“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, celebre frase di Spiderman, può essere rielaborata ogni qualvolta si produce la parodia cinematografica di uno o più film celebri in “con la realizzazione della parodia di un grande Blockbuster ci si assume una grande responsabilità”. Già maestro di regia ed umorismo in Frankenstein Junior, in Blazing Saddles ed in High Anxiety, con Spaceballs, o in italiano Balle Spaziali, Mel Brooks nel 1987 mira più in alto, prendendo in giro non un solo film, ma addirittura l’intero genere della fantascienza. E sicuramente raggiunge l’obiettivo, prendendo in giro personaggi e filosofie, non risparmiando la Forza che qui diviene lo Sforzo, con tutti i doppi sensi della parola, ed in qualche modo la “scienza” di molte pellicole del periodo, spesso astrusa ed inspiegabile.
Prodotto, interpretato e diretto da Mel Brooks è una commedia fantascientifica, parodia della saga di Guerre stellari ma anche di Star Trek, Alien e Il Pianeta delle Scimmie. Tutto ciò è visibile dalle numerose citazioni e gag come ad esempio la tavola calda spaziale in cui si assiste alla ri-nascita del “chestburster” di Alien dal petto del povero John Hurt, e il piccolo Darth Vader / Lord Casco, intepretato da Rick Moranis.
Sul pianeta Druidia, la principessa Vespa è promessa sposa, contro la sua volontà, al catalettico principe Valium; decide quindi di fuggire nello spazio, accompagnata dalla sua damigella-droide Dorothy. In un’altra zona della galassia, il popolo del pianeta Spaceball ha completamente consumato la propria atmosfera ed è alla disperata ricerca di aria in altri mondi. Così il presidente Scrocco e il comandante militare Lord Casco, detentore del lato posteriore dello Sforzo, elaborano con l’aiuto del colonnello Nunziatella un piano per rapire la principessa Vespa e chiedere come riscatto l’aria del pianeta Druidia. Il padre di Vespa, Re Rolando, assolda il contrabbandiere Stella Solitaria e il suo fedele aiutante Rutto, un canuomo (metà cane e metà uomo) per riportare a casa la principessa fuggiasca. Però i due, in viaggio tra le stelle in un singolare camper spaziale, essendo in debito con il boss mafioso Pizza Margherita utilizzeranno tutti i soldi promessi dal padre di Vespa. Riescono a raggiungere la principessa Vespa e Dorothy, appena prima che siano catturate con un raggio traente dall’astronave Spaceball One e si allontanano a velocità iperattiva. I quattro, però, sono costretti a un atterraggio di fortuna sulla luna di Vega perché è finita la benzina. Dove nel frattempo gli Spaceballs, si stavano dirigendo grazie alla visione della cassetta istantanea del film Balle Spaziali. Nel frattempo i quattro, sfiniti dal sole del deserto, vengono soccorsi da alcuni ometti che li portano al cospetto del “grande” Yogurt, detentore del lato anteriore dello Sforzo. Yogurt allena Stella Solitaria all’uso dello Sforzo, ma nella notte la principessa Vespa viene rapita con l’inganno da Lord Casco, che si allontana a bordo della sua astronave verso Druidia dove Re Rolando viene costretto a rivelare a Lord Casco la combinazione per aprire lo scudo spaziale che protegge l’atmosfera di Druidia pena un intervento di chirurgia plastica che avrebbe ridato alla principessa il suo naso originale. Per poter succhiare l’aria dal pianeta, la Spaceball One si trasforma in una gigantesca donna delle pulizie (simile anche alla Statua della Libertà) con tanto di aspirapolvere. Nel frattempo, Stella Solitaria e Rutto raggiungono con il loro camper la prigione sul pianeta Spaceball dove sono tenute prigioniere la principessa e Dorothy. Una volta fuggiti dal pianeta, raggiungono la Spaceball One e, grazie all’anello dello Sforzo che Yogurt ha donato a Stella Solitaria, riescono a invertire l’aspirapolvere e a rigettare l’aria sul pianeta Druidia. Stella Solitaria, dopo essersi introdotto nell’astronave, si mette in cerca del dispositivo di autodistruzione ma si trova a combattere contro Lord Casco il quale, prima del duello, gli rivela di essere «stato il primo compagno di stanza del cugino del nipote del fratello di suo padre». Segue uno scontro con gli anelli laser durante il quale Lord Casco riesce con l’inganno a sfilare l’anello dello Sforzo dal dito di Stella Solitaria e si prepara a infliggere il colpo mortale. La voce di Yogurt rivela a Stella Solitaria che l’anello è solo un pezzo di latta (trovato in un uovo di Pasqua) e che lo Sforzo è in lui. Così, attirato a sé uno specchio, Stella Solitaria riflette il colpo di Lord Casco che, tramortito, aziona il dispositivo di auto-distruzione. Stella Solitaria torna sul camper spaziale e, grazie alla velocità iperattiva, riesce a mettersi in salvo. Invece, Lord Casco, il presidente Scrocco e il colonnello Nunziatella vengono catapultati sul pianeta delle scimmie. Due scimmie a cavallo, infatti, vedendo i tre scendere dai resti dell’astronave, esclamano con tono disperato: «Spaceballs? Oh maledizione, è l’inizio della fine…». Dopo il sollievo circa la morte di Pizza Margherita, Stella Solitaria resta comunque triste perché non è un nobile e non può sposare la principessa Vespa, di cui si è innamorato, ma spezzando un biscotto della fortuna appare Yogurt che rivela a Stella Solitaria che lui è un principe. Il viaggiatore spaziale irrompe così durante la seconda cerimonia tra Vespa e Valium, chiedendo, corrisposto, la mano della principessa. I due partono per la luna di miele sul camper spaziale.
