Non si chiamava Umberto Balsamo, come molti sostengono, ma Giuseppe Balsamo, ed era di nobili origini. La sua famiglia contava peraltro alcuni membri dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Era appassionato di galenica e di medicina, probabilmente per il fatto che visse da bambino alcuni anni con una zia sposata a un farmacista, alla quale era stato affidato dopo la morte del padre. Questa passione, col passare degli anni, di trasformò in una vera ossessione per l’alchimia, di cui divenne poi maestro indiscusso.
La sua vita, come apprendiamo dalle “Memorie”, si divide nettamente in due parti. Fino all’età di 23 anni il futuro negromante condusse una vita truffaldina e scapestrata, benché una parte l’avesse trascorsa in convento dove era stato internato dalla famiglia ‘per rispettare le usanze dell’epoca’. Poi, un giorno, approda a Malta. E qui approfondisce le sue conoscenze sull’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, cui l’isola era stata consacrata nel 1.530. Nella sua vita e in lui stesso avviene una vera e propria dicotomia dal momento in cui inizia il suo “apprendistato” spirituale e alchemico come discepolo di Manolo Pinto de Fonseca, un cavaliere dell’Ordine. Iniziò a interessarsi anche di astrologia, di occultismo, di magia e di scienze misteriche in generale, ed era convinto che esse provenissero tutte dalle conoscenze dell’antico Egitto.
A 25 anni viene giudicato pronto a entrare ufficialmente nell’Ordine, e di conseguenza obbligato a scegliersi un nuovo nome che sancisse la sua “nuova” vita. Fu solo allora che diventò il “Conte di Cagliostro”, dopo essere stato insignito del triplice Cavalierato, Maltese, Templare e Rosacrociano, nella Chiesa di san Giovanni a Malta. La sua vita successiva è un susseguirsi di viaggi e di avventure, ma anche di alterne fortune. La sua fama di negromante lo rendeva un personaggio misterioso e ricercato nei salotti massonici, dove si esibiva in dimostrazioni delle sue capacità divinatorie e magiche.
A quel tempo la moda esoterica dilagava in Europa, e Cagliostro era omaggiato e anche temuto. Lo stesso Goethe aveva espresso la sua preoccupazione al riguardo, benché egli stesso ne fosse affascinato e fosse massone. La sua passione astrologica, per esempio, è documentata in un trattato sul suo tema natale, in cui descrive la posizione dei pianeti in cielo al momento della sua nascita per studiarne le influenze.
Letterato tedesco di grande apertura mentale, era fermamente convinto che la scienza e la razionalità non fossero gli unici strumenti per raggiungere la conoscenza e la saggezza, contenute di per se stesse nelle leggi della natura. La sua opera drammatica “Faust”, nata successo dove esoterismo, fede, amore e magia formano un tutt’uno, rinasce il suo precedente “Urfaust”, capolavoro del movimento “Sturm und Drang”, Il letterato tedesco era un pensatore in bilico fra esoterismo e fede, attribuiva un ruolo importante alla ragione, ma non se ne lasciava sopraffare, considerandola sempre un mezzo e non un fine. Ma su specialmente in Francia che Cagliostro si guadagnò la fama eterna che gli è sopravvissuta fino ad oggi. Dove, oltre agli aristocratici e ai nobili della Corte, un giorno lo volle conoscere anche un militare di nome Napoleone Bonaparte…
Benché interessato all’astrologia, come dimostra un suo saggio sulla, Goethe si mostrava preoccupato dalla dilagante moda esoterica del suo tempo, rappresentata emblematicamente dalla figura di Balsamo, meglio noto come Cagliostro che nel suo periodo di gloria era omaggiato dai personaggi più illustri della corte francese. Goethe, che pure era massone, ma con moventi e obiettivi ben diversi dall’arrivismo sociale e politico, considera gli scandali legati all’occultista italiano, scoppiati in tempi di imminente rivoluzione francese, come segnali “dell’irruzione delle forze oscure dell’anarchia e del caos”, collegando intrighi di corte e furia popolare a una stessa radice di perduta armonia. Nell’ultimo periodo in cui visse a Weimar, gli anni del Divano occidentale-orientale, Goethe cercò in un progetto di “letteratura universale” il rimedio a questi mali che il futuro sembrava riservare: anche questa una prospettiva che anticipa le attuali tendenze alla “globalizzazione” della cultura. Insomma, un Goethe così profetico non l’avevamo mai pensato.
Credevamo che una delle rivoluzioni più radicali del pensiero scientifico fosse stata creata dal principio di indeterminazione di Heisenberg, nel 1927. Colpo di scena: qualcuno lo aveva preceduto, anticipando l’idea che osservatore e fenomeno sono inscindibili, che non ci si può illudere di misurare, cioè ridurre a numeri, le forme e i fenomeni del mondo, e che in sostanza è impossibile con le sole armi della razionalità indagare le leggi della natura. Questo anticipatore insospettabile, in quanto non scienziato, ma letterato, sia pure di mente aperta e di sapere eclettico, convinto che la scienza sia soprattutto conoscenza mai disgiunta da saggezza, è Goethe. Sì, proprio Wolfgang Goethe, vissuto tra il 1749 e il 1832, l’autore del capolavoro del movimento dello “Sturm und Drang”, quell’Urfaust che sarebbe confluito nel più famoso Faust, attraversamento drammatico dei temi dell’amore, della magia e della fede. Il letterato tedesco era un pensatore in bilico fra esoterismo e fede, attribuiva un ruolo importante alla ragione, ma non se ne lasciava sopraffare, considerandola sempre un mezzo e non un fine.