A sette anni dalla tragica e misteriosa scomparsa di Tim Bergling, conosciuto in tutto il mondo come Avicii, la sua eredità musicale continua a vivere, un faro luminoso nel panorama della musica elettronica. Con il documentario Avicii – I’m Tim, il regista Henrik Burman ci regala uno spunto intimo e personale sulla vita di uno degli artisti più influenti degli ultimi decenni. Presentato in anteprima al Tribeca Film Festival di giugno, il film non è solo una celebrazione della sua musica travolgente, ma un viaggio profondo nella sua persona, rivelando le sfide, le lotte interiori e le contraddizioni che segnavano la sua esistenza.
La narrazione parte dalle origini, mostrando il giovane Tim Bergling, un ragazzo timido e introverso di Stoccolma, catapultato quasi inconsapevolmente nell’arena globale della musica elettronica. Il documentario è arricchito da filmati inediti, tra cui riprese private e amatoriali, che rivelano momenti mai visti prima. Le interviste con alcuni dei suoi collaboratori più vicini, come Chris Martin dei Coldplay, Nile Rodgers e David Guetta, aggiungono uno spessore emotivo e umano a un racconto che non si limita a mostrare il volto pubblico di Avicii, ma ne esplora le vulnerabilità e le fragilità.
Una delle scelte più affascinanti di Avicii – I’m Tim è l’uso della voce narrante di Tim stesso. Il regista Burman ha deciso di far parlare direttamente l’artista, permettendo al pubblico di ascoltare le sue parole, intrise di passione, speranza e malinconia. È come se Tim ci parlasse da un altro tempo, un giovane artista che, nonostante il successo, lottava con i demoni interiori. Le sue riflessioni sul processo creativo e sulla sua carriera sono accompagnate da immagini inedite dei suoi studi di registrazione e dei suoi tour mondiali, che lo hanno visto esibirsi davanti a platee immense, dove ogni suo pezzo diventava un inno generazionale. Da Wake Me Up a Levels, da Hey Brother a Fade Into Darkness, la sua musica è diventata parte integrante delle vite di milioni di persone, eppure, dietro il successo, si nascondeva una solitudine profonda.
Il film non si limita a celebrare i trionfi di Avicii, ma getta luce sulle difficoltà che ha dovuto affrontare. Il suo incontro con il manager Ash Pournori, l’incessante tour che lo vedeva suonare fino a sei concerti in una settimana, e le problematiche legate all’abuso di alcol e antidolorifici sono raccontate senza filtri, con grande sincerità. Quello che emerge è un artista che, pur sognando di essere libero, si è trovato intrappolato nelle gabbie dorate del successo. La pressione costante di dover soddisfare le aspettative del pubblico e del settore lo ha spinto verso il limite, e poco prima della sua morte, Tim aveva deciso di prendersi una pausa per ritrovare se stesso e trascorrere più tempo con la sua famiglia.
Un altro aspetto particolarmente toccante del documentario è il legame di Tim con la sua famiglia e le persone a lui più care. Le immagini private mostrano un lato più umano e vulnerabile di Avicii, un uomo che cercava la serenità e l’amore lontano dai riflettori. Questi momenti, mai visti prima, offrono uno spaccato del Tim che non conoscevamo: un uomo che, sebbene circondato da fama e successo, non aveva mai smesso di essere alla ricerca di un equilibrio interiore.
Il film non manca anche di riflettere sul sistema musicale odierno, dove spesso le statistiche e gli algoritmi prevalgono sull’arte. In un’epoca dominata dal “content-driven entertainment”, dove gli artisti sono ridotti a mere pedine in un meccanismo più grande, il documentario ci invita a riflettere sulle implicazioni di questo sistema e sul prezzo che molti artisti sono costretti a pagare per arrivare al successo. Con uno sguardo critico, Avicii – I’m Tim si pone come una denuncia delle difficoltà che il panorama musicale contemporaneo impone agli artisti.
Alla fine del film, emerge con forza non solo il lascito musicale di Avicii, ma anche la sua eredità umana, incarnata dalla Tim Bergling Foundation, creata per sostenere cause legate alla salute mentale dei giovani. La fondazione si impegna a promuovere un mondo dove i giovani possano sentirsi sicuri, esprimersi liberamente e raggiungere il loro pieno potenziale. Questo impegno, che sopravvive alla sua morte, è una delle eredità più importanti lasciate da Tim.
Oggi, a sette anni dalla sua morte, la musica di Avicii continua a vivere nel cuore dei suoi fan. Avicii – I’m Tim è il modo migliore per celebrare la sua memoria. Non si tratta solo di un documentario su un artista scomparso, ma di una testimonianza di vita, di passione, di dolore e di speranza. Un film che ci emoziona e ci fa riflettere sul prezzo del successo, sulla fragilità degli artisti e sull’importanza di rimanere fedeli a se stessi, proprio come Tim Bergling ha fatto, fino all’ultimo.
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