Ok, lo ammetto. Quando ho letto la notizia, ero in piedi, davanti al frigorifero, con in mano un gelato al caramello e la playlist di Danny Elfman in sottofondo. Ho letto “Beetlejuice 3 è ufficialmente in fase di sviluppo” e ho urlato. Letteralmente. Il mio gatto è saltato dal divano come se avesse visto un sandworm di Dune nel salotto. Ma ditemi voi, come si può restare indifferenti di fronte al ritorno di uno dei personaggi più irriverenti, disturbanti e bizzarramente affascinanti dell’intera cinematografia gotico-pop degli anni ‘80? Sì, avete capito bene: dopo il successo planetario di Beetlejuice Beetlejuice del 2024 (che ha incassato oltre 450 milioni di dollari a livello globale, mica spicci!), la Warner Bros ha ufficialmente confermato lo sviluppo di un terzo capitolo della saga. E se il secondo film ci ha insegnato qualcosa, è che il mondo dello Spiritello Porcello è più vivo (e più morto) che mai.
Il ritorno dello spirito burlone
A parlare sono stati proprio i capi della Warner, Mike De Luca e Pamela Abdy, durante un’intervista a Deadline. “Forse l’inchiostro non si è ancora asciugato sugli accordi”, ha dichiarato De Luca, “ma lo sarà a breve.” E tra le righe, la promessa non detta è chiara: Beetlejuice tornerà. Ancora una volta. Ancora più folle. Ancora più… Beetlejuice.
Certo, la regia di Tim Burton non è ancora stata ufficialmente confermata, ma sarebbe difficile immaginare un nuovo viaggio nell’aldilà caotico e visionario senza il tocco barocco e malinconico del suo creatore. E anche se in passato Burton si è mostrato piuttosto scettico verso i sequel (una forma di coerenza che gli va riconosciuta), durante la première londinese di Beetlejuice Beetlejuice si era mostrato più aperto, a patto che i tempi di produzione fossero più rapidi. Forse l’entusiasmo del pubblico gli ha fatto cambiare idea? Io lo spero con tutto il cuore nerd che ho.
Michael Keaton: eterno Beetlejuice?
Un altro punto saldo (per fortuna!) è Michael Keaton, che dovrebbe tornare ancora una volta nei panni – anzi, nel completo a righe – di Beetlejuice. Il suo ritorno nel 2024 è stato un trionfo di nostalgia, talento e caos controllato. Keaton è uno di quegli attori capaci di incarnare perfettamente l’anima di un personaggio, tanto da rendere impossibile immaginare qualcun altro al suo posto. E Beetlejuice è il suo capolavoro anarchico: viscido, sopra le righe, irresistibile.
Del resto, anche nel secondo film il cast storico era tornato quasi al completo: Winona Ryder nei panni di una Lydia Deetz adulta, Catherine O’Hara sempre deliziosamente stramba, e la giovane e talentuosa Jenna Ortega (che ormai è diventata la nuova musa di Burton) nel ruolo di Astrid, la figlia di Lydia. E se tutto va bene, anche loro potrebbero tornare in questo terzo capitolo. Incrociamo le dita con forza cosmica.
Un franchise che non muore mai (letteralmente)
Facciamo un attimo un passo indietro, per chi si è perso qualche passaggio nel multiverso burtoniano. Tutto è iniziato nel 1988 con Beetlejuice – Spiritello porcello, una dark comedy dallo spirito ribelle e dall’estetica inconfondibile. La storia? Due sposini muoiono in un incidente e diventano fantasmi nella loro ex casa. Per sbarazzarsi dei nuovi viventi inquilini, si rivolgono a Beetlejuice, un bio-esorcista molesto e fuori controllo. Un’idea tanto folle quanto geniale, che ha fatto innamorare intere generazioni di outsider.
Quel film incassò 84,5 milioni di dollari su un budget di 15 milioni e vinse l’Oscar per il miglior trucco nel 1989. Ma più che per il successo commerciale, è diventato un cult per la sua capacità di raccontare l’aldilà in chiave surreale, divertente e profondamente umana. Da lì è nata una serie animata, un musical di Broadway e poi, decenni dopo, Beetlejuice Beetlejuice, il sequel del 2024 che ha saputo riaccendere la scintilla. Anzi, ha dato fuoco a tutto.
Perché Beetlejuice funziona ancora oggi?
Viviamo in un’epoca in cui la nostalgia è un carburante potente. Ma non è solo questo. Beetlejuice riesce a parlare a chi si sente fuori posto, ai freak, ai goth, agli emarginati, agli appassionati di mondi strani e regole tutte da riscrivere. E in tempi come i nostri, dove la realtà spesso somiglia più a una distopia che a un sogno americano, rifugiarsi nel caos creativo e sgangherato del mondo di Burton è quasi terapeutico.
In fondo, Beetlejuice è il simbolo del disordine che trova un equilibrio nel disastro. È la voce grossa del nostro inconscio più dark, la risata nella notte, il fantasma che ci dice: “Va tutto storto? Beh, tanto vale ballarci sopra.”
E ora?
Aspettiamo. Con ansia. Con entusiasmo. Con un po’ di terrore, perché si sa: i sequel sono sempre un azzardo, soprattutto quando si tocca un cult. Ma il fatto che la macchina sia già in moto, che Keaton sia pronto a tornare, e che il pubblico abbia dimostrato di essere ancora affamato di Beetlejuice, ci dà una speranza concreta.
E poi diciamolo: in un mondo dove i franchise si moltiplicano come Gremlins dopo la mezzanotte, se proprio dobbiamo scegliere una saga da portare avanti, io voglio che sia questa. Perché non c’è nulla di più bello che vedere i morti divertirsi più dei vivi.
E voi? Siete pronti a dire di nuovo il suo nome tre volte? Avete amato Beetlejuice Beetlejuice tanto quanto me? Parliamone nei commenti e, se vi va, condividete l’articolo sui social: più siamo, più fantasmi si uniscono alla festa!
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