli anime di Matsumoto, la colonna sonora supera l’eccellenza. Avvalendosi di professionisti del calibro di S. Yokohama e S. Kikuchi, abili nel creare possenti muri sonori orchestrali, Matsumoto utilizza al meglio la lezione di Stanley Kubrick in “2001: Odissea nello spazio”, unendo sinfonie orchestrali a ambientazioni spaziali. Tutto lo sfondo si basa sulle versioni strumentali delle sigle.
La sigla di apertura “Captain Harlock no uta” (“La canzone di Capitan Harlock”) è veramente una bellissima canzone. È facilmente riconoscibile in molti arrangiamenti e viene spesso utilizzata per sottolineare momenti d’azione (è la musica di sottofondo di questo articolo!). All’inizio della sigla si sente il rumore delle onde del mare (un’idea splendida).
La sigla di chiusura è “Warera no tabidachi” e, al contrario del cliché comune, non è una canzone dolce e cadenzata, ma un allegra melodia che potrebbe tranquillamente essere usata come sigla di apertura. Anche questa viene utilizzata in vari arrangiamenti come sottofondo musicale (anche in situazioni d’azione).
Il pezzo fondamentale dell’anime è sicuramente la melodia triste che prende il nome di “Mayu’s ocarina theme”. Un brano estremamente delicato che inizia con un semplice duetto strumentale arpa/ocarina e che pian piano si arricchisce dell’apporto di un’intera orchestra, coinvolgendo emozionalmente l’ascoltatore: è l’esempio perfetto di ciò che intendo per “sensazioni sonore”…
La leggendaria sigla italiana
In Italia chi non ricorda la splendida sigla “Capitan Harlock” della “Banda dei Bucanieri” meriterebbe la pubblica flagellazione (magari a colpi “Fivelandia 3500”). Sotto il nome “La banda dei Bucanieri” si celano i “Micronauti” autori di splendide sigle come “Remì”, “Anna dai capelli rossi”, “Daitarn 3”, “Capitan Futuro”, “Hello Spank” e molte altre… La sigla è stata composta dal duo “Albertelli/Tempera” e presenta una storia non comune: il testo che era stato scritto per questa canzone era un altro che fu scartato dalla dirigenza Rai perché giudicato anarchico. Anche gli autori riconobbero l’errore, e ritornarono sui propri passi modificando il testo.Il basso è suonato da Ares Tavolazzi (il bassista degli “Area”), la batteria da Ellade Bandini (che suona spesso con Guccini), mentre il sintetizzatore, le tastiere e la direzione degli ottoni sono di Vince Tempera. Pubblicato dalla “Cetra” nel 1979 con “I Corsari delle Stelle” (di Albertelli/De Luca) come lato B.
Quando si tratta di brani “storici” come questo è difficile essere obiettivi nel giudicare perché forte è la tentazione di lasciarsi andare a celebrazioni enfatiche. La sigla è cantata da Michel Tadini (vero nome Alberto Tadini) che è lo stesso cantante di “Ufo Robot”. La sigla sembra cantata a due voci, ma probabilmente è lo stesso Tadini che sfruttando la sovraincisione le faceva entrambe. È possibile che il coro sia composto da Ares Tavolazzi, Massimo Luca, Michel Tadini e Fabio Concato.Tadini a quell’epoca andava in TV vestito da Harlock con una band agghindata a tema.
La fortuna del brano, caratterizzato da una melodia molto appropriata ai temi della serie, è il sapiente utilizzo delle trombe e della grancassa rinforzati negli accenti da un basso favoloso. Ascoltandola attentamente (magari con le cuffie), si può notare un gioco instancabile e virtuoso del basso, che dona alla melodia quel ritmo brioso che le è proprio. L’arrangiamento è completato da una batteria altrettanto buona che fa il suo dovere sfruttando un charleston dal suono nobile e un ride argentino. È evidente subito la bravura del batterista, che guida il pezzo con autorità e riempie i vuoti con i campanelli. Le chitarre sono due: una “clean” dal suono brillante che ritma per tutto il brano (risultando essenziale negli incisi ma poco profonda nelle strofe) e l’altra con un suono distorto, protagonista nei bridge (con un celebre riff). Ad essere sinceri, l’unica cosa che non mi piace è quell’intermezzo musicale che riprende il tema delle strofe, per il resto rimarrà epico il trionfante intro: “Capitan Harlock SOL-DO”.
Anche se le sigle dei Micronauti non brillano per i testi, questo è un caso a parte. Come vi ho detto, il testo originale parlava di libertà e anarchia, e non penso che sia stato completamente rifatto. Probabilmente è stato “epurato” di alcuni vocaboli o concetti scomodi. Frasi come “Il suo teschio è una bandiera che vuol dire Libertà” lasciano intravedere la bellezza dell’antico testo, che mi piacerebbe conoscere. Ritornando al testo “ufficiale” si possono fare gli soliti appunti (cioè che fu fatto guardando solo le prime puntate) e, sinceramente, non mi soddisfa pensare ad Harlock solo come “pirata spaziale” e non come antieroe romantico.
Per il resto il testo è meraviglioso, poetico come pochi. Chiaramente non è un testo facilmente riproducibile da un bambino, sia per la velocità della canzone sia per il susseguirsi di parole troncate che rendevano oggettivamente difficile la loro identificazione.Il video della sigla di apertura comprende parecchi spezzoni tratti dalla serie, mentre il video di chiusura è più attinente all’originale. Una menzione va fatta per la splendida sleeve di copertina, ammiratela perché è la migliore copertina di 45 giri che ci sia.