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L’Atlantide del Molise: alla scoperta della Leggendaria Buca

Immaginate di trovarvi nel cuore dell’antica Italia, tra miti e leggende che hanno plasmato la nostra storia. Esploratori e appassionati, vi portiamo con noi in un’avventura alla scoperta di Buca, la misteriosa città frentana che emerge come un miraggio dalle acque del Molise. Questa enigmatica città, menzionata da storici antichi come Pomponio Mela e Plinio il Vecchio, è stata oggetto di dibattiti per secoli. Alcuni la collocavano tra Ortona e Vasto, altri tra Vasto e Termoli. Poi, come per incanto, Buca scomparve dalle mappe, avvolta nel mistero.

Negli anni ’70, grazie all’audacia di alcuni archeologi, è stata finalmente scoperta l’esistenza di un sito sommerso tra la Torre del Sinarca e la Torre costiera di Petacciato. Questa zona, ora nota come Aspro, potrebbe essere identificata con la fiorente città portuale di Buca, un tempo cruciale per i traffici marittimi. Alla fine degli anni ’70, il professore Filippo di Donato, un moderno Indiana Jones, ipotizzò l’esistenza di una città sommersa analizzando fotografie aeree a raggi infrarossi del litorale nord di Termoli. Negli anni ’90, un altro avventuroso studioso, il professore Piergiorgio Data, condusse ulteriori indagini, producendo spettacolari immagini video delle immersioni realizzate da Sergio Cipolla. Questi video, trasmessi sulle reti televisive nazionali e locali abruzzesi, catturarono l’immaginazione di molti.

L’esplorazione coprì circa 1000 mq e rivelò resti di muri perimetrali di altezze variabili, da pochi centimetri fino a 4 metri. Furono identificati vari muri in mattoni o calcare, tre basamenti di costruzioni quadrangolari, una costruzione in laterizio, svariate lastre di diverse dimensioni, una colonna dorica e materiali fittili di vario genere. Secondo Data, l’inabissamento della costa potrebbe essere stato causato da una frana o un evento sismico. Con altissima probabilità, si tratta dell’antico Oppidum Frentano di Buca, un importante scalo marittimo dell’epoca di Augusto, citato da Strabone, Tolomeo, Plinio e Mela, e misteriosamente scomparso dalle carte geografiche.

Ulteriore supporto a questa teoria è arrivato dal ritrovamento di una necropoli frentana a Porticone, a circa 2 km dalla costa. Gli scavi della necropoli, iniziati nel 1978 dalla Soprintendenza Archeologica per i Beni Architettonici e Storici del Molise, hanno portato alla luce oltre cento tombe risalenti alla seconda metà del VI secolo a.C. Le tombe, situate lungo il costone meridionale della Valle del torrente Sinarca, mostrano un’interruzione della frequentazione nel V secolo a.C., che riprende alla fine dello stesso secolo e aumenta leggermente tra la seconda metà del IV e il III secolo a.C., quando la zona cessa di essere utilizzata come necropoli. Alcuni ritrovamenti, come una strada pavimentata, scarti di lavorazione dell’argilla, frammenti di vasi, pesi da telaio e grumi di argilla, suggeriscono l’attività di una fornace per laterizi tra il II e il I secolo a.C.

Ulteriori testimonianze indicano l’esistenza di una strada lastricata che, partendo dalla spiaggia, si immerge nel mare. Il litorale nord di Termoli, ricco di argilla, ha recentemente visto riaffiorare sorgenti di acqua dolce vicino alla riva. Dal 2010, le ricerche continuano con il Progetto Atlantide, che ha portato al recupero di due ceppi in piombo di ancore romane. Questi ritrovamenti confermano l’importanza della zona costiera come snodo cruciale per i traffici commerciali marittimi in epoca romana e preromana.

Le ricerche continuano, e come veri esploratori dell’antico, attendiamo con impazienza ulteriori scoperte che possano svelare nuovi segreti di questo affascinante sito sommerso. Avventurieri e appassionati di archeologia, tenetevi pronti: l’Atlantide del Molise ha ancora molte storie da raccontare.

Redazione

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