Nel mondo di Black Knight di Lee Yun-kyun, l’aria è un veleno che avvolge un’umanità ridotta a un esiguo 1% della sua popolazione originale. Siamo nel 2071, in un paesaggio che ha visto la natura soffocata dall’inquinamento, dove le città sono diventate labirinti irrespirabili e la vita quotidiana è una lotta per la sopravvivenza. Qui, emergono nuovi eroi: i Cavalieri delle consegne, coraggiosi individui che sfidano la morte per portare speranza e beni essenziali a chi è costretto a vivere recluso.
Sawol, la protagonista, è una giovane donna segnata dal passato, che sogna di unirsi a questi leggendari eroi per sfuggire al giogo dell’oppressione sociale. La sua alleanza con 5-8, un Cavaliere delle consegne iconico, segna un punto di svolta nella sua vita, ma anche nel racconto stesso. Le premesse di Black Knight sono affascinanti; un mondo distopico che promette una narrazione intensa e ricca di pathos. Tuttavia, il manhwa fatica a mantenere alta la tensione narrativa. La trama si diluisce in troppe sottotrame, che rallentano il ritmo e rendono l’evoluzione dei personaggi, in particolare di Sawol, poco organica e affrettata.
L’ambientazione apocalittica avrebbe dovuto essere un terreno fertile per esplorare temi di violenza, disperazione e speranza, ma il risultato è un mondo che appare piatto e poco coinvolgente. Le tematiche come la lotta contro l’ingiustizia e la disuguaglianza sono potenti, ma trattate con una superficialità che non permette al lettore di legarsi emotivamente ai personaggi. La narrazione sembra spesso una serie di eventi giustapposti, con idee promettenti che vengono abbandonate o risolte troppo in fretta. La conclusione del manhwa è forse il suo punto più debole. Troppo rapida e insoddisfacente, lascia molte domande aperte e una sensazione di incompiutezza. Il lettore resta con la voglia di esplorare di più le origini del sistema oppressivo e le possibili evoluzioni future della società.
Dal punto di vista visivo, Black Knight non riesce a valorizzare la sua ambientazione. I disegni, con linee rigide e poco espressive, non catturano l’essenza di un mondo in cui ogni respiro è una sfida. La mancanza di profondità emotiva nei volti dei personaggi contribuisce a spezzare l’immersione, lasciando il lettore distaccato da un universo che avrebbe dovuto essere oppressivamente claustrofobico. Tuttavia, Black Knight non è senza meriti. Il concetto dei Cavalieri delle consegne come simboli di resistenza contro un sistema corrotto è intrigante e ha il potenziale per offrire una riflessione profonda sul rapporto tra individuo e società. Sawol, con la sua frustrazione e rabbia, incarna le speranze e le paure di chi cerca di cambiare il proprio destino, e la sua relazione con 5-8 esplora il contrasto tra idealismo e cinismo, sebbene non con la profondità che ci si aspetterebbe.
L’adattamento televisivo su Netflix, ha cercato di colmare alcune di queste lacune, sviluppando meglio alcuni aspetti della trama e delle dinamiche sociali, offrendo una visione più completa e avvincente dell’universo di Black Knight. Nonostante anche la serie TV abbia le sue criticità, ha certamente dato maggiore visibilità e peso a un’opera che nel formato manhwa non riesce a esprimere tutto il suo potenziale.
Black Knight è quindi un’opera che, nonostante le idee intriganti, non riesce a soddisfare appieno. Per gli amanti del genere distopico e delle riflessioni sociali, resta comunque una lettura che offre spunti interessanti, ma con il rischio di un’esperienza che non lascia il segno come avrebbe potuto.
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