Calvin non ha molti amici come poteva averne Charlie Brown. Per sopperire a questa sua mancanza dà largo spazio alla sua immaginazione che non lo porta solo a rendere animato un pupazzo di pezza ma anche a vivere avventure nello spazio o tra i dinosauri. La sua viva fantasia trasforma i genitori e la maestra in mostri spaventosi simili ad insetti contro i quali combatte eroicamente, mascherato da astronauta. Colpisce la straordinaria mimica tratteggiata sul volto dei personaggi che da un momento all’altro cambiano espressione, alternando facce rabbiose e altre gioiose e facce da terrore ad altre di piacere: un insieme di emozioni che rende vertiginoso e avvolgente il ritmo della lettura.
Calvin con il suo modo di essere condanna della società: egli si considera già adulto e i suoi pensieri appaiono tutt’altro quelli di un bambino; difende la sua libertà come agirebbe un uomo maturo e le sue conclusioni logiche che sono talmente esatte e precise che possono far ridere. Ma non si tratta di comicità, ma di ironia e il riso non è tanto provocato dal gesto comico in sé, ma dal disagio e dallo squilibrio che nasconde; in un mondo di persone normali il bambino capriccioso possiede la sguardo lucido che è proprio dei folli (io ce l’ho e voi no! NDJL).
In una dimensione di mostri lui è l’eccezione più mostruosa. Di fronte a valori naturalmente incomprensibili, l’uomo nuovo dell’umanità (cioè il bambino) è costretto a reinventare il suo linguaggio e una sua realtà. Lo sconcerta il buon senso con cui tutti affrontano le diverse situazioni, e ancor più sconcertante l’approccio dubitativo con cui sistematicamente disintegra e desostanzializza le soluzioni facili date a quelle stesse situazioni. Calvin ha capito che le vere scelte sono quelle, piccolo, che si fanno ogni momento echi smette di pensare per un attimo non è un uomo o forse è solo ungrande . Ne traspare una esaltazione della responsabilità, che non è di questo mondo adulto. Purtroppo o fortunatamente questa condizione lo relega ad essere sempre solo ed isolato. Ma lui non è solo dal momento che è un bambino e ai bambini piace di più stare da soli, ma proprio perché è solo, la sua immaginazione assume le sembianze del bambino. Il merito di Calvin è quello di essere ancora capace di fare autonomamente le proprie scelte, cosa che già i suoi compagni di classe hanno perso. E quando lo vedono fantasticare non lo comprendono ma lo fissano sbalorditi. La società dovrebbe ringraziarlo per tutto quello che fa e invece lo reputa solo un inferiore.
Calvin non vuole andare a letto perché no ne ha voglia, non vuole fare il bagno perché non ne ha il bisogno, non mangia il minestrone perché non gli piace e vuole fuggire qualsiasi costrizione in quanto ritiene assolutamente capace di autoregolarsi. Il suo fantasticare non è come si potrebbe credere una fuga dalla realtà, ma un rappresentare il resto delle persone che non lo comprendono come mostri che parlano altre lingue e abitano su altri pianeti; forse solo in queste trasformazioni immaginarie è puerili, ma per il resto sono gli altri che lo vedono e lo considerano come un bambino.
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