“Bartali. La scelta silenziosa di un campione” è una biografia a fumetti di Gino Bartali racconta i trionfi sportivi del campione di ciclismo e l’impresa più bella e meno conosciuta dell’uomo: la sua attività di messaggero clandestino che durante gli anni della Seconda guerra mondiale aiutò tanti ebrei a sfuggire alla persecuzione nazifascista. Il ritratto di un mito entrato nell’immaginario collettivo si accompagna a un’indagine profonda sull’umanità e sulla scelta di Bartali, che usò la sua popolarità e rischiò la sua stessa vita per aiutare i perseguitati. Una scelta a lungo rimasta segreta, che gli è valsa in anni recenti il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni” da parte dello Yad Vashem, l’Ente israeliano per la Memoria della Shoah.
Dall’infanzia fiorentina fino all’ultima grande vittoria nel Tour de France del 1948, mentre il nostro Paese era in subbuglio per l’attentato a Palmiro Togliatti. La storia di un uomo che si intreccia con quella degli anni più cupi e poi della rinascita dell’Italia. Figlio di un muratore e di una sarta, fin da bambino aveva un solo desiderio: correre in bicicletta, diventare un campione. Un’infanzia, quella di Gino Bartali (1914-2000), piena di sogni che sono diventati realtà: le prime gare, i primi successi, l’ascesa di un mito dello sport famoso per i tanti trionfi e per la leggendaria rivalità con Fausto Coppi. Tre vittorie al Giro d’Italia, due al Tour de France: l’ultima nel 1948, a dieci anni di distanza dalla precedente, un record mai più battuto nella storia del ciclismo.
Ma l’impresa più grande di Bartali non fu salutata da applausi e titoli di giornali. Perché non si trattò di una vittoria sportiva, ma di una silenziosa scelta di umanità: dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali, su richiesta del cardinale di Firenze Elia Dalla Costa, Bartali aderì alla rete clandestina Delasem. E con la sua attività di corriere in bicicletta riuscì più volte a consegnare messaggi e documenti falsi, aiutando tanti ebrei italiani o rifugiati a sottrarsi alla persecuzione nazifascista. Una scelta rischiosa, di cui mai volle in seguito parlare o vantarsi, che gli è valsa molti anni dopo il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni” da parte dello Stato di Israele.
Con le immagini suggestive e i colori accesi di Lorena Canottiere, una delle più importanti autrici del graphic novel italiano, e con i testi rigorosamente documentati dello scrittore Julian Voloj, questa biografia a fumetti ci racconta le imprese sportive di Bartali e approfondisce il ritratto dell’uomo: l’avventura di un’anima che negli anni più bui dell’Italia seppe dire no alla barbarie.
Julian Voloj è uno scrittore e narratore. Vive a New York e i suoi lavori sono stati pubblicati su The New York Times, Rolling Stone Magazine, The Washington Post e molti altri quotidiani e riviste. È cresciuto a Muenster, città conosciuta come la “capitale della bicicletta” in Germania. Come per Gino Bartali, per lui da piccolo possedere una bici significava la libertà di esplorare il mondo. Da nipote di sopravvissuti all’Olocausto, si interessa alle storie di eroi dimenticati: un motivo ricorrente nei suoi graphic novel biografici, tra i quali Joe Shuster (Bao, 2018) e Ghetto Brother (Add Editore, 2019). Quando non scrive, gli piace girare in bici per le strade di New York e giocare a calcio con i suoi due figli.
Lorena Canottiere è autrice di fumetti e illustratrice. Vive a Torino e pubblica in Italia, Francia, Spagna, Germania, Inghilterra e Cile. Ha collaborato con numerose riviste, tra le quali Internazionale, La Lettura de il Corriere della Sera, TuttoLibri, ANIMAls, Slowfood, il Corrierino, Focus Junior. I suoi ultimi libri a fumetti sono Verdad, con il quale ha vinto in Francia il Gran Prix Artemisia 2018, Salvo imprevisti e Bella ciao, albo illustrato sul testo dell’omonima canzone al quale è stato assegnato il Premio Speciale Andersen 2021. Per la collana “Fumetti nei Musei” ha realizzato l’albo Io più fanciullo non sono, edito da Coconino Press e Mibact in collaborazione con I Musei Reali di Torino.
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