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Brain rot: il tuo cervello è a dieta?

Se ti dicessero che “brain rot” è la parola dell’anno 2024, ti verrebbe in mente un qualcosa legato agli zombie o a un nuovo virus da incubo? Niente di tutto ciò. In realtà, si tratta di un fenomeno molto più quotidiano e, ahimè, molto più diffuso: il “cervello spento” che colpisce milioni di persone dopo ore e ore passate a scorrere senza sosta i social media.

Ma cosa significa davvero “brain rot”? Immagina di mangiare patatine fritte giorno dopo giorno. All’inizio sembra una grande idea, ma presto ti accorgi che il tuo corpo comincia a risentirne. Ecco, il “brain rot” è un po’ come questo: è il risultato di un’alimentazione mentale fatta di meme, video virali e contenuti superficiali, che, invece di stimolare il cervello, lo appesantiscono e lo svuotano. Con il passare del tempo, ci troviamo a perdere la capacità di concentrarci, di pensare in modo critico e, persino, di apprezzare le cose più profonde della vita.

Questa parola ha guadagnato grande popolarità negli ultimi mesi, proprio perché molti di noi si sentono così. I social media, con il loro flusso incessante di informazioni spesso inutili, ci fanno sentire sopraffatti e, a volte, completamente “svuotati”. In pratica, ci bombardano con contenuti facili e veloci, senza darci il tempo di digerirli davvero, ed è facile sentirsi più stanchi mentalmente che mai dopo una maratona su Instagram o TikTok.

Le cause di questo fenomeno sono varie. In primo luogo, c’è il sovraccarico informativo: troppe informazioni, troppe velocemente, senza un reale spazio per riflettere. Poi ci sono i contenuti di bassa qualità, come i meme o i video esilaranti, che, se da un lato ci fanno ridere, dall’altro non stimolano il nostro pensiero. E non dimentichiamoci degli algoritmi manipolatori: i social sono progettati per tenerci incollati allo schermo, suggerendoci contenuti che abbiamo già visto, alimentando il circolo vizioso dell’intrattenimento superficiale.

Ma c’è speranza. Come combattere il brain rot? La risposta potrebbe sembrare semplice, ma in realtà richiede un po’ di impegno. Prima di tutto, stacca la spina: concediti del tempo ogni giorno per attività che stimolino davvero la tua mente. Leggere un libro, risolvere un puzzle, o imparare qualcosa di nuovo sono ottimi rimedi. Inoltre, scegli i tuoi contenuti con cura. Segui profili che ti ispirano e che ti offrono qualcosa di più che una distrazione momentanea. Infine, limita il tempo sui social: imposta dei limiti giornalieri e cerca di trovare un giusto equilibrio tra la tua vita online e offline.

Il 2024 non si è limitato a parlare solo di “brain rot”, però. Altre parole sono emerse, riflettendo i cambiamenti culturali e tecnologici in corso. “Demure”, per esempio, descrive uno stile sobrio e riservato, sempre più popolare tra i giovani; “dynamic pricing” è la pratica di cambiare i prezzi dei prodotti in base alla domanda; “lore” si riferisce a un vasto insieme di leggende o conoscenze specifiche; e “romantasy” è il nuovo genere che fonde il romanticismo con il fantasy. Ma non è tutto: un’altra parola che ha preso piede è “slop”, che indica contenuti generati dall’IA, spesso di qualità inferiore.

In conclusione, “brain rot” ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia e a cercare un modo più sano di interagire con il mondo digitale. Ricorda, la tua mente è come un muscolo: ha bisogno di essere allenata per rimanere in forma. Non lasciare che i contenuti facili e veloci prendano il sopravvento!

E tu, hai mai provato quella sensazione di “cervello marcio”? Raccontaci nei commenti!

maio

maio

Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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