Se c’è un nome che non può mancare quando si parla di automi, è quello della famiglia Jaquet-Droz. Tra il 1768 e il 1774, Pierre Jaquet-Droz, suo figlio Henri-Louis e il collaboratore Jean-Frédéric Leschot crearono tre automi che, ancora oggi, lasciano a bocca aperta: il Musicista, il Disegnatore e lo Scrittore. Queste incredibili opere d’arte e ingegneria, tuttora funzionanti, si possono ammirare al Museo d’Arte e di Storia (MAHN) di Neuchâtel, in Svizzera. Ma la loro importanza va ben oltre il semplice spettacolo: rappresentano il culmine dell’arte automatica del XVIII secolo e, in un certo senso, sono i lontani antenati dei moderni computer.
La visione di Pierre Jaquet-Droz
Pierre Jaquet-Droz, nato nel 1721, è stato uno dei più brillanti orologiai e costruttori di automi del suo tempo. Grazie alla formazione in matematica e fisica presso l’Università di Basilea sotto la guida del celebre Daniel Bernoulli, riuscì a unire rigore scientifico e creatività artistica. Nel 1738 aprì la sua prima manifattura a Sur Le Pont, vicino a La-Chaux-de-Fonds, dove iniziò a creare orologi e meccanismi di straordinaria complessità e bellezza.
Il suo talento lo portò a viaggiare in tutta Europa e persino in Cina, mostrando le sue creazioni alle corti reali, inclusa quella di Spagna. Nel 1759 vendette tutte le sue opere al re Ferdinando VI, utilizzando i profitti per finanziare un progetto senza precedenti: la costruzione di un orologio animato con grandi complicazioni. Nel 1769 fu affiancato dal figlio Henry-Louis, un giovane dotato di conoscenze in matematica, fisica, scienza e arte. Insieme, padre e figlio raggiunsero un nuovo apice nel 1770, quando presentarono i Tre Automi davanti alla corte di Re Luigi XVI e della Regina Maria Antonietta.
I Tre Automi: il Musicista, il Disegnatore e lo Scrittore
Le creazioni dei Jaquet-Droz sono più di semplici curiosità meccaniche. Ognuno dei tre automi è un’opera d’arte a sé, ma è il loro insieme a incarnare la visione più ambiziosa del sogno di Pierre Jaquet-Droz: portare la vita meccanica a un livello mai visto prima.
Il Musicista è una giovane donna meccanica che suona un organo. Le sue dita si muovono con precisione sulla tastiera, le braccia si sollevano e si abbassano e il petto si gonfia e si sgonfia come se respirasse. La sensazione di realismo è tale che sembra essere davvero lei a suonare la musica.
Il Disegnatore è un automa capace di realizzare disegni complessi su un foglio di carta. Può ritrarre figure umane, animali e persino il logo della manifattura Jaquet Droz. La mano del Disegnatore si muove con una precisione sorprendente, grazie a un sistema di camme e leve che dirigono i movimenti del braccio e della matita.
Il Scrittore è forse il più celebre dei tre. Seduto a un banco di mogano, con una piuma d’oca in mano, è capace di scrivere testi veri e propri. La sua meccanica è così precisa che intinge la penna nel calamaio, attende che l’inchiostro coli e poi scrive con pressione uniforme. Può persino tornare a capo e aggiungere punti. La cosa più incredibile è che il testo è personalizzabile: cambiando le camme interne, è possibile far scrivere allo Scrittore qualsiasi frase.
Il mistero della “Grotta”
Oltre ai tre automi più celebri, esisteva un quarto progetto noto come “La Grotta”. Si trattava di un grande diorama con un palazzo scolpito nella roccia, giardini e statuette in movimento. Purtroppo, questa meraviglia è andata perduta nel tempo e oggi rimangono solo poche descrizioni frammentarie che alimentano la leggenda.
Un’eredità che dura nel tempo
Pierre Jaquet-Droz morì nel 1790, seguito dal figlio Henry-Louis nel 1791. Ma la loro eredità è sopravvissuta. Ancora oggi, il marchio Jaquet Droz è sinonimo di eccellenza nell’orologeria di alta gamma. Ma il loro impatto non si ferma agli orologi: i Tre Automi sono considerati i precursori dei moderni computer. Il principio alla base del loro funzionamento è quello di un sistema programmabile di camme e leve, una forma primordiale di “codice meccanico”.
Questa eredità è stata celebrata anche nel 2009 con la presentazione della “Macchina che scrive il tempo” a Baselworld. Realizzata con 1200 pezzi, 84 cuscinetti a sfera e 50 camme, questa macchina è in grado di “scrivere” l’ora in modo del tutto automatico. L’opera è un chiaro omaggio al genio di Jaquet-Droz, un uomo che ha saputo vedere il futuro nella precisione meccanica e nella bellezza estetica. Gli automi Jaquet-Droz non sono semplici curiosità storiche, ma vere e proprie testimonianze del genio umano. Ancora oggi, osservare il Musicista, il Disegnatore e lo Scrittore all’opera lascia il pubblico meravigliato e affascinato. Questi automi, insieme alla “Grotta” perduta e alle creazioni orologiere della manifattura Jaquet Droz, rappresentano la fusione perfetta tra arte e tecnologia. La loro influenza si estende al mondo della robotica, dell’intelligenza artificiale e dell’informatica. A distanza di secoli, ci ricordano che l’uomo ha sempre cercato di dare vita alla materia, di imitare la natura e di sfidare il tempo.