L’attore Bill Pullman ci racconta la sua avventura come Stella Solitaria e sul suo rapporto con il regista Mel Brooks, conosciuto al Los Angeles Theatre Center. L’interprete ha svelato che del periodo trascorso sul set ricorda in particolare gli occhiali da sole:
“All’epoca credevano che lo schermo blu facesse male agli occhi. Non ricordo se fosse Mel o se fossero gli assistenti alla regia che avevano sentito questa teoria, ma interrompevano le riprese e tutti indossavano gli occhiali da sole”.
Non tutti seguivano però l’indicazione perché era davvero difficile mantenere l’atmosfera leggera e a sfumature comiche mentre si tenevano indossati gli occhiali durante le pause. Pullman ha poi ricordato una delle prime sequenze girate insieme a John Candy, interprete di Barf, che aveva dei problemi con le orecchie meccaniche:
“E’ stata una giornata che l’ha messo alla prova. Voleva recitare in un certo modo, Mel voleva un altro approccio e poi ha dovuto affrontare i problemi meccanici con le orecchie e la coda. Il senso della comicità di John era così effimero e c’erano questi brevi momenti di timidezza così difficili da offrire mentre si cercava di controllare quegli elementi. Ma non ha mai urlato. Non si è mai arrabbiato. Si sedeva, diceva che doveva prendersi una pausa e tutti lo lasciavano stare. E poi si rialzava e diceva ‘Ok, riproviamoci'”.
Bill ha inoltre raccontato che Brooks aveva avuto qualche difficoltà nel delineare il personaggio che doveva interpretare portandolo in crisi perché non aveva mai lavorato con qualcuno con lo stile di Mel:
“Mi ricordo che a un certo punto durante le prove mi ha chiesto “Ti stanca tutto questo?”. Dovevo avere un aspetto esausto. Gli ho detto che stavo bene e ha replicato ‘Semplicemente non voglio che tu arrivi al tour per incontrare la stampa e pensi ‘Oh, ora so come dire la battuta!’. E semplicemente quella frase mi ha insegnato molto”. Rick Moranis, inoltre, non sempre andava d’accordo con il regista perché aveva uno stile più concettuale, tutto questo causava un po’ di tensione sul set: “Nessuno vuole dire ‘Non è divertente’ mentre stai lavorando”.
La star ha inoltre raccontato che Mel Brooks si concedeva delle pause, in cui faceva dei sonnellini di cinque minuti, sia per ricaricare le energie che trovare il modo di risolvere problemi. Pullman ha infine lodato il lavoro compiuto dal make up artist Bob Mills e dal costumista Donfeld. L’attore, dopo trenta anni, conserva ancora un ricordo positivo degli insegnamenti ricevuti da Brooks: “Mel diceva che il 10% di qualsiasi cosa è buono. Era un modo per dire che nell’arte e nell’essere creativi ci sono delle cose, suggerimenti, idee e qualsiasi elemento per arrivare a quel 10% che sono davvero buone. E’ il concetto di cercare l’eccezionale, e sapere che è raro e devi sempre essere consapevole di quanto duramente devi cercarlo”.
Il film riesce ad usare l’ovvio, il noto e l’iconico come strumento per celebrare e prendere in giro, pur molte scene essendo prevedibili, addirittura scontate, riescono a stupire ed ad essere esilaranti.
