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Broken Flowers

Il cinema di Jarmush non è per tutti. E’ fatto di silenzi, pochi dialoghi, battutine e trame minimaliste. C’è chi lo considera affascinante – io sono tra questi – e chi un noioso esercizio di stile.

 Non è da meno il suo nuovo lavoro “Broken Flowers” (fiori spezzati, appassiti). A mio modesto giudizio “Broken Flowers” è un vero e proprio gioiellino. Non ha bisogno di scene magniloquenti, di dialoghi serrati e di colpi di scena, ma conquista con il suo incedere lento e sonnacchioso, con la sua atmosfera malinconica e la splendida interpretazione di Bill Murray. Quest’ultimo, dopo “Lost in translation”, ci propone un altro ritratto di cinquantenne deluso e indolente, dallo sguardo pigro e annoiato.

Murray è l’ex informatico Don Jonston che, appena lasciato dalla sua compagna, riceve una misteriosa lettera anonima in cui una donna lo mette al corrente di essere padre di un figlio, che attualmente lo sta cercando. La notizia non sembra sconvolgere la placida e annoiata esistenza di Don, ma il suo amico Winston, un operaio nero dalla numerosa e allegra famiglia, lo convince ad andare a cercare in giro per l’America le sue ex per capire chi possa essere stata a inviargli la misteriosa missiva. Negli episodi di cui è composto il film – struttura che ricorre molto nei film di Jarmush – Don incontra donne con cui non ha più niente a che spartire, ognuna persa nei suoi problemi. L’unica che forse avrebbe voluto rivedere veramente, Micelle, è morta in un incidente stradale e a Don, nella prima e probabilmente unica scena in cui mostra qualche emozione, non resta che piangere appoggiato a un albero davanti alla sua lapide. Oltre alle sue ex, ci sono tante altre figure femminili, come la conturbante Lolita, la dolce fioraia e la segretaria sexy. Tra le bravissime attrici che impersonano queste donne bisogna segnalare Sharon Stone e Jessica Lange.

Da sottolineare anche la bellezza della musica, specialmente gli allegri brani di musica etiope. L’unico difetto che mi sento di attribuire al film è il finale che può lasciare un po’ interdetti ma nel complesso, se apprezzate il genere, si può tranquillamente affermare che Jim Jarmush ancora una volta non ha deluso.

 

by Michele “Inglesino” Lo Presti

 

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