Benvenuto Cellini e la prigionia a Castel Sant’angelo

Benvenuto Cellini è stato uno scultore, orafo e scrittore italiano, considerato uno dei più importanti artisti del manierismo. Durante la sua vita scrisse anche poesie e una celebre autobiografia, in cui raccontò le sue avventure artistiche e personali. Tra le sue opere più famose ci sono la Saliera di Francesco I di Francia, il Perseo con la testa di Medusa e il busto di Cosimo I de’ Medici

L’ultimo anno di prigionia a Castel Sant’Angelo fu per Cellini veramente atroce. Chiuso in una piccola cella sotterranea, dalle pareti colava acqua che manteneva costantemente bagnati il pavimento e il giaciglio dove dormiva, senza finestra e gli fu negata anche una lampada. Per mesi e mesi visse nel buio totale, solo ad una certa ora del giorno un po’ di luce passava dalle fessure della porta. Si comprende la sua grande forza interiore:

“di tutte le cose che io avevo in questa prigione disdicevoli, tutte me l’ero fatte amiche e nulla più mi disturbava e nulla temevo…solo questo desiderio avevo, quello di vedere il sole e pregavo Dio che mi facesse rivedere il sole coi miei occhi mortali, se none altrimenti almeno in sogno.”

In seguito Benvenuto fece un sogno in cui vide il sole:

“…m’affrettavo di salire e tanto andai su per gli scaglioni che io scopersi tutta la sfera del sole. E perché la forza dei suoi razzi mi fece chiudere gli ochi, subito li apersi di nuovo e guardando fiso il sole dissi: Oh sole mio, che t’ho tanto desiderato, non voglio mai più vedere altra cosa, se bene i tua razzi mi acciecano. Ma tutti i razzi scomparvero e rimase il sole netto, che con grandissimo piacere io potevo guardare. E in un tratto nel sole si fece un Cristo in croce, di tanta bella grazia e benignissimo aspetto…”

Nei giorni successivi Cellini pregò i suoi carcerieri di portargli un po’ di cera e con alcune schegge di legno strappate con le unghie dalla porta si fece dei piccoli attrezzi per modellare la cera. Nell’ora in cui un po’ di luce entrava nella stanza fece il modello del Crocifisso che aveva visto in sogno.

Portò sempre con sè il modellino, fino a quando lo scolpì “in marmo comperato di mia denari”, a Firenze.

“Mi sono preso per piacere di fare una delle più faticose opere che mai sia fatte: e questo si è un Crocifisso di marmo bianchissimo in su una croce di marmo nerissimo, ed è grande quanto un uomo vivo.”

di Annarita Sanna

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