Appoggiando la pellicola sulla struttura narrativa e iconografica di Star Wars, in quegli anni vessillo e simbolo del genere, non risparmia altri film altrettanto celebri sia contemporanei sia pietre miliari della fantascienza. Ecco quindi la testa dell’astronave aspiratutto precipitata che fa il verso al pianeta delle scimmie, un teletrasporto instabile che capovolge i glutei del presidente Scrocco, parodiare Star Trek sottolineandolo con la frase “che diavolo su Star Trek funziona” e che viene azionato dal tecnico Snotty, storpiatura di Scotty, o battute isolate come “sembra il tempio maledetto” “beh benedetto non sembra davvero” a ricordare Indiana Jones.
Memorabile è la trasposizione del personaggio di Chewbecca in Rutto, il canuomo o come lui stesso si definisce “il migliore amico di me stesso”, interpretato da un meraviglioso John Candy. O l’acconciatura della principessa Vespa che si riveleranno in seguito essere delle cuffie acustiche. Ma se queste scene alla fine sono solo piccole citazioni, un’intera sequenza è dedicata a prendere in giro Alien di Ridley Scott, addirittura utilizzando lo stesso attore della sequenza originale: un magnifico John Hurt rievoca il momento in cui l’alieno gli esce dall’addome recitando “oh, no!!! Ancora!!!”, con la differenza che la creatura in questo caso non trova di meglio che ballare con paglietta e bastone sul bancone della tavola calda spaziale in cui si svolge la scena, sulle note di Hello My Baby, riproponendo la medesima scena del cartoon Michigan J. Frog.
Altrettanto iconica è la sequenza dello scontro tra Casco Nero e Stella Solitaria che ricalca la scena del combattimento tra Darth Vader e Luke Skywalker nella stazione di Bespin, la sequenza di battute “sono stato il primo compagno di stanza del cugino del nipote del fratello di tuo padre”, “che comporta per noi?”, “assolutamente niente”, rendono omaggio in modo magistrale al “io sono tuo padre”, frase che ha segnato una generazione.
Una curiosità riguarda il fatto che pur parlando esplicitamente del merchandising del film, famosa è la battuta “Spaceballs il lanciafiamme, i bambini lo adorano”, nella realtà non ne è mai stato prodotto alcuno. La motivazione risiede nel fatto che Lucas per concedere il nulla osta al rilascio del film, visti gli espliciti e massicci riferimenti alla saga di Star Wars, obbligò Mel Brooks a non produrre alcun tipo di prodotto legato alla pellicola. Ovviamente il regista non trovò di meglio che parodiare la cosa, prendendo in giro Lucas sul fatto che quest’ultimo abbia costruito il suo impero proprio sul merchandising della Saga. Infatti Yogurt, alla domanda di Stella Solitaria se si sarebbero rivisti ancora, risponde “forse in Spaceballs 2: The Search for more money”, chiaro riferimento all’incredibile macchina finanziaria dietro al colosso Lucasfilm. In effetti uno “Balle Spaziali 2 – La vendetta (Martian go home!)” usci nel nostro paese, ma non vi era nessun collegamento ab orgine con l’esilerante vil di Mel Brooks.
Il merchandising è costantemente preso in giro, basti pensare alla perri-air che beve il Presidente Scrocco, chiaro riferimento nel nome come nell’etichetta all’acqua Perrier, o alla scena in cui Lord Casco gioca con le minifigures di se stesso e degli altri personaggi del film.
Mel Brooks riesce a creare un piccolo capolavoro di genere demenziale comico, destreggiandosi abilmente nel genere fantascientifico e cogliendone i paradossi, le incongruenze e le contraddizioni. Riesce ad essere originale pur citando continuamente, giocando tra scene celebri ed altrettanto celebri modi dire, giusto per ricordare, gli Spaceballs che “passano al pettine” il deserto con un enorme pettine. In conclusione Balle Spaziali è un film molto ben realizzato, godibilissimo per qualsiasi spettatore, ma particolarmente divertente per le innumerevoli citazioni e riferimenti presenti.
Il leggendario Elmo di Lord Casco è composto da una parte in plastica con un casco da muratore interno e ha una visiera mobile con ventole e una bocca ricavata da uno scarico di una doccia di metallo.
Vi abbiamo detto che questo film è stato fondamentale per Satyrnet! Era il lontano 2005 e noi organizzavamo una delle prime gare cosplay “di nuova generazione” in quel di RomaCartoon al Palalottomatica di Roma: eccoci nei panni stellari di Rutto, Casco Nero e soci!
Stanislao Maria Di Amato
tratto da