Scrittore, traduttore, giornalista, critico televisivo e attivista, Luciano Bianciardi è stato questo e infinitamente altro: un genio della letteratura italiana del dopoguerra, che non si è fatto scrupoli a difendere i propri ideali. Niccolò Testi, motivato dalla superficialità del ricordo generale di Bianciardi, sceneggia per Giulio Ferrara, fumettista attento nel cogliere la personalità, il lato quotidiano, quello dietro i ruoli che ha svolto, del grande scrittore: semplicemente l’uomo Luciano.
Artista eclettico, autore di un capolavoro della narrativa italiana come “La vita agra“, Luciano Bianciardi contribuisce significativamente al fermento cuturale nazionale negli anni del boom economico. Collabora con varie case editrici, riviste e quotidiani, caratterizzando sempre di più la sua opera narrativa con punte di ribellione contro la realtà culturale dell’epoca e un’attenta analisi del contesto sociale a lui contemporaneo. Lucido, amaro e irriverente, conteso tra Grosseto e Milano, da una parte la gabbia e dall’altra una giungla, Luciano Bianciardi è prima di ogni altra cosa un uomo alla continua ricerca del suo posto nel mondo e nella società italiana postbellica.